VERSO LA MATURITA'

Che cos’è il "capolavoro"? La novità della Maturità 2024 che agita gli studenti

L’esame di Stato 2024 sarà il primo in cui gli studenti dovranno “presentarsi” con un capolavoro: ovvero un prodotto di qualsiasi tipo che racconti le competenze maturate negli ultimi anni di scuola, non solo in ambito didattico

24 Mag 2024 - 12:11
 © Ansa

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“Cadi dal cielo come un capolavoro”, canta Il Volo. Ed è più è meno la stessa sensazione che stanno provando in queste settimane i prossimi maturandi. Perché, quando ormai manca pochissimo all’esame, molti di loro si sono accorti, tardivamente, che oltre alle materie dovranno preparare il cosiddetto “capolavoro”, elemento che fa parte dell’E-Portfolio. Cioè di quel contenitore digitale, nato con la riforma sull’orientamento prevista dal PNRR, in cui è presente il percorso scolastico degli studenti, e dove essi stessi devono inserire le informazioni che li possono valorizzare. Molte di queste vanno poi a confluire nel ben più noto “Curriculum dello studente”, che da qualche anno accompagna il diploma di Maturità.

Tra gli studenti però - e forse, anche nelle scuole - la confusione regna sovrana. Basta girare sui social per capire lo smarrimento che c’è tra i ragazzi, al punto da rendere virali i contenuti che trattano il tema. Eppure il “capolavoro”, così come le altre informazioni contenute in questi strumenti, è un qualcosa di fondamentale, visto che avrà un ruolo anche durante l’esame di Maturità, precisamente durante il colloquio.

La preside spiega cosa sono l'E-Portfolio e il "capolavoro"

Per questo, il portale Skuola.net ha voluto fare un po’ di chiarezza sull’argomento. Chiedendo anche la consulenza a uno dei dirigenti scolastici da sempre tra i più attenti ai destini degli studenti: Amanda Ferrario, preside dell’ITE “Enrico Tosi” di Busto Arsizio.

Partiamo dal principio: “l'E-Portfolio - afferma Ferrario - è il grande documento che raccoglie tutta la carriera dello studente e che viene aggiornato anno dopo anno dalle scuole. A partire dalle superiori sono poi anche gli stessi studenti a doverlo arricchire con tutte quelle informazioni che non sono note agli istituti: attività extra-curricolari, certificazioni e qualsiasi altra esperienza degna di nota in termini di sviluppo di competenze”. Una sorta di biglietto da visita con cui ci si presenta all’esame, la fotografia dello studente che si troveranno di fronte le commissioni, compilabile e consultabile tramite la piattaforma Unica.

Ogni maturando è diverso dall'altro

Il “capolavoro”, invece, è una cosa ancora più personale: è un prodotto di qualsiasi tipologia, che lo studente ritiene maggiormente rappresentativo dei progressi e delle competenze che ha sviluppato. Si tratta, prosegue Ferrario, “di qualsiasi attività, individuale o di gruppo, che possa parlare del candidato, che ne evidenzi le capacità, le competenze, anche oltre alla scuola. Deve raccontare qual è la differenza tra quello studente e tutti gli altri candidati che stanno affrontando la maturità. E non per forza deve risalire all’ultimo anno delle superiori ma può essere stato prodotto anche nel recente passato”. Ma la cosa più importante è che si tratta di un elemento obbligatorio: almeno uno, per anno scolastico, va inserito per forza. Sempre attraverso la piattaforma Unica.

Il motivo di tale obbligatorietà? È legato al fatto che il “capolavoro”, come il Curriculum dello studente, sarà parte integrante del colloquio della maturità. Anzi, auspicabilmente secondo Ferrario, si potrebbe partire da lì per selezionare i materiali di partenza del confronto tra maturando e docenti. Per la preside è quasi “necessario che ciò avvenga, per rendere finalmente il colloquio quella cosa che non è la semplice interrogazione sulle discipline, ma una vera valorizzazione del percorso dello studente”. Da cui discende un’altra circostanza: il “capolavoro” verrà valutato dai professori chiamati a esaminare i ragazzi, per valorizzarne il percorso personale.

Entro quanto farlo? Tendenzialmente un termine preciso non c'è, dovrebbe essere il 15 di maggio, giorno in cui i consigli di classe sottoscrivono il documento di sintesi del percorso formativo dei quinti. Ma in realtà, a detta della dirigente scolastica, essendo una novità di cui si sta parlando da poco “è possibile che si manterrà la piattaforma aperta un po' più a lungo, per permettere a tutti di inserire il capolavoro”

Cosa può essere un "capolavoro"

Alla luce di quanto appena detto, è evidente quanto sia importante selezionare per bene le cose da segnalare. Da cosa si può attingere? È molto soggettivo. Come sottolinea Ferrario, “può essere un elaborato, per chi è particolarmente capace di scrivere, ma può anche essere qualcosa che si fa al di fuori della scuola. Soprattutto, però, deve essere qualcosa che racconta di più dello studente, attraverso le sue capacità di mettersi in gioco”. Quindi può davvero essere anche un progetto “extra” rispetto al percorso di studi. “Qualcosa che dia al percorso un tocco significativo”. Per chi è uno studente atleta, ad esempio, che si trovi a fare un percorso di sacrificio notevole per quel tipo di attività, il capolavoro “potrebbe essere quello di allenarsi rinunciando alle uscite, avendo una dieta equilibrata e quindi promuovendo un sano e corretto stile di vita”.

Cosa non è, invece, un “capolavoro”? “Tutto quello che era una tesina - sostiene la preside - ossia un riassunto, una relazione, una semplice narrazione di un lavoro qualunque fatto in classe. Non è per esempio la sintesi di un progetto, anche se bellissimo, di educazione civica. Non è il racconto di un viaggio Erasmus che si limita a riportare l'esperienza che ho fatto. Deve essere qualcosa che aggiunge e che differenzia da tutti gli altri”. Inoltre a ogni “capolavoro” deve essere associata una o più competenze maturate, fra le otto censite in piattaforma in accordo con il quadro delle competenze europee.

E se qualcuno non ci avesse ancora capito molto, niente panico. Il MIM ha predisposto una guida su YouTube e una serie di risorse informative nella sua piattaforma. Ma da quanto riportano gli studenti, anche gli istituti potrebbero essere nella loro stessa condizione. A partire dai presidi: “Purtroppo è così - ammette Ferrario - Non basta leggere la norma e far girare una circolare, bisogna fare informazione e sensibilizzazione tra i propri docenti. Insomma, bisogna smetterla di pensare che tutto quello che stiamo facendo sia un mero adempimento burocratico, e invece valorizzare quello che di buono c'è in un'ottica di crescita continua”.

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