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Invalsi, un diplomato su 10 ha competenze da terza media

Invalsi, un diplomato su 10 ha competenze da terza mediaIl 9,7% dei maturandi ha "fallito" nelle tre materie rilevate dalle Prove Nazionali. Nei diversi gradi scolastici i dati, anche se in molti casi peggiori rispetto al periodo pre-pandemia, rimangono stabili

06 Lug 2022 - 16:23
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Perché obiettivamente qualche problemino i nostri ragazzi ce l’hanno, e sicuramente ciò che è successo recentemente a livello internazionale non ha aiutato. Ma la buona notizia è che, confrontando i dati del 2022 con quelli del 2021, chi si aspettava un ulteriore tracollo ha dovuto ricredersi. I risultati sono rimasti pressoché stabili e in qualche ambito sono anche migliorati. Anche se rimangono traballanti e di certo non raggiungono i livelli pre-pandemia (o, forse, dovremmo dire pre-Dad). Insomma, bene ma non benissimo. “Gli esiti di quest’anno confermano che si arresta il calo che abbiamo riscontrato con la pandemia. Il fatto che il calo si sia arrestato non era affatto scontato” afferma il Presidente INVALSI Roberto Ricci. Vuol dire che la direzione presa, compresa la ferma volontà del ritorno in presenza degli studenti, è quella giusta. “Però è un cammino tutt’altro che semplice” aggiunge Ricci."Le prove nazionali sono un bene pubblico", afferma la responsabile Rilevazioni Nazionali Alessia Mattei nell’introdurre i risultati delle Prove INVALSI. Un bene pubblico, secondo il parere dell’Istituto di Ricerca, perché si pone l’obiettivo dell'inclusione di tutti gli studenti e perché vuole fornire gli strumenti, a chi di dovere, per abbattere quelle differenze e quelle mancate occasioni di pari opportunità, oltre che i problemi recenti o remoti del sistema scolastico, che in qualche modo ostacolano gli studenti.

Perché obiettivamente qualche problemino i nostri ragazzi ce l'hanno, e sicuramente ciò che è successo recentemente a livello internazionale non ha aiutato. Ma la buona notizia è che, confrontando i dati del 2022 con quelli del 2021, chi si aspettava un ulteriore tracollo ha dovuto ricredersi. I risultati sono rimasti pressoché stabili e in qualche ambito sono anche migliorati. Anche se rimangono traballanti e di certo non raggiungono i livelli pre-pandemia (o, forse, dovremmo dire pre-Dad).

Insomma, bene ma non benissimo. "Gli esiti di quest’anno confermano che si arresta il calo che abbiamo riscontrato con la pandemia. E non era affatto scontato, spiega il presidente INVALSI Roberto Ricci. Vuol dire che la direzione presa, compresa la ferma volontà del ritorno in presenza degli studenti, è quella giusta. "Però è un cammino tutt’altro che semplice", aggiunge Ricci.

Per il resto, rimangono i vecchi problemi mai risolti dell’istruzione italiana: un Sud che rimane indietro rispetto al Nord del Paese, una matematica spesso “ostica e ostile” ai ragazzi, il contesto sociale che ha ancora un grande peso nei risultati degli studenti, sia per quanto riguarda il titolo di studio posseduto in famiglia, sia per quanto riguarda le condizione socio-economiche. Con differenze rilevanti negli esiti tra chi proviene da un contesto avvantaggiato e chi, invece, vive in condizioni sfavorevoli.

Ma soprattutto un dato che fa notizia: praticamente un maturando su 10 non raggiunge simultaneamente in italiano, matematica e inglese le competenze che avrebbe dovuto possedere alla fine della terza media. Se questi conseguiranno il diploma, avranno ottenuto il classico pezzo di carta ma in termini di competenze fondamentali è come se avessero abbandonato gli studi prima del tempo. Ci consoliamo con i segnali di miglioramento, rispetto al periodo pre-pandemia, nelle competenze in lingua inglese.

Ma ecco nel dettaglio, secondo l’analisi effettuata dal portale Skuola.net, quali sono le principali evidenze delle Prove INVALSI 2022.

Scuola primaria, risultati stabili. Ma si intravedono le prime crepe che diventeranno poi voragini
Le primarie restano il ciclo di istruzione dove le difficoltà emergono meno. Troppo pochi gli anni di scuola sulle spalle e ancora scarse le lacune da recuperare, quelle lacune che invece affliggono le scuole secondarie. Anche se qualche segnale inizia a emergere.

In seconda primaria, tre allievi su quattro raggiungono la soglia di adeguatezza sia in italiano che in matematica, cioè il livello atteso dalle indicazioni nazionali per gli alunni che hanno raggiunto questa classe. Per quanto riguarda l’italiano, l’esito è rimasto sostanzialmente stabile, mentre in matematica si inizia a vedere un incremento degli studenti in condizione di maggiore fragilità, che si collocano cioè nelle fasce al di sotto della soglia accettabile (che corrisponde al livello tre). Anche in quinta primaria troviamo risultati per lo più stabili rispetto al 2021. Con la buona notizia che, in italiano, calano di ben 5 punti gli alunni nella fascia più bassa di punteggio. In matematica invece, quest’anno sono cresciuti di ben 6 punti percentuali. E questo non è bene. 

