IL RAPPORTO NAZIONALE

Fuori sede, 6 su 10 hanno avuto difficoltà a trovare un letto: sotto accusa costi e condizioni degli alloggi, oltre alla scarsa offerta

Presentato il primo rapporto sui fuori sede di Unione degli Universitari. Al centro del report le criticità riscontrate per trovare un alloggio. Milano, Roma, Napoli, Bologna, Padova e Bergamo le città più "difficili"

25 Ott 2023 - 16:21
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Affitti alle stelle, alloggi introvabili, soluzioni abitative affollate, inserzioni truffa, annunci fake, garanzie da fornire e, di tanto in tanto, anche contratti in nero, discriminazioni di genere nei confronti degli studenti uomini e, per non farsi mancare nulla, un po’ di “razzismo”. Queste le principali “lamentele” presenti sui block-notes dei fuori sede. A riassumerle è il primo report nazionale sulla condizione abitativa (e non solo) degli studenti che frequentano l’università lontani dai propri luoghi di residenza, costruita dall’Unione degli Universitari (UdU) interpellando oltre 20 mila ragazze e ragazzi sui circa 830 mila fuori sede totali censiti dal Ministero dell’Università e della Ricerca.

Perché, come sottolinea un’analisi effettuata dal portale Skuola.net che ha evidenziato i passaggi più interessanti del documento, la casa è una delle principali criticità da affrontare per un fuori sede. A partire dalla sua ricerca. Secondo l’indagine, infatti, ben 6 studenti su 10 hanno avuto molte difficoltà a trovare un alloggio. E un altro 21% ha dovuto comunque sudare un po’ per concludere l’affare. Alla fine, perciò, solamente il 19% non ha riportato di grandi problemi nella ricerca.

L’indice di difficoltà si impenna a livello definito “estremo” dai curatori del report in città come Milano e Roma - che accolgono rispettivamente 120 mila e 60 mila studenti non residenti - a cui si aggiungono anche Napoli, Bologna, Padova e Bergamo.

Giusto un gradino più in basso, invece, ci sono Torino, Firenze, Cagliari, Parma, Ferrara, Venezia, Pavia, Messina, Palermo, Perugia, Siena, in cui si incontrano “molte” difficoltà. Mentre le città in cui appare più semplice per uno studente trovare casa appaiono Catania, Benevento, Forlì, Salerno, Sassari, Macerata.

Il motivo di tanta pena? Presto detto: i costi di affitto, considerati eccessivi dal 53% degli intervistati. A seguire, le condizioni in cui versano gli immobili: le mette tra le problematiche da dover considerare ben il 42% del campione. Ma anche la scarsa offerta rintracciabile attualmente è una variabile importante, come racconta il 36% dei ragazzi raggiunti dall’indagine. Da non sottovalutare, infine, gli annunci giudicati “falsi”: ne parla il 30% dei fuori sede, con il 12% che li ha giudicati vere e proprie truffe.

Non mancano poi le differenziazioni di genere: le menziona il 13% degli intervistati che hanno riscontrato difficoltà nella ricerca di un alloggio. In questo caso, a essere discriminati sono soprattutto gli studenti maschi. Meno frequenti, ma non per questo non degni di nota, i casi di razzismo, segnalati dal 4%. 

A mettere i bastoni tra le ruote degli studenti, infine, ci si mettono oltre ai prezzi e ai potenziali raggiri, anche le richieste collaterali dei proprietari delle case. Nel 30% dei casi, questi, hanno voluto delle garanzie (buste paga, ecc.) da parte dei genitori e, in un 2-3% dei casi, addirittura una fideiussione bancaria. Al 5-10% degli studenti, poi, sono stati chiesti anche degli importi extra, non previsti dal contratto di affitto. E devono ritenersi, in qualche modo, fortunati, avendo almeno la “protezione” del contratto, cosa su cui non può contare, a livello nazionale, il 5,5% dei fuori sede, che devono piegarsi alla piaga degli affitti “in nero”; in alcune città, come Napoli e Catania si arriva a picchi del 20%.

Ma, una volta trovato l’alloggio, non è che si esauriscano i problemi. Meno della metà degli studenti, infatti, si dice pienamente soddisfatto della scelta fatta: lo afferma il 46%. Al contrario, appena il 20% non è per nulla contento. E quasi un terzo (29%) vive con il desiderio di cambiare casa.

Anche perché bene che vada le soluzioni abitative scontano un certo grado di affollamento: ogni appartamento, in media, ospita 3,3 universitari. Perché la coabitazione è la formula nettamente più gettonata, riguardando oltre 9 fuori sede su 10: il 65% ha una stanza singola, il 25% vive in una doppia con un collega , l’1% deve dividere la stanza con altre due persone. Solo il 9% ha un appartamento tutto per sé.

Tornando a parlare di prezzi, per una camera singola si arrivano a pagare in media 350 euro; che diventano facilmente 430 euro se aggiungiamo bollette e spese condominiali. Mentre una stanza doppia si aggira attorno ai 280 euro, quindi in proporzione assai più cara della singola (con soli 70 euro in più si sta da soli).

Ma, ovviamente, il quadro è fluido a livello nazionale. In alcune città i costi lievitano: a Milano una singola costa in media oltre 500 euro, una doppia poco più di 400 euro; più spese. A Roma e Bologna si parla, rispettivamente, di circa 400 e 300 euro. In molte aree del Centro-Sud, invece, il costo per una singola, spese accessorie comprese, difficilmente supera i 300 euro.

“Il risultato – secondo Simone Agutoli, responsabile della questione abitativa per l’UDU  – è duplice. Da una parte, molti studenti rinunciano a studiare per i costi eccessivi, le condizioni degli alloggi e la carenza di soluzioni. E chi decide di trasferirsi lo stesso, si orienta sempre di più verso la camera doppia, con uno studente su quattro che oggi vive in una camera doppia. Il picco del 50% si trova a Venezia, seguita da Milano, Brescia, Trento e Bologna. L’1% sta addirittura in tripla. Il risparmio è comunque minimo, circa il 20% in meno rispetto alla camera singola ed infatti il 30% degli studenti ci dice di essere in grave difficoltà economica ad arrivare a fine mese per via delle spese legate all’alloggio”.

Considerando che la borsa di studio minima stabilita dal MUR per gli studenti fuori sede è di 6.656,52 euro (per la precisione) e che non tutti comunque riescono a ottenerla, non stupisce che la metà di loro sia costretta abitualmente o saltuariamente a lavorare.
 

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