Il colloquio orale è l’ultimo step dell’esame di Stato. Padronanza della lingua, esposizione chiara e puntuale, capacità di analisi critica: sono tra le competenze richieste ai maturandi nella prova conclusiva della Maturità 2023
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La Maturità 2023 torna al suo formato standard. Riacquista dunque l’assetto “tradizionale” anche la prova orale: la durata non sarà più quella “maxi” del biennio 2020-2021 (quando, a causa della pandemia, fu l’unica prova) ma sarà in linea con quella del 2022 (quando ci fu un primo tentativo di riproporre un esame completo). Così come il peso del punteggio del colloquio finale tornerà a essere uguale rispetto alle altre prove e non preponderante come nel triennio passato.
L’ultimo sforzo dei maturandi prima dell’agognato diploma risulta quindi sì importante ma non così decisivo ai fini dell’esito finale. Ma, di sicuro, questo non allevierà il carico emotivo del momento in cui le commissioni e i maturandi si ritroveranno le une di fronte agli altri. Anche perché, se negli ultimi tre anni l’unico “estraneo” era il presidente di commissione, ora tornano anche tre commissari esterni, come prevede la norma. A fare luce su questo importante passaggio, una pratica guida di Skuola.net riporta i diversi momenti chiave del colloquio, nonché il metodo di assegnazione del punteggio e gli obiettivi dell’interrogazione.
Il calendario degli esami orali di Maturità
Quando iniziano gli esami orali? Il calendario dei colloqui è variabile da scuola a scuola, essendo stabilito dalle singole commissioni. Infatti, la prima convocazione non può avvenire prima di due giorni dalla pubblicazione degli esiti delle prove scritte, domeniche e giorni festivi esclusi. Le commissioni più solerti, di solito, sono in grado di garantire che la procedura prenda il via già il lunedì successivo alle prove scritte: nel caso della Maturità 2023, il 26 giugno.
Nella fase preliminare dei lavori della commissione d’esame, viene stabilito quale delle due classi abbinate a ciascuna commissione inizierà i colloqui. A seguire, l’ordine di interrogazione verrà stabilito dal sorteggio di una lettera, corrispondente al cognome del primo candidato che sosterrà il colloquio. Da lì in poi si proseguirà per ordine alfabetico, con un massimo di cinque esaminati al giorno: in genere, la tabella di marcia garantisce la fine degli orali entro la prima settimana di luglio.
Le fasi del colloquio orale di Maturità
L’esame orale si compone di vari passaggi, con obiettivi e richieste differenti da parte dei membri di commissione. La durata indicativa del colloquio è di circa 60 minuti con la possibilità, in caso di assenza imprevista, di poter recuperare l’interrogazione nella sessione suppletiva, indicata sempre nel calendario delle stilato dalla commissione.
Durante l’orale, il candidato dovrà dimostrare di aver conseguito il cosiddetto profilo educativo, culturale e professionale (detto anche PECUP), stabilito dalle linee guida del Ministero. Per farlo dovrà superare diversi step. Si comincia con l’analisi, da parte del maturando, del materiale proposto dalla commissione: solitamente si tratta di un testo, un documento, un’esperienza, un progetto, un problema, attinente alle Indicazioni Nazionali per i Licei e alle Linee Guida per gli Istituti Tecnici e Professionali.
Nella predisposizione del materiale, la commissione dovrà tenere conto del curriculum dello studente ed attenersi ad esso. Il candidato verrà quindi messo nelle condizioni di sviluppare una discussione, partendo proprio dal materiale della commissione, con i dovuti collegamenti tra le diverse discipline. L’ordinanza della Maturità 2023 parla chiaro, laddove dice che lo studente dovrà dimostrare di “essere capace di utilizzare le conoscenze acquisite e di metterle in relazione tra loro per argomentare in maniera critica e personale, utilizzando anche la lingua straniera”.
Una volta testate le effettive capacità del candidato, il colloquio si concentrerà su alcuni ambiti più specifici dell’esperienza scolastica. Nel dettaglio, il maturando dovrà commentare, tramite una breve relazione o lavoro multimediale, l’esperienza formativa del PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento, l’ex Alternanza Scuola Lavoro), analizzando il percorso svolto con un approccio critico e personale. Infine, la commissione interrogherà il candidato con domande inerenti all’insegnamento dell’Educazione Civica. L’ultima fase del colloquio - dove forse si potrà tirare un sospiro di sollievo - consiste nel commento delle prove scritte.
Come verrà valutato il colloquio orale
Per quanto riguarda il punteggio delle prove, si torna allo schema pre-pandemico, quando il massimo raggiungibile in ognuna delle tre prove era di 20 punti. Ciò significa che i tre passaggi dell’esame avranno uguale peso nella formulazione del voto finale. Nel caso del colloquio orale, una volta terminata l’interrogazione del candidato, la sottocommissione procederà all’attribuzione del punteggio - fino, appunto, a 20 punti - prendendo come riferimento la griglia di valutazione predisposta in precedenza dal Ministero dell’Istruzione. Le linee guida del MIM stabiliscono cinque criteri di valutazione per assegnare il punteggio.
Si tratta di cinque parametri ufficiali - utilizzati da tutte le scuole del Paese - che permettono di formulare il punteggio del colloquio orale. Il primo indicatore che viene misurato è “Acquisizione dei contenuti e dei metodi delle diverse discipline del curricolo, con particolare riferimento a quelle d’indirizzo”, per cui il candidato può ottenere fino a un massimo di 5 punti; il secondo parametro è la “capacità di utilizzare le conoscenze acquisite e di collegarle tra loro”, che vale fino a 5 punti; il terzo è la “capacità di argomentare in maniera critica e personale, rielaborando i contenuti acquisiti”, per cui ci sono fino ad altri 5 punti in palio. Viene poi analizzata la “ricchezza e padronanza lessicale e semantica, con specifico riferimento al linguaggio tecnico e/o di settore, anche in lingua straniera”, che vale massimo 2,5 punti. Stesso valore - ipotetici 2,5 punti - anche per l’ultimo fattore preso in considerazione dalla commissione, cioè la “capacità di analisi e comprensione della realtà in chiave di cittadinanza attiva a partire dalla riflessione sulle esperienze personali”.