Quanti diplomati andranno all'università e dove si iscriveranno? Il portale Skuola.net ha elaborato un possibile quadro della situazione sulla base degli ultimi dati disponibili. Con le aree disciplinari che potrebbero andare per la maggiore
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Il fascino del pezzo di carta non tramonta: dopo la Maturità, infatti, ben un diplomato su due sembra destinato a iscriversi all’università. Economia, Ingegneria, facoltà Scientifiche e Medico-Sanitarie, passando per l’ambito Politico-Sociale, la Comunicazione e le immarcescibili Scienze Giuridiche. Questi gli approdi più probabili, almeno stando agli ultimi dati messi a disposizione dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, la scorsa estate, che hanno tracciato le “migrazioni” accademiche dei diplomati del 2022 verso l’anno accademico successivo.
Sebbene da un anno all’altro possano esserci dei cambiamenti, di solito sono abbastanza limitati e quindi possiamo considerare l’ultima fotografia disponibile come una buona rappresentazione di quello che sarà. A livello medio, come sottolinea l’analisi del report effettuata dal portale Skuola.net, il 51% dei diplomati si è immatricolato dopo la Maturità.
Il passaggio dal liceo all'università appare quasi obbligatorio
Non stupisce, inoltre, che per il liceali (73,6%) sia una scelta quasi obbligata. Ma anche tra coloro che potrebbero avere più facilmente un lavoro chiavi in mano non manca la voglia di provarci: a iscriversi è stato il 34,5% dei diplomati “tecnici” e il 13,7% dei “professionali”. Anche se, mentre tra i “tecnici” questo trend è abbastanza omogeneo tra quelli del settore economico (36,2%) e quelli dell’area tecnologica (33,2%), all’interno dei “professionali” si scava un gradino tra le matricole del settore industria e artigianato (7,4%), che sono stati meno della metà di quelli dell’area servizi (15,4%).
Pure tra i liceali, però, non si può fare di tutta l’erba un fascio: per chi proviene dal Classico (87,3% di iscrizioni) o dallo Scientifico (87%) immatricolarsi è quasi un dovere morale, mentre chi ha scelto l’indirizzo Linguistico (69,4%) o Scienze Umane (67%) ha qualche opzione in più. Decisamente alternativa, invece, la carriera di chi ha optato per il liceo Musicale o quello Artistico: qui gli immatricolati a una facoltà universitaria sono poco più di un terzo del totale.
I corsi di laurea che oggi attirano di più i neodiplomati
Ma quali sono i corsi di laurea che attraggono di più? In testa, almeno stando alla rilevazione dello scorso anno, troviamo quelli del settore Economia (15,3%). A seguire, il comparto Ingegneria industriale e dell’informazione (13,8%). Terzo posto per l’area delle Scienze (12,5%). Buono anche l’appeal del mondo Medico-Sanitario e Farmaceutico (10,1%). Quelle meno attraenti, invece, sembrano essere le facoltà del settore Agrario-Forestale e Veterinario (1,9%). Ma anche quelle dell’area Informatica e Tecnologie ICT (2,8%), delle Scienze Motorie e Sportive (3,2%), di Arte e Design (3,5%), di Architettura e Ingegneria civile (3,5%), di Psicologia (3,8%).
Anche in questo caso, però, gli equilibri si modificano a seconda dell’indirizzo di origine. I liceali, per dire, si orientano maggiormente verso i settori Scientifico (nel 2022/23 il 13,7%), Ingegneria industriale e dell’informazione (13,2%), Economia (12,9%), Medico-Sanitario e Farmaceutico (10,1%). I neodiplomati degli istituti tecnici, invece, preferiscono di gran lunga l’area Economica (23,2%) e, in subordine ma comunque più dei liceali, l’Ingegneria industriale e dell’informazione (17,6%); terza scelta per le lauree Scientifiche (9,7%). Anche gli studenti che escono dagli istituti professionali, infine, generalmente optano di più per un corso di Economia (16,4%) o di Ingegneria industriale e dell'informazione (14,7%), così come al terzo posto portano le Scienze (10,9%).
“Nonostante la nostra cronica fatica ad aumentare il numero dei giovani laureati - siamo tra gli ultimi paesi dell’Unione Europea con una percentuale poco sotto il 30% - non possiamo dire che i nostri giovani non ci provino. Infatti, circa la metà dei diplomati anche quest’anno dovrebbe immatricolarsi all’università. Questa almeno è la previsione, sulla base di quanto accaduto negli ultimi anni, nei quali abbiamo assistito nel complesso a una crescita della popolazione universitaria. Perché, se 10 anni fa gli iscritti a un corso di laurea erano poco più di un milione e mezzo, oggi arrivano quasi a lambire la soglia dei due milioni. Il vero problema sta, semmai, nel fatto che non tutti riescono a portare a termine la missione oppure che lo fanno ma conseguendo dei titoli che poi si notano poco sul mercato del lavoro”, così Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net.