Skuola.net ha intervistato il nuovo ministro Giannini alla vigilia delle elezioni 2013. Ecco gli impegni che si sarebbe presa con gli studenti se fosse diventata ministro: e oggi?
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Le prime dichiarazioni del neoministro Stefania Giannini hanno alzato un polverone, soprattutto quelle sull'odiato e amato bonus maturità e sugli scatti di anzianità degli insegnanti. Così, a pochi giorni dall'insediamento del Governo Renzi, il mondo della scuola annuncia proteste e manifestazioni già nei prossimi giorni. Ma quali sono le reali intenzioni del nuovo Ministro dell'Istruzione? Skuola.net ha raccolto il programma dell'On. Giannini in una lunga intervista tenutasi poco prima delle elezioni politiche del 2013, quando era la responsabile per l'istruzione di Scelta Civica con Monti. Dopo un anno le prime dichiarazioni della Giannini sembrano confermare quanto espresso in quell'occasione. Investimenti, diritto allo studio, disoccupazione giovanile e la valutazione della scuola: queste le priorità su cui si lavorerà nei prossimi mesi.
INVESTIRE PER NON ESSERE IL FANALINO DI CODA - In cima alla lista degli impegni c'è sicuramente quello di smettere di tagliare sull'istruzione, ma anzi investire di più: 8 miliardi in cinque anni era la promessa del tempo, che sembra che il neo premier Renzi stia prendendo in seria considerazione. Investimenti che serviranno a "potenziare il diritto allo studio" e permettere alle nostre migliori università di risalire nelle classifiche mondiali di qualità, dove per ora siamo abbastanza indietro. La scuola è infatti "la base di una società e decisiva per il suo futuro, perché crea competenze e coscienze".
PREMIARE IL MERITO - E' necessario che "la scuola sia più autonoma e più e meglio valutata rispetto ad ora" e che il personale docente sia "qualificato e motivato, costantemente aggiornato". Quindi una maggiore attenzione alla valutazione degli insegnanti, anche in vista di buste paga più pesanti in base al merito. Sarà invece addio ai concorsoni, sostituiti piuttosto da tirocini formativi nell'ottica anche di "un ringiovanimento del personale docente".
CONTRIBUTO SCOLASTICO FIGLIO DELLA CRISI - Secondo il ministro Giannini, i problemi economici della scuola partono dal fatto che l'istruzione è stata la Cenerentola per le agende dei governi degli ultimi anni: "Cultura e istruzione non sono più al centro dei valori in Italia e non sono più stati al centro delle agende politiche già da tempo, con tutte le conseguenze economiche che conosciamo". Così, il ministro considera anche gli abusi sui contributi scolastici volontari come conseguenza di questa crisi finanziaria, che si può risolvere solo con maggiori finanziamenti pubblici.
TECNOLOGIA SI, MA NON TROPPO - Sulla scuola 2.0 la Giannini ha idee chiare: va bene irrobustire le conoscenze tecnologiche e informatiche di insegnanti e studenti, ma il tablet non può sostituire il caro vecchio manuale: "Queste conoscenze non possono essere sostitutive di lettura e scrittura con gli strumenti tradizionali di apprendimento. Le due cose devono marciare parallele". Fondamentale, invece, per il ministro l'insegnamento delle lingue straniere: "L'inglese non deve essere solo oggetto di lezione ma anche un vero e proprio strumento di comunicazione, come succede nei paesi del Nord Europa".
LOTTA A DIS-ORIENTAMENTO E FUORICORSO - Per ridurre lo scollamento tra domanda e offerta di lavoro che sta affliggendo questa generazione di neolaureati, il ministro ha invitato gli Atenei ad una maggiore concretezza e "capacità del mondo universitario di integrarsi con i sistemi produttivi". Tuttavia ha sottolineato anche che bisogna lavorare su "un sistema di orientamento che dia gli strumenti ai diversi talenti di mettere a frutto le proprie capacità", avendo nel contempo una reale percezione delle figure lavorative necessarie nel mondo del lavoro. E perché si possa trovare un lavoro, Giannini annuncia battaglia al sistema del fuori corso: per favorire il percorso regolare di studi "il diritto allo studio va potenziato con servizi e strutture che favoriscano la residenzialità e l'integrazione dello studente nell'università".
UNIVERSITÀ: INVESTIAMO MA BASTA CORSI INUTILI - Anche per il mondo dell'università e della ricerca è necessario investire di più. Tuttavia il ministro ammette che in passato gli atenei hanno commesso errori gestionali non giustificabili, come la moltiplicazione dei corsi di laurea e delle sedi universitarie. I fondi necessari possono arrivare anche coinvolgendo i privati nel sostegno degli atenei: "In Italia il settore privato concepisce solo occasionalmente l'idea di investire nella ricerca e nella formazione. Servono quindi degli strumenti che stimolino una cultura dell'investimento privato, che provenga sia dall'Italia che dall'estero, come il credito di imposta strutturale".