Diritti e ambiente sono stati forse l’ago della bilancia per l’elettorato più giovane, che rispetto al resto degli italiani ha optato maggiormente per le liste “alternative” togliendo voti ai big della politica
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Erano quelli su cui puntavano molti partiti per far crescere i numeri dell’affluenza e per consolidare il proprio risultato elettorale. A conti fatti, non solo hanno disertato le urne al pari degli altri ma hanno anche dato un segnale ai grandi schieramenti, preferendo spesso e volentieri orientarsi su formazioni “alternative” ma forse più in linea con le loro istanze.
E’ questa la lezione che si può ricavare, all’indomani delle “politiche” del 25 settembre, dal voto dei più giovani. Ad analizzarli, due interessanti studi effettuati dall'istituto di ricerca Swg e da YouTrend.
La partecipazione è tale e quale a quella degli adulti
Infatti, come evidenzia Skuola.net - che all’interno delle ricerche ha isolato il comportamento elettorale delle ragazze e dei ragazzi - nella fascia d’età 18-34 anni il dato sull’astensionismo è praticamente in linea con quello complessivo. Anzi, secondo Swg, è stato leggermente superiore, arrivando al 37% (+1% rispetto al dato generale). Questo nonostante, per una buona fetta di loro (grosso modo quelli tra i 18 e i 22 anni), si trattava del primo appuntamento con le urne per una tornata nazionale.
Gli under 35 non aiutano i grandi partiti
Ma il fatto che la campagna elettorale non sia riuscita a convincere gran parte del segmento più “anziano” della Generazione Z e di quello più “giovane” dei Millennials lo dimostra anche la distribuzione del voto di quanti, al contrario, hanno voluto dire la loro. Sempre secondo Swg, quasi nessuno tra i partiti che hanno avuto la maggiore esposizione mediatica durante le scorse settimane può dirsi soddisfatto. Un esempio su tutti: tra i 18-34enni, Fratelli d’Italia, pur confermandosi al primo posto, arretra di ben 4 punti percentuale scendendo dal 26% (dato complessivo) a un più modesto 22% (e nella fascia 18-25, secondo YouTrend, crolla al 15%).
Stessa sorte, seppur con cadute più lievi, per le altre due componenti della coalizione di centrodestra che entreranno in Parlamento, anch’esse bocciate dagli under 35: Forza Italia non va oltre il 5% (-3% rispetto al dato generale dell’8%), la Lega scende ulteriormente fino all’8% (-1% rispetto al dato generale del 9% circa).
Gli altri, però, hanno poco di che sorridere. Non solo perché sconfitti. Tra i “big 6”, il riscontro migliore (se così si può dire) lo ha avuto l'alleanza Azione-Italia Viva (il cosiddetto Terzo Polo), che ha fatto breccia nel 10% dell’elettorato più giovane (+2% rispetto al dato generale).
Mentre Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, alla vigilia del voto accreditati tra i partiti col maggior potere d’attrazione tra i ragazzi, riescono a fatica a ribadire il rendimento generale, attestandosi rispettivamente al 19% e al 15%. Forse, solo un’analisi focalizzata su un target ancora più giovane ci racconterebbe una storia diversa.
Sopra la media italiana i voti ai piccoli partiti
Ma allora, dove sono andati a finire i consensi delle nuove generazioni? Verso l’unica compagine che, secondo le analisi a caldo, è stata capace di insidiare, in questa fascia d’età, la leadership di Fratelli d’Italia: come detto, il partito delle “alternative”. Infatti, oltre 1 giovane elettore su 5 (più precisamente il 21%, con un +6% rispetto al dato medio) pare abbia scelto di dare la propria preferenza a liste minori, spesso esterne alle coalizioni. Quali, nello specifico? Qui viene in soccorso soprattutto lo studio YouTrend. Sorprendente, ad esempio, è il risultato del Partito Comunista che passa dallo 0,26% nazionale all’1,7% tra i 18-25enni. Anche se il vero boom è da attribuire soprattutto all’accoppiata Sinistra Italiana-Verdi, che sfondano quota 7% (doppiando il 3,5% complessivo). Non a caso la forza che ha spinto di più sui temi dell’ambiente e dei diritti, particolarmente cari ai ragazzi.