Maggiori opportunità di lavoro subito dopo il diploma, ma anche la possibilità di iscriversi all’università. Il parere della dirigente di un Iti di Roma
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Oltre la metà dei genitori che sono chiamati a iscrivere i propri figli alle scuole superiori ritiene che un percorso liceale sia da preferirsi a uno tecnico o professionale. Pregiudizi duri a morire, rilevati da un recente sondaggio del portale Skuola.net, che classificano le scuole tecniche come scelte “di serie B”, destinate a chi non ha voglia di studiare. Quando sappiamo, soprattutto oggi, che i talenti possono essere diversificati e che, anzi, per tanti studenti appassionati di aree del sapere più "pratiche" soprattutto un Istituto Tecnico può essere la scelta migliore.
Per supportare gli studenti che in questi giorni stanno affrontando la scelta della scuola superiore, ma anche per sfatare i falsi miti legati agli Istituti Tecnici, la stessa Skuola.net ha intervistato Annalisa Laudando, dirigente scolastico dell’ I.T.C Di Vittorio - I.T.I. Lattanzio di Roma, provando a mettere a fuoco le potenzialità dell’offerta formativa degli Istituti Tecnici.
Dal lavoro ai percorsi universitari, fino agli ITS: nulla è precluso a un diplomato "tecnico"
Percorsi di questo tipo offrono, infatti, molteplici possibilità dopo il diploma, soprattutto nel mondo del lavoro. Questo è il primo aspetto da sottolineare. “L’Istituto Tecnico, in particolare quello economico - sottolinea la preside - offre una maggiore conoscenza del mondo del lavoro e si possono acquisire una serie di competenze, dalle capacità amministrative e gestionali alle competenze linguistiche. Dando ampie possibilità di trovare occupazione in tempi brevi per esempio in ambito aziendale, ma anche nelle Pubbliche Amministrazioni: Stato, Regioni, Province, Comuni, enti locali, Asl, Camere di Commercio, e così via”.
A questo si aggiunge una formazione che non ha niente da invidiare ai licei e che prepara gli studenti anche per il percorso universitario, “con un ventaglio di scelte abbastanza vario”. Il riferimento è, ad esempio, alle facoltà legate agli studi economici, come Matematica, Statistica, Ingegneria o Giurisprudenza. Inoltre, gli Istituti Tecnici offrono anche la possibilità di intraprendere - dopo il diploma - un percorso negli ITS - gli Istituti Tecnici Superiori - “che con un triennio possono offrire una maggiore specializzazione e settorializzazione in un ambito lavorativo la cui spendibilità è immediata”, spiega la dirigente.
Si tratta, dunque, di un percorso scolastico che Laudando consiglia vivamente a tutti quegli studenti che “momentaneamente non hanno ancora una prospettiva a lungo termine di quello che sarà il loro futuro”.
Formazione completa ed effettive opportunità di lavoro: ecco perché gli Istituti Tecnici non sono di "serie B"
Ma quali sono le opportunità lavorative per gli studenti che hanno terminato gli studi tecnici e si affacciano per la prima volta al mondo del lavoro? La scelta è davvero eterogenea: “Nell’ambito del settore economico a indirizzo Amministrazione, Finanza e Marketing - prosegue la preside - un diplomato può, ad esempio, essere impiegato come addetto alla contabilità, direttore commerciale, responsabile della comunicazione o del bilancio. Per quanto riguarda invece l’Istituto Tecnico Industriale, i diplomati possono trovare lavoro nel settore delle telecomunicazioni: quindi automaticamente collaborare anche con aziende nel controllo dei processi tecnologici di produzione, installare e gestire impianti industriali”.
Ecco perché, a detta della dirigente dell’istituto romano, i luoghi comuni che ormai da anni circolano sugli Istituti Tecnici vanno assolutamente sfatati. Al contrario, questi percorsi “dovrebbero essere maggiormente valorizzati e non ritenuti una scelta adatta ai quei ragazzi che hanno un background socio-culturale medio-basso, rispetto a coloro i quali si iscrivono nei licei”. Secondo la preside, inoltre, “bisognerebbe abbattere il pregiudizio secondo cui chi si diploma in un Istituto Tecnico ha meno probabilità di perseguire con successo gli studi post-diploma all’università”. In quanto lo studente diplomato in quest’area avrà di fronte a sé “una dualità di scelta che lo potrà condurre sia verso l’ambito lavorativo sia, soprattutto, verso la prosecuzione degli studi all’università”.
Mettere in pratica la teoria, il tratto distintivo delle scuole tecniche
Altro aspetto da non sottovalutare sono le attività concretamente svolte durante i cinque anni di scuola, anche in prospettiva futura. Uno dei fattori spesso determinanti nella scelta dell’indirizzo superiore. E l’Istituto Tecnico ha, dalla sua, la caratteristica di coinvolgere gli studenti in attività, laboratori ed esperienze per mettere subito in pratica ciò che si studia. E’ il suo tratto distintivo. Lo sforzo delle scuole, oggi, è quello di costruire ambienti all’avanguardia per poterlo fare con successo.
Annalisa Laudando riporta l’esempio della scuola che dirige: “Dopo un primo biennio propedeutico che include materie di indirizzo generali - Chimica, Fisica, Diritto, Tecnologia - alla fine del secondo anno si sceglie l’indirizzo da seguire nei successivi tre anni. Tra gli indirizzi attivi da noi ci sono ‘Elettronica’ e ‘Telecomunicazioni”. Nel triennio il percorso formativo vede un incremento delle ore di laboratorio, con particolare attenzione rivolta a insegnamenti come Informatica, Programmazione, Circuiti Elettrici, Software e Comunicazione. Ed è proprio l’aumento delle ore di laboratorialità a “preparare maggiormente i ragazzi verso l’acquisizione di competenze professionalizzanti”.
Ciò avviene tramite lezioni di approfondimento in laboratori tecnologicamente avanzati. Come quello dedicato alle STEM, basato “sull’utilizzo di sistemi IOT (Internet of Things) innovativi, utilizzati nell’ambito dell’ industria 4.0. Infatti l’IOT nasce dall’idea di portare nel mondo digitale gli oggetti della nostra quotidianità e successivamente è stata utilizzata anche per attività industriali”.
Il PCTO funziona davvero: le aziende spesso assumono i migliori studenti appena diplomati
Tra le attività più performanti, spiega la preside, vanno annoverati anche i PCTO: “Questi accordi possono creare un circolo virtuoso tra la scuola e le partnership per la realizzazione di questi percorsi che portano i ragazzi a confrontarsi non soltanto con la possibilità di spendere le loro competenze in ambito lavorativo, ma anche a utilizzare le competenze acquisite nel percorso scolastico come base di approccio all’università”. Tutto ciò si traduce in ulteriori chance lavorative al termine degli studi: “E’ capitato sia negli anni passati che lo scorso anno - racconta la dirigente - che i diplomati migliori abbiano avuto una proposta di lavoro già al termine degli studi. Spesso da parte di aziende presso le quali avevano già svolto percorsi di PCTO”.