Il 5 settembre è stato il giorno delle prove d’accesso ai corsi di laurea per Infermieri, Fisioterapisti, Ostetriche, Dietisti e Tecnici vari di area sanitaria. Disponibili oltre 33mila posti. Entrerà più di 1 su 2, ma per alcuni percorsi la concorrenza sarà ben più alta. Intanto, i dati ci dicono che con queste lauree il lavoro è quasi assicurato
© ansa
Una laurea in una professione sanitaria rimane un ottimo investimento in termini occupazionali, nonostante una leggera flessione rispetto al passato. Questi corsi di laurea, che formano tecnici e figure di supporto al personale medico, hanno infatti un tasso di occupazione di gran lunga superiore a qualsiasi altro titolo di durata triennale: il 77% dei laureati - come fa notare un’analisi del portale Skuola.net sulla base dell’ultimo rapporto AlmaLaurea sulla Condizione Occupazionale dei Laureati - trova lavoro entro un anno dal titolo.
Un dato, quello relativo alle professioni sanitarie, nettamente superiore al resto del mondo accademico. Allargando, infatti, l’indagine a cosa stavano facendo tutti i laureati del 2022 (anno preso a riferimento) a distanza di dodici mesi dalla discussione della tesi, l’occupazione di chi ha conseguito un titolo di primo livello crolla al 38,5%. Per dare un parametro eloquente, l’area didattica che per numeri si avvicina di più a quella delle professioni sanitarie è quella di Informatica e tecnologie ICT, che però si attesta a un più modesto 56,2%, oltre venti punti più in basso. Stiamo parlando sempre di titoli di primo livello.
Un “assegno circolare” che tuttavia sembra essere meno attraente che in passato: per 35.584 posti messi a bando da università pubbliche e private quest’anno ci sono 63.900 domande, con un calo del 4,2% rispetto all’anno precedente, che a sua volta registrava una flessione dell’8,3%. A rilevarlo è un osservatorio sul tema curato da Angelantonio Mastrillo, docente dell'Università di Bologna in Organizzazione delle professioni sanitarie e Segretario della Conferenza Nazionale Corsi di Laurea Professioni Sanitarie.
Gran parte di questi posti - 33.213 - saranno assegnati il 5 settembre, data di svolgimento dei test d’ingresso nelle università pubbliche a cui parteciperanno 58.630 studenti.
Le “professioni” che fanno lavorare di più
Tornando all’occupabilità, ci sono “professioni” che riescono a fare ancora meglio. È il caso, ad esempio, dei corsi per Terapista della Neuropsicomotricità dell’età evolutiva (occupazione entro un anno all’81,1%), per Tecnico di Neurofisiopatologia (81%), Igienista Dentale (80,7%). Si confermano ottime le opportunità di inserimento anche per percorsi storici come Fisioterapista (80,5%) e Tecnico di Radiologia (78,6%). Sopra la media pure l’appeal dei titoli di Infermiere (77,7%), Ostetrica (77,2%) e Logopedista (76,9%).
Di contro, in fondo alla classifica, ma comunque con risultati di tutto rispetto, si trovano i corsi per: Tecnico Ortopedico (69% di laureati occupati a un anno dal titolo), Podologo (66,7%), Dietista (57,5%), Tecnico di Fisiopatologia Cardiocircolatoria (57,4%). Fanalino di coda quello per Ortottista, con un tasso di occupazione a dodici mesi del 56,9%, comunque meglio del migliore tra i corsi di altra area disciplinare.
Occupazione in lieve flessione, ma meno che in altre aree
Perciò è abbastanza secondario il fatto che, rispetto all’anno precedente, l’occupazione di questi laureati sia calata di quasi due punti percentuale, passando dal 78,5% al 76,8% (-1,7%) e che sembrano ormai un lontano ricordo le performance di un quindicennio fa, quando a trovare un lavoro in tempi rapidi erano quasi 9 su 10 (nel 2007, ad esempio, si arrivò all’87%). Perché, mettendo sempre a confronto i laureati del 2022 con quelli del 2021, anche tutte le altre aree universitarie hanno fatto registrare un ribasso delle quotazioni, che in media si è attestato su un -2,1%, quindi di più.
Ma non si può ignorare lo stesso il fatto che per tutte le professioni sanitarie si confermano le quotazioni al ribasso. Tra le aree principali, l’Infermieristica da un anno all’altro ha registrato un -2,2% (dal 79,9% al 77,7%). Lieve calo anche per le professioni della Riabilitazione con -0,8 punti percentuali, dal 77,9% al 77,1%. Il calo maggiore riguarda l’area della Prevenzione: -4,2%, dal 76,8% dei laureati del 2021 al 72,6% di quelli del 2022, dopo l’exploit dell’anno precedente, quando qui l’occupazione salì dal 66,3% al 76,8% (+10,5%). Stabile l’area Tecnica, con -0,2 punti percentuali, dal 74,1% al 73,9%.
Peraltro, ciò fa il paio con il già citato calo degli iscritti. Sempre secondo l’analisi di Mastrillo, dodici mesi fa furono 66.686 le aspiranti matricole. Stavolta, come visto, ci sarà un 4,2% in meno di pretendenti. A fronte, in senso opposto, di un ulteriore aumento dei posti messi a bando, da 34.453 a 35.584 (più 1.131, pari al +3,3%). Che si traduce in un rapporto tra le domande e i posti pari a 1,8: ce la farà, dunque, più di uno studente su due (nel 2023 la proporzione era simile ma lievemente peggiore per i candidati: 1,9).
Che si stia un po’ sgonfiando quella “bolla” che, all’inizio del terzo millennio, portava rapidamente dalle aule universitarie al lavoro oltre il 90% dei fisioterapisti, degli infermieri, dei tecnici di radiologia e di molte altre professioni sanitarie con numeri simili? E che oggi, a fronte di minori garanzie, vede accenni di fuga da questi corsi? La tendenza sembra quella.
I corsi in cui sarà più difficile accedere (e quelli in cui si entra sicuro)
Ma questo non vuol dire che la missione sarà più semplice. Perché ci sono percorsi in cui la concorrenza resta agguerrita. Come per Fisioterapia, dove c’è un rapporto domande/posti pari a 6,7 (18.903 domande per 2.822 posti a bando); segue il corso per Osteopata, istituito per la prima volta, a 4,8 (335 domande per 70 posti); a poca distanza ci sono Ostetricia (5.220 domande per 1.240 posti: rapporto D/P 4,2) e Logopedista (4.121 domande per 986 posti, rapporto D/P sempre 4,2). E poi Dietista (3,1), Tecnico di Radiologia (2,5), Igienista Dentale (2,4).
Non mancano, comunque, dei corsi che danno praticamente la certezza di entrare, avendo una proporzione domande/posti più che favorevole. Sotto il rapporto D/P pari 1 - quindi con più posti che pretendenti - ci sono: Ortottista a 0,9 (289 su 341), Tecnico della Prevenzione a 0,7 (625 su 891), Educatore Professionale a 0,6 (535 su 828), Tecnico Ortopedico a 0,5 (97 su 209); con 0,4 troviamo Tecnico Audioprotesista (127 su 303), Tecnico Audiometrista (43 su 103) e Terapista Occupazionale (106 su 263), 0,3 per Assistente Sanitario (191 domande su 611 posti a bando). Infermieristica (20.715 domande su 20.435 posti) e Tecnico di Fisiopatologia Cardiocircolatoria (229 su 236) si attestano sul rapporto 1 a 1, praticamente tutti dentro.