Tra i risultati di quinta primaria c’è anche la lingua inglese, testata nell’ultima classe delle elementari. Per la lingua straniera si nota un miglioramento dei risultati generali rispetto allo scorso anno, con un interessante aumento percentuale di ragazzi che raggiungono il traguardo nella prova di Reading (lettura) e Listening (ascolto): sono più 2 punti percentuali per la lettura e addirittura più 6 punti per l’ascolto.

La variabilità degli esiti: la malattia che affligge la nostra scuola inizia già dalla primaria  
Già dalle primarie, come detto, si iniziano a intravedere i divari territoriali, nonché le differenze di punteggio degli studenti rispetto alla scuola e alla classe frequentata. L’INVALSI è in fatto in grado di misurare la variabilità degli esiti, ovvero quanta parte del risultato medio di ogni studente dipenda dalla classe o dalla scuola in cui è inserito. Un fattore che merita attenzione perché quanto più alta è questa percentuale, tanto minori sono le pari opportunità che il sistema garantisce. 

Per l’italiano, in seconda primaria, il 17,4% del risultato di ogni studente dipende da questi fattori ambientali. Una situazione in linea con gli standard internazionali. Per la matematica questo dato va invece ampiamente sopra quello che definiamo come soglia di accettabilità: il risultato finale degli studenti, infatti, è influenzato per il 29,6% da questo effetto. Soprattutto al Sud e Isole, dove rasenta il 37%.

Questo si conferma anche in quinta primaria: i dati sono simili, se non peggiori; dalla seconda alla quinta primaria, infatti, nel Mezzogiorno e nelle Isole il dato inerente la matematica passa al 42%.  Per l’inglese, l’esito non è molto diverso, con il Reading (lettura) che rivela un comportamento più simile all’italiano e il Listening (ascolto) al comportamento simile alla matematica.

Le differenze territoriali emergono in maniera ancora più evidente se guardiamo le divergenze tra le regioni. Alle primarie, Umbria e Valle d’Aosta conseguono quasi sempre risultati significativamente sopra la media. Mentre in Sicilia, a eccezione della prova di matematica di seconda primaria, gli alunni conseguono risultati significativamente al di sotto della media. In Calabria questo si osserva in quinta primaria.

Purtroppo questo fenomeno non migliora ma rimane più o meno stabile, almeno per l’italiano e la matematica, sia alle scuole medie che alle superiori. Questo vuol dire che, rispetto alla primaria, non emerge un effetto di contenimento delle differenze o delle opportunità formative date dal sistema nei vari gradi scolastici. 

Terza media, circa 4 su 10 non comprendono un testo letto. Solo il 56% raggiunge le competenze base in matematica. Ci consoliamo con l’inglese

Con le Prove Nazionali di terza media facciamo un bel balzo in avanti. Siamo alla fine delle scuole secondarie di primo grado, i ragazzi non sono più bambini e, anzi, tra loro si affacciano i primi segni dell’adolescenza. Ma questo salto spesso non corrisponde a un pari avanzamento sul piano delle competenze acquisite a scuola.  

In Italia, infatti, è il 61% degli studenti che, alla fine della scuola secondaria di primo grado, raggiunge almeno il livello minimo di competenze atteso in italiano. Questo vuol dire che è ben il 39% a non dimostrare di aver acquisito gli insegnamenti che avrebbe dovuto ottenere in terza media. Gli esiti rimangono comunque invariati rispetto a quello dell’anno scorso, e questo per i ricercatori è una buona notizia. Significa infatti che il “crollo” degli apprendimenti dovuto alla pandemia si è interrotto. In questo senso vanno letti i non di certo ottimi risultati dei nostri studenti di terza media in matematica. Raggiungono il livello adeguato solo il 56% dei partecipanti alla Prova INVALSI. Con la Campania, la Calabria, la Sicilia e la Sardegna che rivelano la situazione peggiore, in quanto hanno come esito medio il livello immediatamente più basso rispetto a quello accettabile, che ovviamente non rispetta le indicazioni nazionali.

In inglese va meglio. Raggiunge il livello A2 nel Reading del quadro di riferimento europeo per le lingue - cioè quello richiesto - il 78%. E’ osservabile addirittura una crescita rispetto al 2018 di quanti allievi raggiungono questa fascia di punteggio. Per quanto riguarda Listening le differenze aumentano: nelle regioni meridionale l’esito medio è pari a A1, cioè quello richiesto per la quinta elementare. Comunque sia, il 62% raggiunge livello A2, con + 8 punti percentuali rispetto al 2018.

Seconda superiore, la matematica si conferma il “tasto dolente”: solo il 54% raggiunge il livello adeguato. In Sardegna il 70% è al di sotto
Arriviamo infine alle scuole superiori. Prima di parlare degli studenti maturandi, ci soffermiamo sui ragazzi di seconda: quelli che lo scorso anno hanno “saltato”, per problemi legati alla pandemia, le prove negli ultimi due anni. Per quanto riguarda l’italiano, la quota di studenti che raggiunge il livello di adeguatezza è il 66%. Anche qui ci sono differenze tra le regioni, con i “casi” della Provincia di Trento e del Veneto dove gli studenti hanno risultati sopra la media. A due anni dalla pandemia, per questa materia gli esiti ritornano i livelli del 2018.

