IL MINISTRO PARLA AGLI STUDENTI

Il ministro Calderone a Skuola.net: “Basta con scuole di serie A e di serie B”. I PCTO? Saranno più sicuri

Dall'ambito scolastico a quello del post diploma, toccando la riforma della filiera tecnico professionale fino al tanto discusso PCTO. Con uno sguardo anche all’occupazione e al fenomeno dei NEET

06 Ott 2023 - 17:10
 © skuola.net

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Maggiore connessione tra scuola e mondo del lavoro, più attenzione alla sicurezza dei lavoratori e degli studenti nei luoghi di lavoro, stop al mito della laurea e del liceo a tutti costi. Questi alcuni dei messaggi che il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Calderone, ha voluto lanciare ai giovani (e alle loro famiglie) nel corso di un botta e risposta con gli studenti della community di Skuola.net, portale di riferimento quando si parla di istruzione e formazione.

“Nel tempo - ha sottolineato il Ministro - è prevalsa l’idea che la formazione si valutasse in base al tipo di percorso scelto. I licei erano una scelta di “serie A”, gli istituti tecnici e commerciali di “serie B”, la formazione professionale di “serie C”. Non è così. Ogni percorso, se fatto bene, porta a degli sbocchi lavorativi interessanti. E poi i vari percorsi servono a valorizzare i talenti di ognuno, che sono diversi da studente a studente”.

Stop alla laurea per forza: valorizzare i percorsi tecnici e professionali

Su questa traccia si inserisce anche una delle iniziative più importanti, lato studenti, presa anche dal suo dicastero di recente: la riforma del sistema di istruzione tecnico-professionale. “Si tratta - spiega Calderone - di un disegno di legge approvato da poco, in cui come Ministero del Lavoro entriamo per quel che riguarda la formazione professionale gestita nell'ambito dei programmi regionali. Una filiera molto interessante: il 75% dei ragazzi che seguono questo percorso trova lavoro alla fine della formazione, mentre gli altri proseguono gli studi”.

In cosa si sostanzia, nel pratico? “Per prima cosa - prosegue il Ministro - abbiamo messo in sequenza i percorsi. Chi viene dalla formazione professionale, al termine dei quattro anni (delle superiori), ha la possibilità di fare l’esame di Stato senza l’anno integrativo e, a quel punto, transitare o per la formazione tecnica superiore (gli ITS) oppure verso i percorsi universitari”.

Anche questo, nei piani del Governo, servirà a smontare un vecchio credo, ormai superato: “In questi anni - sostiene Calderone - è stato coltivato il mito del figlio laureato per forza, senza badare al percorso, accentuando le difficoltà dei giovani nel trovare una collocazione nel mondo del lavoro. Chi vuole fare un percorso diverso, invece, non deve vivere la scelta come qualcosa di dequalificante. Anzi, in quel modo avrà la possibilità di intercettare il futuro; i giovani che escono oggi dalla formazione tecnica superiore hanno già una collocazione certa”.

Fondamentali esperienze di Alternanza scuola-lavoro coerenti con studi e in luoghi di lavoro reali

Ma, per arrivare alla fine del percorso di formazione, bisogna prima transitare per i banchi di scuola. E, per chi si trova in questo momento proprio in prossimità delle scelte fondamentali, un altro dei temi che aprono più dubbi è quello relativo ai PCTO, l’ex Alternanza scuola-lavoro, il primo assaggio del mondo adulto. Anche qui c’è stato un intervento del ministero del Lavoro, “per migliorare la connessione tra il percorso di alternanza scuola lavoro e la scuola, per far sì che le esperienze siano coerenti con il profilo scolastico e formativo del singolo studente. Per questo con il Ministro dell’Istruzione e del Merito abbiamo individuato e meglio dettagliato la figura del tutor scolastico, che deve prendersi carico di gestire con responsabilità il PCTO del ragazzo”.

