Aumentate nell'ultimo anno le denunce delle famiglie per abusi da parte delle scuole sui contributi volontari. E pesano sulle tasche delle famiglie per 200 milioni di euro, pari a un quinto della mini-Imu
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E' emergenza contributi scolastici: sono sempre di più le segnalazioni raccolte dal portale Skuola.net che ha svolto un'indagine sugli abusi degli istituti scolastici in materia di finanziamenti chiesti alle famiglie. Negli ultimi tre anni sono arrivate più di 700 segnalazioni di irregolarità, con un incremento importante negli ultimi dodici mesi. Le scuole, infatti, arrivano a pretendere il pagamento di un contributo che dovrebbe essere volontario, pena la mancata iscrizione o altro tipo di ripercussioni sul diritto allo studio degli studenti. In realtà, che il contributo non fosse dovuto era già stato chiarito in passato dal Ministero dell'Istruzione attraverso la circolare Stellacci, che ne ribadiva la sua natura volontaria. Ma quanto pesa sulle famiglie questo finanziamento agli istituti scolastici? Secondo i calcoli di Skuola.net, circa 200milioni di euro all'anno, pari a un quinto della mini-Imu.
SEMPRE PIU' DENUNCE - Le denunce di abusi in materia di contributi scolastici si sono moltiplicate. Il problema sono, forse, i molti tagli governativi subiti dalla scuola, ma per trovare le risorse che mancano, troppe volte i dirigenti scolastici pretendono come obbligatori i contributi scolastici, che sono invece del tutto volontari. Lo ha spiegato il Ministero dell' Istruzione con la circolare Stellacci del 7 marzo 2013: "Qualunque somma, ulteriore alle tasse erariali e a quanto strettamente necessario per il rimborso di spese sostenute dalla scuola per conto delle famiglie, può essere richiesta soltanto quale contribuzione volontaria."
QUANTO PESA IL CONTRIBUTO - Il momento di difficoltà economica vissuto dalle scuole sembra pesare ancora una volta sulle tasche delle famiglie, ed il conto è salato. "Si può evincere" dice Daniele Grassucci, responsabile comunicazione di Skuola.net "che alle superiori nella maggior parte dei casi si chieda non meno di 60 euro, con punte di 200 ai professionali e tecnici". Calcolando la cifra media per il numero, secondo i dati ministeriali 2013/2014, degli studenti delle medie e delle superiori, 2.580.007 e 1.671.375 alunni, si arriva a circa 200 milioni di euro. Un quinto della mini-Imu. "Certo, non tutti pagano, ma quei pochi che non lo fanno vengono sottoposti a minacce di vario tipo"- continua Grassucci.
CASI ESEMPLARI - Tra le segnalazioni raccolte da Skuola.net, spiccano alcuni casi di forti irregolarità che minano il diritto allo studio anche dei ragazzi più piccoli, soggetti a istruzione obbligatoria. Per esempio, al professionale "Marco Gavio Apicio" di Anzio, nel Patto di Corresponsabilità consegnato ai genitori, si scrive che chi non pagherà 150 euro l'anno al biennio o 200 al triennio verrà iscritto con riserva. 100 euro sono invece chiesti ai genitori dall'Ipsia di Battipaglia, mentre di 210 euro è la somma chiesta dall'alberghiero Scappi di Castel San Pietro Terme. All'Istituto tecnico industriale di Catanzaro, se non si pagano 120 euro di contributi non si viene iscritti, denuncia una madre.
A COSA SERVONO I CONTRIBUTI SCOLASTICI - Come chiarisce il Ministero, i contributi scolastici che gli istituti hanno la facoltà di chiedere alle famiglie sono indirizzati ad ampliare la loro offerta didattica con eventuali servizi e iniziative extra. Ma non è lecito chiederli come obbligatori per lespese inerenti le attività scolastiche quotidiane o l'assolvimento dell'obbligo scolastico. In queste categorie rientrano anche le fotocopie, il materiale didattico, o le attività di laboratorio previste dall'indirizzo di studi. Le famiglie invece sono tenute a pagare il rimborso per le spese tenute dalla scuola per loro conto: assicurazione individuale degli studenti per RC e infortuni, libretto delle assenze, gite scolastiche. Il contributo scolastico volontario, poi, non è da confondere con le tasse scolastiche erariali, che sono esigibili solo a partire dal 16° anno di età dello studente e che complessivamente non superano i 20 euro circa l'anno.