Per quanto riguarda la matematica, invece, che si conferma il tasto dolente, solo il 54% raggiunge il livello adeguato. Un risultato, purtroppo, in calo dal 2018. Anche in matematica, c’è l’”exploit” di alcune regioni come Lombardia, Trento, e Veneto, dove è limitato il numero degli studenti fragili, cioè al di sotto del livello di competenze considerato “congruo” per la seconda superiore. Nel mezzogiorno, al contrario, chi non riesce ad arrivare a esiti soddisfacenti cresce, fino a raggiungere addirittura circa il 70% in Sardegna.

Quinta superiore, uno su 2 arranca in matematica. E aleggia il fantasma della “dispersione implicita”
In quinta superiore i nostri ragazzi arrivano al culmine del loro percorso scolastico. Le Prove INVALSI diventano fondamentali per capire cosa è successo in questi 13 anni di scuola. Il riferimento, sono sempre le Indicazioni Nazionali, che stabiliscono quali sono gli apprendimenti di cui si dovrebbe essere in possesso alla fine della scuola. Questi parametri, però, sembrano ben lontani dalla realtà effettiva delle cose: in italiano, ad esempio, solo il 52% arriva almeno al livello “sufficiente”.

Con differenze ancora non trascurabili tra le regioni, con il Sud Italia mediamente al di sotto del livello di adeguatezza e la situazione in Campania e Calabria che si fa preoccupante. Risultati, comunque, simili allo scorso anno, senza quindi grosse riprese né "crolli". Questo vuol dire che sì, vista la situazione vissuta dal mondo scuola in emergenza sanitaria, poteva andare addirittura peggio. 

In matematica, è solo 1 maturando su 2 a raggiungere la fascia di punteggio adeguata. Tutti gli altri, sono al di sotto di essa. Un dato che risente della pandemia? Probabile, visto che nel 2019 la quota di quelli che “superavano” la Prova era al 61%. Per italiano, corrispondeva addirittura al 64%.

Pure per l’inglese non c’è molto da gioire. Appena il 52% raggiunge il B2, cioè il livello richiesto per la lettura. Percentuale comunque in crescita rispetto all’anno scorso, anche se leggermente in flessione rispetto al 2019. Per le competenze relative all’ascolto, l’andamento è diverso, vista anche una maggiore complessità della materia: solo il 38% raggiunge il B2. Anche se, anche in questo caso, c’è un miglioramento rispetto al 2019.

Anche se questi numeri appaiono non di certo positivi, l’Istituto di Ricerca avverte di una riduzione degli studenti “fragili”, con una conseguente diminuzione della cosiddetta “dispersione implicita”, cioè la quota agli allievi che, in tutte le materie rilevate, non arrivano ai traguardi stabiliti dalle Indicazioni Nazionali. Sono quindi “fermi” alle competenze che si aspetterebbero da studenti che hanno completato il ciclo scolastico precedente. Si tratta, oggi, del 9,7% degli alunni di quinta. Era il 9,8% nel 2021 e il 7,5% nel 2019.

I miglioramenti più rilevanti, fa sapere INVALSI, riguardano la Puglia e Calabria dove la dispersione implicita cala in maniera più evidente, intorno a quattro punti percentuali. Ma rientrano comunque tra le regioni dove il dato è più alto, cioè Campania (19,8%), Sardegna (18,7%), Calabria (18,0%), Sicilia (16,0%), Basilicata (12,8%), Puglia (12,2%, Abruzzo (10,8%), Lazio (10,7%).

“L’INVALSI conferma che la scelta della scuola o la classe in cui capiti è una roulette russa”, il commento del direttore di Skuola.net
“Purtroppo lo sanno bene tutti i genitori che devono iscrivere i propri figli ad un nuovo ciclo scolastico: si fa di tutto per cercare la scuola che funziona meglio di altre e, all’interno dell’istituto prescelto, per scoprire la sezione più performante. Questo perché è ormai risaputo che tra scuole dello stesso territorio e classi, della stessa scuola, esistono delle differenze di qualità quasi abissali. E l’INVALSI non ha fatto altro che confermare statisticamente un fatto risaputo a tutti. E col quale dobbiamo iniziare a fare i conti seriamente: la scuola o la sezione in cui capiti non possono incidere così tanto sulla vita degli studenti e trasformarsi in una sorta di roulette russa. Perché poi, se hai un contesto familiare ricco in termini economici o culturali, in qualche modo hai più probabilità di farcela. Mentre al contrario, hai molte più probabilità di non farcela. Gli alunni “fragili” provengono soprattutto dai nuclei familiari meno agiati e da alcuni territori come Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna. I dati per agire in maniera puntuale li abbiamo, sarebbe il caso di iniziare ad usarli…”. Così commenta Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net. 

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