I motivi principali? I “grandi” fanno fatica a vedere che i tempi cambiano, oltre a manifestare una certa noncuranza verso le opinioni dei ragazzi. Tanti adolescenti, poi, sentono una mancanza di comprensione del loro rapporto con il digitale
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I grandi non ci capiscono: un pensiero che da sempre fa capolino nella mente dei giovani. Ma per gli adolescenti di oggi, questa sensazione è arrivata ai massimi livelli: tra gli under 18 di oggi, infatti, oltre la metà (54%) ritiene che gli adulti li riescano a comprendere sempre di meno. E appena il 15%, al contrario, si sente compreso. A segnalarlo è una ricerca condotta dall’Istituto Demopolis e dall’impresa sociale “Con i Bambini”, su un campione di 1.080 adolescenti tra gli 11 e 17 anni, di cui il portale Skuola.net ha estratto i passaggi più significativi.
I grandi? Poco aggiornati e molto distratti
Tra gli elementi che, a detta delle generazioni Z e Alpha, contribuiscono ad allargare la distanza tra i due universi c’è prima di tutto il fatto che le “classi” precedenti non capiscono che i tempi sono molto cambiati rispetto a quando erano giovani loro: così per il 62% degli intervistati. A seguire, l’idea che da parte dei grandi ci sia una totale noncuranza per quel che pensano i più piccoli: a dirlo è il 46%. Al terzo posto, troviamo la percezione che i cosiddetti “boomer” non comprendano il rapporto tra i ragazzi e la dimensione digitale, in particolare con i social network: il 41% colpevolizza gli adulti per questo. Molto quotata - indicata da circa 1 su 3 - anche l’accusa di non capire desideri, passioni, priorità, sentimenti e timori delle nuove generazioni.
E poi ci sono le questioni prettamente legate al “dialogo” in casa. A renderlo parecchio complicato, lato genitori, ci sono soprattutto tre fattori. Per cominciare, il fatto di non mettersi mai in discussione e di pensare di avere sempre ragione: lo afferma il 38%. Quasi alla pari (37%) c’è l’abitudine di tirare fuori la fatidica frase “ai miei tempi…”, lontani però ormai decenni. Senza dimenticare l’utilizzo dei voti scolastici come indice universale di soddisfazione: se ne lamenta il 33%. Da non sottovalutare, infine, anche l’apparire distratti e quasi di “fingere” di ascoltare ciò che dicono i figli (e i giovani in generale) ma anche di pretendere troppo dai ragazzi, caricandoli di responsabilità: entrambi gli aspetti vengono rilevati da oltre uno intervistato su quattro e, nel caso delle ragazze, le percentuali salgono ulteriormente. A conti fatti, solo il 19% degli intervistati non si sente di rimproverare nulla agli adulti di riferimento.
Il confronto tra figli e genitori è ai minimi termini
Tutto quanto appena detto, all’atto pratico, si traduce in una diffusa incomunicabilità. Solamente il 40% dei ragazzi dice di condividere con una certa frequenza le proprie idee e i propri pensieri con i genitori. Quasi il doppio (79%) preferisce di gran lunga farlo con amici e coetanei. Ma mamme e papà sono fortemente insidiati anche da fratelli e sorelle, che ottengono un buon 30% di preferenze. I genitori risalgono un po’ nella gerarchia dei “confessori” giusto se c’è un problema: in questi casi è il 43% a scegliere loro per parlarne. I fratelli perdono un po’ di affidabilità, interpellati solo dal 22%. Ma la via che rimane più battuta è quella che porta verso i pari età, percorsa prioritariamente da circa i due terzi degli intervistati (64%) anche se la questione è più delicata.