La tragica vicenda di Tiziana Cantone non è che il caso limite di una pericolosa tendenza: tra i giovani il 13% condivide le sue immagini hot, anche se attraverso messaggi privati
“Stai facendo un video? Bravo!”. Tanti abbiamo sentito o addirittura ripetuto questa frase, vuoi per gioco, vuoi per giudizio. La stessa che ha poi ucciso Tiziana Cantone, la prima a pronunciarla in un video hot condiviso sul web a sua insaputa e diventato virale. Tiziana è l’ennesima vittima del cyberbullismo, si è tolta la vita martedì 13 settembre impiccandosi con un foulard. Era stanca della gogna mediatica a cui è stata sottoposta da oltre un anno senza mai averlo voluto, stanca di sentir ridere di lei persino personaggi autorevoli del mondo della musica, dello sport, della radio – televisione. Per non parlare del merchandising che tuttora è possibile trovare online: magliette, borse, capelli con la frase che l’ha portata a quella celebrità che le è stata fatale. Perché se era consenziente nel momento in cui il suo video hot è stato girato, di certo non lo era circa la sua diffusione.
Tutti quanti vogliono fare... sexting - Il problema è che quello che è capitato a Tiziana potrebbe ripetersi, e il rischio è molto più concreto di quanto si pensi. Basti pensare che il 13% dei teen racconta di aver condiviso su internet le proprie foto hot, anche se attraverso messaggi privati. Una pratica, questa – che prende la definizione di “sexting” – che non è estranea nemmeno ai più piccoli: tra gli under 14 circa 1 su 10 ha fatto girare sul web le sue immagini intime. È quanto hanno raccontato circa 5mila ragazzi in un’indagine di Skuola.net e dell’Università di Firenze in occasione dell’ultimo Safer Internet Day.
I motivi - Non tutti hanno consapevolezza dei rischi che corrono e, anzi, da una precedente ricerca del portale condotta per “Una vita da social”, emerge una certa leggerezza: il 22% degli intervistati ha inviato una sua foto in atteggiamenti intimi solo per fare colpo, un altro 23% per scherzo. Non manca addirittura un 8% che afferma persino di aver praticato sexting in cambio di un piccolo regalo come può essere, per esempio, una ricarica telefonica.
La revenge porn - Motivi troppo superficiali che spesso portano a conseguenze tragiche. Perché più si fa sexting, più sono alte le probabilità di cadere nel tranello della revenge porn, la vendetta messa in atto dopo la chiusura di una storia o dopo un tradimento. Così tutte quelle foto e quei video intimi postati in un momento di passione, in un attimo finiscono sul web. Tra chi ha condiviso materiale hard che lo vede protagonista, il 17% è stato vittima di revenge porn. E, quasi inutile dirlo, mettendo online il proprio materiale hot, aumenta il rischio di finire nella ragnatela dei cyber bulli.
Il cyberbullismo - Da qui a rovinarsi la vita il passo è breve: da un’indagine di Skuola.net e Adolescienza.it, si vede come circa la metà tra le vittime di cyberbullismo ha pensato al suicidio. Peggio, addirittura circa 1 su 10 ha provato a togliersi la vita. Inutile dire che qui le probabilità di incorrere in una fine drammatica sono più alte rispetto a quelle delle vittime di bullismo: per loro la violenza si limita (si fa per dire) alla vita reale, per chi è invece vittima anche - o pure - di cyberbullismo continua online e arriva velocemente all’attenzione di tutti.
Partiamo dalla scuola - “Bisogna agire sulla prevenzione – dichiara Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net - Non si può aspettare un minuto di più: si deve portare subito l’educazione all’affettività nelle scuole, parlare del cattivo uso del web e dei social in classe, farlo anche e soprattutto con i più piccoli. Ma devono essere in primis gli adulti a rendersi conto della gravità del problema e dei rischi che i loro stessi figli corrono quando sono online, ossia praticamente sempre”.