Ancora oggi, però, in base a un rilevazione di Skuola.net, solo il 40% degli alunni svolge il proprio PCTO in un vero e proprio luogo di lavoro. Una cosa che per il Ministro “non ha senso. Comprendo le difficoltà che ha il mondo della scuola nell’individuare aziende disponibili ad accogliere i ragazzi e in sicurezza. Ovviamente sono contraria che i ragazzi siano impegnati in attività ad alto rischio, che richiedono una formazione specifica. Ma, negli altri casi, togliere la possibilità di capire concretamente come funziona il mondo del lavoro credo sia penalizzante”.

L’impegno per la sicurezza degli studenti: l’assicurazione obbligatoria INAIL coprirà tutti gli infortuni

A proposito di sicurezza. Questa è sicuramente una delle questioni che ha suscitato più polemiche in tempi recenti, a seguito di diversi incidenti, alcuni purtroppo mortali, che hanno coinvolto studenti in formazione. Su questo, il Ministro ricorda: “Abbiamo approvato un decreto il 1° maggio scorso proprio per dare un segnale. Ragionando di lavoro non potevano non includere quei momenti in cui l’esperienza scolastica incontra il lavoro. Il tema non è facile da trattare. Ma, se lo si affronta, ci si deve porre un imperativo, ovvero consentire che l’esperienza dei ragazzi all’interno delle aziende sia vissuta in sicurezza”.

Nello specifico, all’interno del decreto, si sono “potenziati tutti i dispositivi di sicurezza sui PCTO, prevedendo che tutti i ragazzi venissero assicurati a carico dello Stato contro tutti gli infortuni in ambito scolastico”. Un segnale importante, che supera i limiti della precedente copertura, che scattava solo per gli eventi occorsi in palestra o durante i laboratori. E che si estende anche alle attività esterne. “Prima - dice Calderone - le famiglie erano chiamate a pensare a un intervento aggiuntivo attraverso un’assicurazione privata. Ci siamo resi conto che era un intervento fondamentale. La stessa cosa, l’abbiamo estesa a tutte quelle esperienze, come i PCTO, che sono a corollario della vita scolastica”

Parallelamente, però, “è stato fatto in modo di creare un fondo di risarcimento per i famigliari dei ragazzi che hanno perso la vita in ambito scolastico, sperando di non doverlo mai utilizzare in futuro. Siamo tornati indietro fino al 2018, per consentire di procedere anche per quei risarcimenti non ancora sbloccati”. Ma oltre alle maggiori tutele, il Ministro annuncia anche attività del suo ministero per stimolare una trasmissione della cultura della sicurezza sul lavoro anche a scuola.

Per riallineare domanda e offerta di lavoro bisogna puntare sull’innovazione

Infine, rivolgendosi alle ragazze ai ragazzi, non poteva mancare un accenno alle attuali condizioni di lavoro dei più giovani, non sempre esaltanti. Cosa sta facendo il Ministero del Lavoro per migliorare la situazione? “Abbiamo introdotto una serie di incentivi per le aziende che assumono giovani rientranti tra i NEET”. Ma, sempre a detta del Ministro, “il tema della qualità della vita, di che cosa offre il mondo di lavoro, specie in termini di salari e di sicurezze è qualcosa di più ampio. Per questo, non credo sia possibile ridurre un tema così importante a un salario minimo fissato per legge, anche perché bisogna vedere cosa comporta quella retribuzione, specie in termini di tutele”.

Ma per chi volesse aumentare le proprie chance occupazionali, su quali settori consiglia di puntare chi ha un contatto diretto quotidiano con il mondo del lavoro? Per Calderone ci si dovrebbe concentrare su tutto ciò che si collega all’innovazione: “Abbiamo bisogno di tanti laureati nelle discipline STEM, per riposizionare le forze in campo. Specie delle donne, che sono ancora poco presenti nei percorsi tecnico-scientifici. Ma guarderei con molta attenzione anche la tecnologia applicata alla medicina, in vista dell’invecchiamento della popolazione. Credo, poi, tanto in tutte quelle professioni che afferiscono alla gestione delle risorse umane, dovendosi occupare del tema del benessere organizzativo, che si collega al benessere nella vita”.

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