Polemiche a raffica dopo la pubblicazione della nota con cui il ministero dell'Istruzione fornisce le prime indicazioni alle scuole su come portare avanti l'anno da casa.
smart working scuola © Ansa
Il ministero dell'Istruzione prova a fare di necessità virtù, i sindacati alzano un muro, ma la scuola per una volta non si mostra compatta nella protesta. Dopo alcune settimane di spaesamento, dovuto al cambio repentino di abitudini per l'emergenza coronavirus, si è ormai capito che lo 'smart learning' sarà la formula d'insegnamento con cui dovranno fare i conti studenti e docenti ancora per molto tempo. Così, negli scorsi giorni, il MI ha rotto gli indugi emanando una nota esplicativa (la n.388/2020) contenente le “Prime indicazioni operative per le attività didattiche a distanza”. Un documento che dovrebbe servire a fugare parte dei dubbi emersi nell'ultimo mese, legati soprattutto alle modalità di svolgimento delle lezioni e alle valutazioni. Ma non tutti sono d'accordo, come racconta il sito Skuola.net.
Cosa s'intende per didattica 'a distanza'
Un testo che dà una interpretazione estensiva del concetto di 'didattica a distanza', facendovi rientrare tutte le seguenti fattispecie: “Il collegamento, diretto o indiretto, immediato o differito, attraverso videoconferenze, videolezioni, chat di gruppo; la trasmissione ragionata di materiali didattici, attraverso il caricamento degli stessi su piattaforme digitali e l’impiego dei registri di classe in tutte le loro funzioni di comunicazione e di supporto alla didattica, con successiva rielaborazione e discussione operata direttamente o indirettamente con il docente, l’interazione su sistemi e app interattive educative propriamente digitali”.
Quello che le scuole non possono fare
Parallelamente, il Ministero, ha anche indicato tutto ciò che non può essere considerato didattica 'a distanza', ovvero: “Il solo invio di materiali o la mera assegnazione di compiti, che non siano preceduti da una spiegazione relativa ai contenuti in argomento o che non prevedano un intervento successivo di chiarimento o restituzione da parte del docente”. Sistemi che, si legge nella nota, “dovranno essere abbandonati, perché privi di elementi che possano sollecitare l’apprendimento”. Cosa che, purtroppo, ancora avviene in parecchie situazioni.
Voti e valutazioni
Un capitolo molto atteso era quello su modalità e criteri di assegnazione dei voti da parte dei professori. Anche su questo c'è apertura: il MI chiarisce che “le forme, le metodologie e gli strumenti per procedere alla valutazione in itinere degli apprendimenti, propedeutica alla valutazione finale, rientrano nella competenza di ciascun insegnante e hanno a riferimento i criteri approvati dal Collegio dei Docenti”. Sottolineando “il dovere alla valutazione da parte del docente, come competenza propria del profilo professionale, e il diritto alla valutazione dello studente, come elemento indispensabile di verifica dell’attività svolta, di restituzione, di chiarimento, di individuazione delle eventuali lacune, all’interno dei criteri stabiliti da ogni autonomia scolastica, ma assicurando la necessaria flessibilità”.
La protesta dei sindacati
Un atto dovuto – contenente anche indicazioni dedicate agli alunni con disabilità, BES e DSA e alla progettazione delle attività – che però non è andato giù ai sindacati della scuola. Le sigle FLCGIL, CISL, UIL, SNALS e GILDA, con un comunicato congiunto, hanno chiesto l'immediato ritiro della nota ministeriale. Il motivo? Soprattutto il fatto che le questioni toccate dal documento, prima di diventare operative, dovrebbero essere oggetto di confronto sindacale; mentre il Ministero si è mosso autonomamente. Ma il comunicato entra anche nel vivo delle 'Indicazioni' obiettando che “in questo momento straordinario in cui il Governo ha decretato la sospensione delle attività didattiche, l’attivazione della didattica a distanza non può limitarsi a replicare contenuti e modalità tipiche di una situazione di normalità”. Così come per “controlli, valutazioni ed esami, andrebbe considerato con la dovuta attenzione che si tratta di attività comportanti per loro natura un carico di stress che nella presente situazione occorrerebbe quanto più possibile attenuare per tutti (alunni, famiglie, docenti, dirigenti)”.
Il problema del digital divide
C'è, poi, la questione legata alle strumentazione. Secondo i sindacati, non tutte le famiglie hanno a disposizione la tecnologia necessaria per svolgere serenamente le lezioni da casa. “Le modalità individuate dalla nota come riproduzione in remoto delle attività ordinaria – si legge nel comunicato - oltre ad apparire illegittime e inapplicabili, richiedono inoltre, implicitamente ed esplicitamente, che sia i docenti sia gli alunni possano accedere, in modo generalizzato, a connessioni internet con strumenti software e hardware adeguati, cosa che non può certamente darsi per scontata”. E per tutti questi motivi, le sigle che l'hanno sottoscritto chiedo un incontro (naturalmente online) con il Ministero.
I presidi si schierano con il Ministero
Sin qui si tratta di una dialettica tipica delle relazioni tra istituzioni e sindacati, specie per il mondo dell'istruzione. Solo che, stavolta, il fronte non è compatto. Chi sta in prima linea non ci sta. Lo fa tramite un contro-comunicato, firmato da una rappresentanza di quei presidi che tra i primi si sono rimboccati le maniche per allestire in tempo record modalità efficaci di 'smart leanrning'. I dirigenti scolastici difendono l'iniziativa del MI, in quanto “fornisce linee guida di buon senso oltre che di impatto organizzativo e didattico, che aiuteranno le scuole a non lasciar indietro nessuno. E’ un documento di carattere pedagogico che dimostra un’attenzione specifica alla qualità del servizio di istruzione in condizioni di emergenza”.
Pensare prima agli studenti
Ma i presidi passano anche al contrattacco, richiamando i sindacati al senso di responsabilità. “La scuola è per gli STUDENTI – si legge - È ora di smetterla di trincerarsi dietro il contratto, generando l’idea che si stia facendo volontariato nel portare avanti la didattica a distanza. Stiamo solo facendo il nostro lavoro. Quello per cui a fine mese tutti veniamo pagati, mentre c’è un’Italia che non sa come tirare a campare, ditte che chiudono, persone che per stare in smart working devono prendere ferie [...] In questi giorni assistiamo al rientro in servizio di anziani medici in pensione e all’assunzione immediata di giovani appena laureati, che si mettono al servizio del Paese. […] Noi che abbiamo il privilegio di poter garantire il diritto allo studio ai nostri ragazzi, dobbiamo servire lo Stato per il quale lavoriamo e piantarla di coltivare il nostro orticello, guardando in faccia la realtà. […] Non ci sono dirigenti contro docenti. C’è la scuola. Tutta”.