Tanti professori hanno deciso di alleggerire il carico di esercizi estivi assegnando dei compiti più coinvolgenti e a misura di studente. Molti hanno scelto la via dell’introspezione
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Usare lo smartphone per raccontare con foto e video le proprie vacanze, impegnarsi in atti di gentilezza, disintossicarsi dal digitale, vedere film, scovare la storia dietro al proprio piatto preferito: questi sono solo alcuni dei compiti “creativi” assegnati dai docenti italiani ai propri studenti per cercare di rendere meno pesante il tradizionale fardello degli esercizi estivi.
Secondo i dati raccolti da Skuola.net questa usanza sta infatti diventando sempre più invisa non solo agli studenti - 8 su 10 riportano un carico eccessivo di lavoro - ma anche ai genitori - 4 su 10 sono contrari - che proprio in questi giorni stanno alimentando una polemica sui social. Acuita da una ulteriore brutta abitudine: 6 studenti su 10 denunciano che la lista dei compiti si è “allungata” anche a scuole chiuse, per colpa dell’onnipresente registro elettronico.
Tuttavia, ci sono docenti che risparmiano i propri studenti dai compiti per le vacanze - è accaduto a circa al 20% degli alunni delle secondarie - oppure cercano di ingaggiarli attraverso assegnazioni “creative”.
I compiti creativi delle vacanze: tra diari, ricette e giochi da tavola
Ce n’è davvero per tutti i gusti. Dal prof di latino che chiede di “scrivere una storiella di proprio gradimento nella lingua classica” a quello di arte che ha assegnato la realizzazione di “un video simile a un TikTok” per presentare un’opera vista durante le vacanze. Sono molti pure gli insegnanti che hanno proposto di “raccontare” le proprie ferie attraverso una galleria fotografica oppure attraverso un diario scritto dove annotare i luoghi visitati e approfondirne storia, tradizioni, ecc.
Molto interessante è l’iniziativa di un docente di scienze che ha assegnato per le vacanze la messa a punto di un gioco da tavolo (con tanto di premio in palio): “Il prof - ha riportato uno dei suoi alunni - ci ha dato un cubo e delle pedine da ritagliare e costruire, da utilizzare poi per inventare un gioco da tavolo. Le pedine e il cubo servono per la base del gioco: all’inizio del nuovo anno scolastico il più bello vincerà qualcosa”.
I professori, allo stesso tempo, sembrano voler anche spingere le ragazze e i ragazzi a parlare più di sé. Così, oltre all’immancabile diario intimo su cui trascrivere le proprie riflessioni, figurano trovate singolari. “La prof di italiano - ha raccontato una ragazza - ci ha assegnato il compito di scrivere una storia attorno alla ricetta del nostro piatto preferito”.
Un’altra insegnante, invece, ha suggerito di “ascoltare una conversazione tra altre persone e poi di scriverci su un testo”. Un’altra ancora ha chiesto di “scrivere tutto il testo della nostra canzone preferita”. Non mancano poi i docenti che invece di assegnare libri da leggere consigliano invece lunghe (e speriamo piacevoli) liste di film da vedere almeno una volta nella vita.
Ma di questi tempi non può mancare - se si vuole davvero promuovere la scoperta di se stessi - un sano “digital detox”, come quello quasi imposto da un docente che ha invitato i suoi alunni a “stare una settimana senza telefono, per poi raccontare in classe le sensazioni provate e le cose fatte per riempire il vuoto”.
Degna di nota è poi la prof di inglese che ha unito l’educazione civica all’insegnamento della lingua chiedendo ai suoi studenti di “creare un barattolo in cui inserire all'interno scritti su dei biglietti tutti i nostri atti di gentilezza (acts of kindness) che avremmo fatto durante l'estate”.
Il prof che viaggia in direzione contraria
A cavallo tra tradizione e innovazione, c’è poi chi naviga controcorrente scegliendo di non assegnare proprio alcun lavoro per le vacanze. Perché, secondo questa visione, nulla è più formativo della vita reale e le esperienze estive sono spesso quella ‘linfa’ di cui gli studenti hanno bisogno per ricaricare le pile in vista del nuovo anno scolastico. È di questa opinione, ad esempio, Sandro Marenco - celebre prof influencer che conta mezzo milione di follower sui social - che ha voluto condividere con Skuola.net la sua visione: “Io i compiti non li assegno - sottolinea Marenco - perché ‘vacanza’ arriva dal latino ‘vacans’ che significa essere liberi. Nel mio cuore spero che il bel tempo e le occasioni di feste, sagre, aperitivi facciano venire voglia ai miei studenti di uscire dalle loro camerette e di tenere vivo il cervello vivendo esperienze reali e non virtuali. Preferisco immaginarmi i miei ragazzi a divertirsi tra di loro, a chiacchierare in riva al mare la sera piuttosto che saperli sul mio libro a studiare le ‘if clauses’”.
Ma Marenco, consapevole che qualcosa vada comunque fatta per non perdere l’allenamento allo studio, ha anche dei suggerimenti pratici per non subire il trauma da rientro a scuola. Da mettere in pratica, ovviamente, solo una volta tornati in classe: “A livello didattico - spiega il prof influencer - io dedico sempre le prime due settimane di lezione a un ripasso veloce e generale di quanto fatto l’anno precedente. In questo modo sono sicuro che lo facciano tutti e che siano freschi per affrontare gli argomenti nuovi. Negli anni ho visto che funziona”.
L’altro lato della medaglia
Non manca, però, l’altro lato della medaglia. Quello che mostra come ci siano dei docenti che continuano a chiedere tanto, forse troppo, ai loro studenti. Con veri e propri compiti “da incubo”. Giusto per citare alcuni esempi, è indicativa la situazione riportata da un ragazzo che si è lamentato per l’assegnazione di esercizi tratti da argomenti trattati solo in modo superficiale, o addirittura mai affrontati, in classe.
Lo stesso alunno ha poi aggiunto poi che “questi compiti saranno valutati all'inizio dell'anno prossimo e, stando alle valutazioni avute quest'anno, non si prospetta niente di positivo per tutta la classe. E parliamo di circa 8 valutazioni e solo sui compiti di italiano e storia”. Ma non è finita: lui e la sua classe avranno anche da “leggere ben 6 libri, scelti dal docente, per un totale di circa 2mila pagine a testa”.
Questo studente e i suoi compagni, però, perlomeno sanno “di che morte morire”. Perché c’è pure qualcun altro che, invece, sta ancora aspettando cenni di vita da parte del proprio insegnante. Come lo studente che ha segnalato come stia “ancora in attesa dei compiti delle vacanze di tedesco. Ad oggi, dopo quasi due mesi di pausa, risultano non pervenuti”.