In Italia ci si allontana dalla propria 'comfort zone' intorno ai trent’anni. Ben quattro in più rispetto alla media europea, che è di 26 anni
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I giovani italiani faticano a spiccare il volo. Nel vero senso della parola perché, stando all'ultimo rapporto Eurostat (su dati 2023), qui da noi, mediamente, si abbandona il nido familiare intorno ai 30 anni. Si continua, dunque, a confermare un trend ormai stabile da 10 anni a questa parte. Un dato che colloca il nostro Paese al quinto posto in Europa – a pari merito con la Bulgaria – riguardo all'età in cui si esce più tardi da casa. Poco peggio di noi fanno in Spagna, Grecia, Slovacchia e Croazia: qui i giovani raggiungono l'indipendenza intorno ai 31,8 anni.
Di contro, la media comunitaria sfiora i 26 anni: i più precoci in assoluto sono le ragazze e i ragazzi dei Paesi nordici, dove si lascia la casa dei genitori intorno ai 21 anni.
Come fa notare un’analisi effettuata dal portale Skuola.net, che ha evidenziato i passaggi più interessanti del report, tutto ciò è dovuto, in parte, al fatto che in Italia gli under 30 devono fare i conti con diversi ostacoli che si frappongono tra loro e l'indipendenza. Tra le cause rilevate dall'indagine, che impediscono il raggiungimento di una piena autonomia, l’istituto di statistica europeo segnala fattori economici e sociali non di poco conto.
L'Italia e l'Europa: età a confronto
Secondo i dati Eurostat, dunque, i giovani italiani sono tra i più “coccolati” d'Europa. Con gli uomini pronti a confermare gli stereotipi di “mammoni”, lasciando casa mediamente a 30,9 anni. Le donne, invece, tendono a smarcarsi dalla famiglia un po' prima, di media a 29 anni, comunque sempre più tardi rispetto alle coetanee europee, ad abbandonare il tetto natio intorno ai 25 anni.
Allargando lo sguardo all’Unione Europea, è però un’altra la nazione con l’età più alta di uscita dal nucleo genitoriale: la Croazia, dove l’indipendenza raggiunge in media a 31,8 anni. Seguono la Slovacchia (31 anni), la Grecia (30,6 anni), la Spagna (30,4 anni). Poi ci siamo noi, a quota 30 anni, appaiati con la Bulgaria.
Nel Nord Europa, come detto, l’avventura in solitaria partie a ridosso dei 20 anni: in Finlandia e in Svezia, per esempio, si comincia a vivere da soli già a 21 anni, mentre in Norvegia l'età in cui si raggiunge l'indipendenza è di 22 anni.
Le cause: non solo i genitori, ma anche il caro vita
Se il confronto con i Paesi del Nord Europa può risultare fuorviante – per via del peso dei diversi sistemi di welfare -, non lo è quello con i Paesi vicini, come Francia e Germania, dove i giovani lasciano la casa dei genitori rispettivamente a 23,7 anni e 23,9 anni.
Tornando a noi, l'Eurostat sottolinea come i motivi di questa lentezza nel raggiungimento dell'indipendenza siano spesso legati a fattori economici e culturali.
In Italia, il legame familiare è fortissimo ma soprattutto trasferirsi da soli può essere una scelta non solo complicata, ma anche molto costosa. Pensiamo ai prezzi degli affitti nelle grandi città o alla difficoltà di trovare un lavoro stabile subito dopo l’università.
La casa di mamma e papà diventa, così, un porto sicuro difficile da abbandonare, soprattutto se non si ha la sicurezza economica per farlo: insomma, vivono ancora con i genitori, ma non chiamiamoli bamboccioni.
Il 40% dei giovani italiani vive in case sovraffollate
Perché la certezza di un tetto sulla propria testa, unita a quella dei pasti caldi cucinati da mani amorevoli, sono senza dubbio un ottimo deterrente, ma non sono l'origine del problema.
Un altro elemento che secondo l'Eurostat incide sulla decisione di lasciare casa è la questione del sovraffollamento. In Italia, il 40,5% dei giovani “indipendenti” vive in abitazioni che non dispongono di un numero di stanze adeguato per tutti gli inquilini. Il dato, tra il resto della popolazione, si ferma al 25%. Spia di una condizione che rivela quanto sia complicato trovare spazio per la propria privacy.
Va peggio ancora in Romania e Bulgaria, dove oltre il 55% dei giovani ha a che fare con tale problematica. A questo si aggiunge poi il fatto che molti giovani contribuiscono al reddito familiare o ne beneficiano in qualche modo, facendo slittare l'età di uscita dalla propria abitazione.