Il nostro Paese fa grandi passi in avanti sui livelli generali di istruzione. Oggi quasi un under 35 su tre è in possesso di una laurea o di un titolo equiparabile, ma siamo al - 30% rispetto alla media comunitaria
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Continuano (lentamente) a crescere i giovani laureati, ma siamo ancora lontani (tanto) dalla media europea: siamo circa il 30% sotto l'asticella comunitaria. Se non fosse per le università telematiche e per le donne saremmo ancora in più indietro. Le nostre ragazze superano di slancio la controparte maschile in termini di tasso di laureati ma cedono il passo quando si tratta di lauree in ambito STEM.
Ma, sebbene queste ultime siano le specializzazioni del futuro e nonostante siano meno gettonate di quelle umanistiche, il tasso di occupazione dei nostri laureati finalmente si avvicina sostanzialmente agli standard comunitari: se nel 2014 il gap era quasi del 40%, oggi è di poco superiore al 20%. A tracciare questo scenario è il nuovo rapporto "Education & Training Monitor", una fotografia del sistema di istruzione e formazione nei paesi dell'Unione realizzata come ogni anno dalla Commissione Europea e analizzata dal portale Skuola.net.
L’Europa viaggia ancora troppo velocemente
Tornando al dato di apertura, nel 2023 la percentuale di giovani adulti - tra i 25 e i 34 anni - in possesso di un diploma di istruzione terziaria si è attestata al 30,6%. Un risultato, questo, in parte figlio dell'aumento tendenziale delle iscrizioni all'università osservato nell'ultimo decennio. Peccato che la media UE, nello stesso periodo, sia stata del 43,1%.
Laureate avanti in tutta l’Unione
Ad avere le probabilità più alte di avere una laurea o similari, come detto, sono le ragazze: sempre nel 2023 sono state il 37,6%, mentre tra i maschi ci si è fermati al 24,4%. Lo stesso, del resto, accade un po’ in tutto il Vecchio Continente. Ma in Italia il divario di genere è tra i più alti dell’area: 12,7 punti percentuali contro gli 11,2 punti di media, ovviamente in favore delle donne.
Sulle lauree tecnico-scientifiche siamo sotto la media continentale
A questo discorso si lega una delle principali criticità, sempre connesse al mondo accademico, che dobbiamo necessariamente affrontare per allinearci al resto della truppa: quella dei laureati STEM. In Italia la loro rappresentanza rimane relativamente bassa, in particolare tra le donne: tra coloro che hanno conseguito il titolo nel 2022, meno di un quarto (23,4%) ha ottenuto una qualifica tecnico-scientifica; la media UE è del 26,6%.
Fuga di cervelli, ma poca importazione
In più, il tasso di completamento dell'istruzione terziaria resta particolarmente basso tra la popolazione di origine estera, sia che si tratti di persone nate nell'UE (15,5%) o al di fuori dell'UE (13,1%), il che riflette una continua difficoltà nell'attrarre persone altamente qualificate.
Le università telematiche mai così in alto
Si è detto della crescita delle iscrizioni, tra le ragioni anche dell’aumento dei laureati. Ebbene, questa è stata favorita in buona parte dalla definitiva affermazione delle università online. Negli ultimi dieci anni il numero di studenti iscritti in un ateneo “telematico” è quintuplicato, raggiungendo le 180.000 unità, mentre la popolazione studentesca delle tradizionali università in presenza è rimasta sostanzialmente stabile.
Ciò è dovuto, probabilmente, alle caratteristiche specifiche di questa tipologia di università, tra maggiore flessibilità nella gestione dell'orario e della frequenza degli studenti, all'assenza della necessità di trasferirsi, passando per la netta riduzione dei costi per trasferimenti casa-ateneo e per i materiali di studio.
Con una laurea si trova più facilmente lavoro
Infine, merita un approfondimento il beneficio che la crescita dei laureati sta portando al nostro sistema-paese in termini di occupazione. È noto, infatti, come un diploma di istruzione terziaria conferisca un vantaggio considerevole sul mercato del lavoro. Ciò si è confermato puntualmente in tempi recenti. All’aumentare dei laureati è aumentato pure il numero degli occupati.
Sempre nel 2023, il tasso di occupazione dei neolaureati (entro i tre anni dal titolo) di età compresa tra i 20 e i 34 ha raggiunto il 75,4 %29 (+22,5 punti percentuali rispetto al 2014, anno in cui era del 52,9%).
La differenza con i tassi di occupazione registrati, invece, dai diplomati della scuola secondaria di secondo grado è evidente, soprattutto se usciti dalla formazione professionale (62,2%) e ancor di più dai licei (48,3%).
Un titolo “tecnico” favorisce contratti migliori
La migliore “collocabilità” si osserva tra i laureati in ingegneria, in discipline afferenti alle nuove tecnologie e in area sanitarie. Poco cambia se si tratta di lauree di primo (triennali) o di secondo (magistrali) livello. I laureati appena citati, inoltre, hanno anche maggiori probabilità di essere assunti con un contratto a tempo indeterminato rispetto ai laureati provenienti da altri settori di studio.