Tre milioni di dispersi con un costo sociale elevatissimo, pari ad oltre 30 miliardi di euro. A rilanciare il dibattitto è Alex Corlazzoli, insegnante e scrittore intervistato da Skuola.net, e avanza possibili strategie: promozione automatica senza debiti formativi ed esami di maturità semplificati.
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Sono 2 milioni e 900 mila gli studenti partiti e mai arrivati al diploma negli ultimi quindici anni nella scuola secondaria statale. Un esercito rimasto senza titolo di studio che ha un notevole impatto sulla società. Il costo sociale, infatti, è impressionante: 32,6 miliardi di euro. Dati imponenti, riportati da Alex Corlazzoli e ripresi dal dossier sulla dispersione nella scuola secondaria superiore, elaborato da Tuttoscuola.
“Rappresentano il 31,9% dei circa 9 milioni di studenti che – denuncia Corlazzoli in un'intervista a Skuola.net - hanno iniziato in questi tre lustri le superiori nella scuola statale, e di questi è come se l'intera popolazione scolastica di Piemonte, Lombardia e Veneto non ce l'abbia fatta. Praticamente uno su tre si è “disperso”, come si dice nel gergo sociologico. E dispersione fa rima con disoccupazione. Secondo l'Istat sono 2,2 milioni i ragazzi Neet, compresi tra i 15 e i 29 anni, che non studiano, non lavorano, non fanno formazione o apprendistato".
IL PROBLEMA IN EURO – Secondo Confindustria, il costo sociale di questa dispersione è stimabile in 32,6 miliardi di euro l'anno e se questi giovani inattivi entrassero nel sistema produttivo nazionale si guadagnerebbero più di 2 punti di Pil. Un fenomeno tutto italiano: “l'incidenza dei Neet in Italia – continua Corlazzone - è significativamente più alta rispetto ai principali paesi europei quali la Germania con il 9,7%, la Francia con il 14,5% e il Regno Unito con il 15,5% e più simile a quella della Spagna che vanta il 21,1%"
TUTTI PROMOSSI – Abbonati tutti i debiti, si promuove con il 6 politico: apparentemente incarna il sogno di tutti gli studenti, in realtà rappresenta una possibile soluzione per ovviare al problema della dispersione scolastica. Chi è a dirlo? L'Ocse nel rapporto in cui vengono formulate cinque raccomandazioni, rivolte ai Paesi membri. “La prima – spiega il docente - invita letteralmente a eliminare la ripetenze, suggerendo la “promozione automatica” o fornendo un tempestivo supporto agli alunni per le materie o i moduli più difficili per tutto il periodo della scolarità obbligatoria. L'OCSE considera fondamentale diffondere nella scuola e nella società la consapevolezza dei costi economici e sociali che le ripetenze e l'abbandono del sistema educativo comportano".
MATURITA’ LIGHT – L’Esame di Stato dovrebbe essere semplificato, mantenendo al massimo 3 discipline, e sprattutto dovrebbe guardare alla scelta post-diploma. In che senso? Semplice, visto che la scuola non ha bisogno di un esame per valutare gli studenti già ampiamente valutati per 5 anni, potrebbe indirizzare la prova d’esame sulla scelta che verrà fatta subito dopo il conseguimento del diploma.
Comprimendo, di fatto, i tempi, nell’interesse di tutti. “L’ultimo anno di scuola superiore – continua Corlazzoli – potrebbe essere utilizzato come 'anno ponte' verso le attività successive attraverso la riduzione delle prove di esame di maturità a due o tre discipline: la scelta di tali discipline dovrebbe vincolare la scelta degli studi successivi (corso di laurea o ITS o altro), con i quali esse dovrebbero essere coerenti, e potrebbe comportare, d'intesa con l'università o altri soggetti formativi e anche lavorativi, il riconoscimento di crediti (CFU per l'università). I vantaggi di una soluzione di questo genere sarebbero molteplici: l'abbreviazione della durata degli studi universitari, una minore mortalità nel primo anno di università (dovuta alla maggiore coerenza tra prove di maturità e tipologia di corso universitario ad esse collegato), un impiego più flessibile dei docenti del quinto anno".