Il 57,8% degli studenti ha scelto il liceo. Ad appassionare i quattordicenni è soprattutto lo scientifico. In calo gli altri percorsi
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I Licei italiani continuano a correre a passo spedito. Il loro appeal, infatti, cresce a gran velocità di anno in anno. Ormai quasi 6 studenti su 10 di terza media, come trampolino di lancio verso i propri obiettivi per il futuro, scelgono di rivolgersi a un indirizzo liceale. Di contro, non sembra avere fine la crisi degli Istituti Professionali, 'Cenerentola' della scuola superiore: proseguendo di questo passo, tra qualche anno meno di 1 ragazzo su 10 li frequenterà. In mezzo, sostanzialmente stabili, gli istituti tecnici. Anche se, poi, come spesso accade i trend non sono gli stessi su tutto il territorio. A dircelo sono i primi dati ufficiali sulle iscrizioni scolastiche alle 'prime' delle scuole secondarie superiori per l'anno 2021/22, - chiuse lo scorso 25 gennaio – diffusi direttamente dal Ministero dell'Istruzione. Confermando, come fa notare l'analisi del sito Skuola.net, un trend iniziato da almeno un decennio: le iscrizioni all’anno scolastico 2012/2013 infatti vedevano i licei, nel loro complesso, ottenere “solo” il 47% delle preferenze.
Liceo Scientifico sempre più in vetta
Un punto e mezzo percentuale lo hanno guadagnato solo negli ultimi dodici mesi. Il 57,8% degli studenti che prenderanno la licenza media, per il prossimo autunno ha scelto di optare per una delle sue tante diramazioni (l'anno scorso ci si fermava al 56,3%). A trainare il successo sono soprattutto i vari indirizzi del Liceo Scientifico che passano dal 26,2% al 26,9% di preferenze. Entrando nel dettaglio, a fronte di un leggerissimo calo dello Scientifico tradizionale (15,1%, rispetto al 15,5% del 2020), si assiste a un piccolo boom per l'opzione Scienze applicate che attira il 10% dei ragazzi (nel 2020 erano l'8,9%, un bel salto). L'indirizzo sportivo, invece, continua più o meno sugli stessi numeri del passato (stavolta è all'1,8%).
Gli altri indirizzi liceali
Continua la discesa del liceo Classico ma l'emorragia di iscritti sembra rallentare: se negli ultimi dieci anni il più tradizionale degli indirizzi ha visto perdere un buon 10% di alunni, stavolta il calo anno su anno è limitato (dal 6,7% al 6,5%). Stessa sorte per il liceo Linguistico, che scende dall’8,8% all’8,4%. Ma, oltre allo scientifico, ci sono altri due licei che stanno crescendo parecchio: sono quello per le Scienze Umane (che passa dall'8,7% al 9,7%) e l'Artistico (dal 4,4% al 5,1%). Pressoché invariati i numeri dei licei Europeo e internazionale (0,5%) e Musicale e Coreutico (0,7%).
I 'tecnici' tengono, i 'professionali' scendono ancora
Come detto, nel complesso non si possono lamentare gli Istituti Tecnici: quasi un terzo delle scelte è ancora a loro appannaggio (30,3%, in calo di appena mezzo punto percentuale). Però con delle differenze tra le due marcio-aree in cui si articolano: il settore Tecnologico migliora passando dal 19,6% al 20,3%; l'Economico scende al 10% (dall’11,2%). Ma il vero crollo (anche se si tratta di una conferma) è quello degli Istituti Professionali: un nuovo 'passivo' di un punto percentuale li porta ad attestarsi all'11,9% di preferenze (nel 2020 erano al 12,9%).
