Gli studenti delle scuole secondarie tracciano un bilancio della Dad. Limiti ancora evidenti: bulimia digitale e carenza di infrastrutture, fino alla solitudine degli alunni ‘fragili’.
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Nel giro di una manciata di settimane, praticamente tutti gli studenti delle scuole secondarie d'Italia sono tornati in modalità Dad al 100%. Una sorta di nuovo 'lockdown'. Solo una minoranza – alle superiori – si alterna tra lezioni 'in presenza' e 'a distanza'. Pochissimi – alle medie – hanno la fortuna di andare ancora tutti i giorni in classe. Rispetto a un anno fa, però, molto è cambiato sul piano organizzativo.
Al netto delle proteste, stavolta gli istituti (e le famiglie), dopo mesi di allenamento, sembrano essere decisamente più preparati: è così per almeno 2 studenti su 3. A dirlo gli stessi ragazzi – 5mila alunni di scuole secondarie – interpellati dal portale Skuola.net nella settimana del ritorno di massa alla didattica online: il 26% dice che in dodici mesi le cose sono nettamente migliorate, un altro 39% che almeno qualche passo in avanti è stato fatto; alla fine solo per 1 su 3 la situazione è rimasta sostanzialmente invariata (ma non è detto che sia sempre un male, magari le cose andavano già).
La vera urgenza è la connettività
Ma, nonostante in apparenza molto sembri girare per il verso giusto, rimangono, seppur più limitati, alcuni dei problemi della prima ora. Complessivamente – confermando quanto riportato anche dalle analisi ufficiali – circa 1 studente su 10 è tagliato fuori dalla scuola proprio per colpa della Dad: sono quelli che, ad oggi, ancora non hanno un Pc o un tablet personale con cui seguire le lezioni; i più 'fortunati' devono dividerselo con gli altri componenti della famiglia. Ma pure nell'altro 90% dei casi, pur essendoci dispositivi per tutti, il rischio di restare indietro è in agguato. A finire sul banco degli imputati sono le connessioni Internet, che nel nostro Paese non sono all'altezza della situazione: appena 1 su 2, oggi, ha un collegamento veloce e senza limiti di traffico, il 29% deve fare i conti con una connessione instabile, il 15% con dati limitati, 1 su 10 con ostacoli su tutti i fronti.
Una piena digitalizzazione richiede risorse e tempo
“Parlando in termini strettamente tecnici, i requisiti base per garantire un- accesso soddisfacente alle piattaforme per la Dad sono la disponibilità di un pc o di tablet, peraltro non di primo prezzo, e di una connessione stabile in banda larga - sottolinea Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net - Per acquistare un pc o un tablet, sia che si parli di Stato o di singola famiglia, basta allocare del budget e il problema si risolve più o meno rapidamente. E i dati lo testimoniamo. Per portare in tutte le case la banda larga in maniera stabile servono invece investimenti ingenti e mesi, se non anni, per terminare il processo. Questo fa sì che oggi la connettività sia l’anello debole della catena e, insieme ad altri fattori, rischia di escludere dalla regolare frequenza scolastica metà degli studenti”.
Gli studenti 'fragili' stanno pagando un prezzo altissimo
Su questo punto, comunque, il sistema scolastico avrebbe potuto fare di più, se è vero quanto riportano alcuni studenti, ovvero che solamente 1 su 3 – pur avendone fatto richiesta – ha ricevuto un aiuto concreto per risolvere i problemi di hardware o di connessione. Così come ci si poteva aspettare una risposta più convincente a un altro tema caldo: gli alunni con disabilità o con bisogni educativi speciali (i cosiddetti BES). Sebbene, infatti, loro potrebbero andare fisicamente a scuola tutti i giorni, tanti istituti non sono riusciti a organizzarsi a dovere: circa 1 su 3 è costretto a fare scuola 'a distanza', con tutte le difficoltà del caso. Mentre chi riesce a frequentare 'in presenza' è praticamente isolato: le norme consentirebbero di ricreare il 'gruppo classe', facendo andare in aula alcuni compagni dello studente 'fragile'; nei fatti meno di 1 su 10 vede altri coetanei attorno a sé. Ancor più deficitaria la questione laboratori: in teoria, specie per gli iscritti in indirizzi tecnici e professionali, è ammessa la presenza a scuola per tali attività; in pratica, per oltre la metà di loro dallo scoppio della pandemia sono state del tutto interrotte.
I docenti fanno quello che possono
Probabilmente si tratta di disguidi di carattere strutturale. Perché il lavoro fatto dalle singole persone appare, invece, quasi inappuntabile. Soprattutto i docenti, nella stragrande maggioranza dei casi, hanno messo ordine al caos generato dal primo 'lockdown'. Dopo un naturale periodo di ambientamento con una modalità di insegnamento sconosciuta ai più, durante il quale ognuno ha scelto modalità differenti, ora si fa squadra: oltre 9 alunni su 10 svolgono lezione usando piattaforme evolute (e non il basico registro elettronico), che al massimo sono due differenti e quasi sempre le più diffuse e conosciute. Con l'intera giornata scolastica che si conclude entro la mattina: il 70% con lo stesso calendario della scuola in presenza, gli altri con alcuni cambiamenti (quando, all'inizio dell'emergenza, spesso si sforava al pomeriggio). Da migliorare, semmai, la gestione del tempo extra: aggiungendo alla Dad i compiti pomeridiani, più di 2 su 3 finiscono per passare davanti a uno schermo, per motivi didattici, dalle 6 alle 10 ore al giorno (se non di più).
Serve un cambio di mentalità
Volendo fare un bilancio generale, dunque, la scuola 'a distanza' non è ancora pronta per diventare una modalità in grado di sostituire quella tradizionale. Oltre ad aggiustare quel che non va, infatti, ci sarebbe da fare un cambio culturale, a partire dai ragazzi. Troppi gli studenti che considerano la Dad quasi un passatempo. Circa 1 studente su 3, ad esempio, continua imperterrito a seguire le lezioni restando comodamente in pigiama (una proporzione che alle superiori risulta ulteriormente accentuata). E ben 6 su 10 – con dei picchi, di nuovo, alle superiori - confessano di aver spento almeno una volta di proposito videocamera e microfono del computer per fare i propri comodi mentre il prof spiegava; per un non trascurabile 6% è addirittura una costante. La nota più positiva dell'intero quadro rimane il luogo dove svolgono queste lezioni: il 70% ha uno spazio tutto suo in una stanza isolata da rumori e intrusioni, un altro 18% se l'è ritagliato in un ambiente comune della casa ma quasi sempre adeguato alla Dad. Ribadendo come per 1 su 10 la scuola online sia davvero un problema senza soluzione immediata.