L’ultimo rapporto del Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere aiuta a capire come si muoverà il mercato del lavoro nel periodo 2024-2028. Sempre più alto sarà il bisogno di professionisti impegnati nei settori istruzione e sanità. Soprattutto nella PA
Colloquio-di-lavoro © Tgcom24
Educazione e salute, ma anche edilizia: saranno questi i settori che dovrebbero trainare il mercato del lavoro nei prossimi cinque anni. L’importante è che si possieda un certo livello di formazione. Nel periodo 2024-2028, infatti, una quota rilevante del fabbisogno di occupati riguarderà proprio figure di alto profilo - dirigenti, specialisti e tecnici - attestandosi tra 1,3 e 1,5 milioni di unità. Tradotto: circa il 41% dei nuovi posti di lavoro disponibili sarà riservato a professioni specializzate e tecniche. Ben mezzo milione di posti sarà invece riservato a operai e impiegati. Mentre le professioni commerciali e dei servizi assorbiranno quasi 700.000 unità.
Questo lo scenario previsto dal report “Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine”, elaborato dal Sistema informativo Excelsior di Unioncamere. Con i nuovi posti che saranno frutto sia dell’espansione dell’occupazione sia della necessità di sostituzione di persone in uscita dal mercato del lavoro.
Tra le figure di cui ci sarà più bisogno spiccano gli insegnanti
La fetta più grande sarà rappresentata dal personale docente nelle scuole, private e pubbliche: circa 140 mila nella scuola dell’infanzia e primaria e ulteriori 120 mila in quella secondaria (medie e superiori). Ma anche da “tecnici” che si occupano della nostra salute, come ad esempio infermieri e addetti alla riabilitazione: ne verranno assorbiti attorno ai 180 mila. E dagli addetti ai cantieri, tra costruzioni, mantenimento e rifiniture: almeno 150 mila le richieste attese.
Uno scenario che apre a molteplici opportunità per i nostri giovani, sia laureati che diplomati. Uno “stato delle cose”, questo, di cui molto spesso non hanno contezza quanti si apprestano a bussare alle porte dei datori di lavoro. Una considerazione che ha portato la stessa Unioncamere a lanciare "Che ci faccio col diploma?", un luogo di informazione - ospitato sul popolare portale studentesco Skuola.net - che punta a proprio a orientare le ragazze e i ragazzi, mostrandogli come gira il Paese.
Tante le opportunità offerte dalla PA, soprattutto per i "tecnici"
Tornando all’indagine, se nel 2022 le professioni specializzate - che nelle statistiche vengono associate ai profili dirigenziali - e quelle tecniche hanno rappresentato, rispettivamente, il 17,7% e il 17% della forza lavoro, nel quinquennio che verrà saliranno, in media, al 22% e al 18,9%. In lieve ascesa sarà anche l’incidenza delle professioni impiegatizie, che passeranno dall’attuale 12,3% a un futuribile 14,8%. Sarà soprattutto la Pubblica Amministrazione ad assorbire una buona parte: saranno il 29,4% dei nuovi dipendenti pubblici.
Ma, per tornare al tema iniziale, la PA sarà anche quella che avrà maggior necessità dei suddetti “professionisti” e “tecnici” che, sommati insieme, costituiranno quasi i due terzi (64,9%) degli ingressi. Il settore privato dovrebbe restare poco al di sotto della previsione generale: si parla, per professioni e tecnici, di una consistenza attorno al 34,2%.
Artigiani e operai un po' in difficoltà
Di contro, operai specializzati e artigiani, così come la macro-area dei conduttori di impianti vedranno in termini relativi un certo calo del loro appeal: oggi pesano, rispettivamente, per il 15% e l’8,4% sullo stock delle assunzioni. Nel 2028, sempre secondo le stime di Unioncamere, avranno incidenze decisamente minori: 11,1% e 5,5%. Lo stesso vale per i lavoratori non qualificati, che incideranno per il 9,1%, mentre attualmente nel 2022 erano al 10,7%. Tutto sommato stabili, invece, le professioni commerciali e dei servizi: si attende un passaggio dal 18,9% al 18,5%.
Come anticipato, saranno gli insegnanti a recitare la parte del leone: a tutti i livelli scolastici avranno a disposizione almeno 250 mila nuovi posti di lavoro. Significativa, però, sarà anche la domanda di altri specialisti nell’educazione e nella formazione: circa 60 mila unità, che si dovranno occupare sia della formazione complementare che di quella aziendale, incluse le varie forme online. Tra le professioni tecnico-specialistiche per cui, a seguire, è previsto il maggiore fabbisogno emergono gli specialisti delle scienze gestionali, commerciali e bancarie (attorno ai 100mila), gli ingegneri (50 mila) e i medici (altrettanti 50 mila).
La sanità assorbirà parecchia forza lavoro, a tutti i livelli
Per quanto riguarda i profili tecnici, emergono soprattutto le professioni della sanità, con un fabbisogno stimato intorno alle 180 mila unità. Subito dopo, troviamo i tecnici dei rapporti con i mercati, in particolare tecnici commerciali, del marketing e degli acquisti, per i quali i posti di lavoro nel 2024-2028 dovrebbero superare le 80 mila unità.
Passando ad analizzare gli impiegati, elevata sarà la domanda delle imprese di addetti ad attività di segreteria e agli affari generali: poco meno di 300mila unità. Dopodiché, ci sono gli addetti all’accoglienza e all’informazione della clientela, sia come front-office sia nei call-center: circa 100mila i lavoratori previsti. Il report Unioncamere, però, sottolinea anche il discreto fabbisogno che si registrerà per gli impiegati che operano nell’ambito della contabilità e delle operazioni finanziarie delle aziende, che supereranno le 50mila unità.
Con riferimento alle professioni commerciali e dei servizi di livello intermedio, quasi sicuramente prevarranno i lavoratori nelle attività di ristorazione, in particolare personale di sala e addetti alla cucina: la domanda, qui, potrebbe oltrepassare quota 200mila. Nonché gli addetti alle vendite - commessi nei negozi e assistenti alle vendite nella grande distribuzione - molto vicini anche loro alle 200mila figure. Pure le professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali - addetti all’assistenza e operatori socio-assistenziali su tutti - saranno molto ricercate, con ammontare complessivo di posizioni aperte che si dovrebbe attestare intorno alle 87mila unità.
Tiene il comparto edilizia e costruzioni
Per quanto riguarda, infine, gli operai, tra quelli “specializzati” il fabbisogno più rilevante riguarderà quelli del settore costruzioni: oltre 150 mila gli occupati previsti, in particolare operai addetti alla realizzazione e al mantenimento delle costruzioni oppure operai addetti alla loro rifinitura. Seguono, poi, profili tipici delle industrie metalmeccaniche: da un lato i meccanici artigianali, montatori, riparatori, manutentori macchinari (circa 50mila unità), dall’altro fonditori, saldatori, montatori di carpenteria metallica (circa 30mila unità).
Tra i profili operai “non specializzati” emerge, invece, la necessità crescente di conduttori di veicoli a motore, in particolare conduttori di mezzi pesanti: ben oltre 70mila le unità stimate per il quinquennio 2024-2028.