Come sono cambiate le preferenze dei ragazzi
E se torniamo indietro nel tempo, l’ascesa del liceo a scapito delle scuole tecniche risulta ancora più evidente. Come anticipato, le iscrizioni all’anno 2012/2013 mostravano una situazione nettamente diversa, con il 10% in meno di studenti che sceglievano gli indirizzi liceali (erano complessivamente il 47,4%). Molti di più, invece, quelli che optavano per gli istituti professionali, le scuole che - a conti fatti - hanno quindi perso più consensi nel tempo (gli iscritti erano il 21,6%, quasi 10 punti in più di oggi). I tecnici? Oggi come allora, sono abbonati a un terzo degli studenti in procinto di frequentare la scuola superiore (il 31% li sceglieva un decennio fa, ora sono pochi meno).
Scelte frutto di un 'falso mito'?
“Questi dati sono il frutto di una riforma degli indirizzi che ha moltiplicato l'offerta dei licei, rendendola molto più vicina a quella dei tecnici. Nel contempo, i professionali sono diventati molto più simili ai tecnici perché di fatto non permettono di raggiungere una prima qualifica in tre anni come avveniva in passato; per quello ora ci sono i corsi di formazione regionale. – sottolinea Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net – Ma i numeri di oggi certificano anche una volta di più una convinzione radicata nel nostro Paese, ovvero che solo il liceo possa rappresentare un lasciapassare per l'università, anch'essa ritenuta l'unica via per un'occupazione sicura e soddisfacente. Sappiamo, però, che non è sempre vero e che per tanti laureati disoccupati ci sono posti di lavoro vacanti nelle aziende del nostro paese perché mancano le competenze specifiche (mismatch domanda-offerta)”.
La geografia delle iscrizioni
Storicamente, però, per analizzare meglio i dati sulle iscrizioni bisogna buttare un occhio anche alla distribuzione geografica delle scelte. Non tutte le regioni si muovono allo stesso modo. Perché ce ne sono alcune – quasi tutte collocate nel Nord-Est – in cui pur essendo i licei le prime scelte l'attrattività dei tecnici è notevole: se la media nazionale è poco più del 30%, in Veneto si arriva al 38%, in Lombardia al 36,2%, in Emilia-Romagna al 36%, in Friuli Venezia Giulia al 35,7%. Anche questo, peraltro, è un dato in linea con quanto si registrava 10 anni fa. Così come, se già sembra elevato il 57,8% di iscrizioni ai licei, ci sono regioni in cui il dato è impressionante. Stavolta è il Sud a spiccare. Alcuni esempi? Il Lazio (71,2%), la Campania (64,3%), l'Abruzzo (63,9%), la Sicilia (63,8%). Anche qui, guardando indietro, si tratta degli stessi territori dove già i licei andavano per la maggiore. Con una costante: il liceo ha guadagnato mediamente un punto percentuale all’anno di gradimento. A tentare di salvare i Professionali ci pensano l'Emilia-Romagna (15,8%), il Veneto (13,8%), la Basilicata (13,7%), la Toscana (13,5%).
Famiglie sempre più tecnologiche (ma non dappertutto)
Differenze geografiche che, purtroppo, si confermano pure sull'altro elemento forte emerso dal report del Ministero: sempre più famiglie riescono a gestire la procedura di iscrizione online in autonomia, senza richiedere l'aiuto della scuola. Un balzo in avanti di quasi quindici punti (dal 69,4% del 2020 si arriva all'83,7%). Il segnale che, forse, la pandemia – con il ruolo fondamentale delle tecnologie per connettere le persone – ha aiutato a far diminuire il digital divide degli italiani. Peccato che resistano a ogni cambiamento alcune aree da sempre in affanno. Sconfortante la situazione in Calabria, dove il tasso di 'autonomia' è solo del 33,1%; stessa cosa in Sicilia (33,2%), Campania (36,2%), Puglia (37,5%). Qui, in pratica, 2 famiglie su 3 si sono rivolte all'istituto di provenienza per compilare la domanda. Un quadro desolante reso ancora più pesante dal confronto con le prime della classe: Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia e Sardegna, dove ben oltre il 90% dei genitori ha fatto tutto da solo.