Ben 841mila minori e oltre 1,2 milioni di giovani tra i 18 e i 34 anni, attualmente, vivono al di fuori dell’Italia. Gli under 35 incidono per il 42% sul totale delle partenze annuali per espatrio. Senza contare chi decide di spostarsi solo per brevi periodi di studio
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L’Italia sembra essere tornata indietro di un secolo. Perché un numero sempre maggiore di nostri connazionali, soprattutto giovani, lascia il Paese verso altri lidi. A segnalarlo l’ultimo Rapporto “Italiani nel mondo” di Fondazione Migrantes. Secondo l’analisi, attualmente, sono quasi due milioni gli italiani appartenenti alle generazioni più recenti iscritti nelle liste dell’AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero).
Di questi, circa 841mila sono minori (il 14,5% del totale degli espatriati) e oltre 1,2 milioni (ben il 21,8% degli expat) hanno tra i 18 e i 34 anni. E, se per i primi dietro potrebbero esserci ragioni famigliari, come seguire i genitori, per i secondi la motivazione è quasi sempre legata alla necessità, alla ricerca di una prospettiva, umana e lavorativa. Gli under 35, infatti, arrivano a incidere addirittura per il 42% circa sul totale delle partenze annuali per solo “espatrio”. Inoltre, non bisogna dimenticare tutti quelli che partono per progetti di mobilità di studio e formazione – che non hanno obbligo di registrazione all’AIRE - facendo facilmente immaginare che i numeri siano molto più alti.
Le giovani donne partono sempre di più
Ma, al di là del dato complessivo, è soprattutto il trend di crescita del fenomeno che deve preoccupare di più. Dal 2006 al 2022 la mobilità italiana è cresciuta dell’87% in generale, del 94,8% quella femminile, del 75,4% quella dei minori e del 44,6% quella per la sola motivazione “espatrio”. Una fuga che neanche la pandemia ha interrotto ma solamente frenato. Da gennaio a dicembre 2021, ad esempio, si sono iscritti all’AIRE 195.466 cittadini italiani. Anche se le partenze per “espatrio” avvenute lungo il corso del 2021 sono state 83.781, la cifra più bassa rilevata dal 2014, quando erano più di 94 mila.
C’è però da dire che, in tempi recenti, il “peso” della componente giovanile è sempre più importante. Come fa notare il portale Skuola.net, chi è partito per espatrio da gennaio a dicembre 2021 è prevalentemente maschio (il 54,7% del totale), giovane tra i 18 e i 34 anni (41,6%) o giovane adulto (23,9% tra i 35 e i 49 anni), i minori scendono al 19,5%. Replicando quanto accaduto nel 2020, quando a partire sono stati sempre più i giovani e sempre meno gli anziani (-19,6%) e le famiglie.
Le destinazioni degli expat: si cerca di restare in Europa
Il 78,6% di chi ha lasciato l’Italia per espatrio nel corso del 2021 è andato in Europa, il 14,7% in America, più dettagliatamente latina (61,4%), e il restante 6,7% si è diviso tra continente asiatico, Africa e Oceania. Il 53,7% (poco più di 45 mila) di chi ha lasciato l’Italia alla volta dell’estero per espatrio nell’ultimo anno lo ha fatto partendo dal Settentrione d’Italia, il 46,4% (38.757), invece, dal Centro-Sud. La Lombardia (incidenza del 19,0% sul totale) e il Veneto (11,7%) continuano a essere, come da ormai diversi anni, le regioni da cui si parte di più. Seguono: la Sicilia (9,3%), l’Emilia-Romagna (8,3%) e la Campania (7,1%). Tuttavia, dei quasi 16 mila lombardi, dei circa 10 mila veneti o dei 7 mila emiliano-romagnoli molti sono, in realtà, i protagonisti di un secondo percorso migratorio che li ha portati dapprima dal Sud al Nord del Paese e poi, dal Settentrione, oltreconfine.
Sul tema è intervenuto anche il Presidente della Repubblica Mattarella: "A partire sono principalmente i giovani e, tra essi, giovani con alto livello di formazione, per motivi di studio e di lavoro. Che spesso non fanno ritorno, con conseguenze rilevanti sulla composizione sociale e culturale della nostra popolazione. Partono anche pensionati e intere famiglie", ha sottolineato il Capo dello Stato. “In molti - prosegue Mattarella - chi lascia il nostro Paese lo fa per necessità e non per libera scelta, non trovando in Italia una occupazione adeguata al proprio percorso di formazione e di studio. Si deve aprire una adeguata riflessione sulle cause di questo fenomeno e sulle possibili opportunità che la Repubblica ha il compito di offrire ai cittadini che intendono rimanere a vivere o desiderano tornare in Italia".
Expat: sono quasi sei milioni i cittadini italiani all’estero
Più in generale, i cittadini italiani iscritti all’AIRE (al 1° gennaio 2022) sono 5.806.068, il 9,8% degli oltre 58,9 milioni di italiani residenti all’interno dei nostri confini. Con l’Italia che ha perso in un anno lo 0,5% di popolazione residente (-1,1% dal 2020), mentre all’estero è cresciuta negli ultimi 12 mesi del 2,7% che diventa il 5,8% dal 2020. In valore assoluto si tratta di quasi 154 mila nuove iscrizioni all’estero contro gli oltre 274 mila residenti “persi” in Italia.
Il loro identikit? La maggior parte sono i “giovani adulti” (il 23,2% ha tra i 35 e i 49 anni), seguono i “giovani” (il 21,8% ha tra i 18 e i 34 anni), gli “anziani (il 21% ha più di 65 anni), gli “adulti maturi” (il 19,4% ha tra i 50 e i 64 anni), infine i “minori” (il 14,5% ha meno di 18 anni). Oltre 2,7 milioni (il 47,0%) sono partiti dal Meridione (di questi, 936 mila circa, il 16%, dalla Sicilia o dalla Sardegna); più di 2,1 milioni (il 37,2%) sono partiti dal Nord Italia e il 15,7% è, invece, originario del Centro Italia.
Il 54,9% degli italiani (quasi 3,2 milioni) sono in Europa, il 39,8% (oltre 2,3 milioni) in America, centro-meridionale soprattutto (32,2%, più di 1,8 milioni). Gli italiani sono presenti in tutti i paesi del mondo. Le comunità più numerose sono, ad oggi, quella argentina (903.081), la tedesca (813.650), la svizzera (648.320), la brasiliana (527.901) e la francese (457.138).
E se si guardano i dati sul tempo di residenza all’estero, ci si accorge che il revival delle partenze degli italiani è persino più datato, iniziando perlomeno dal 2008-2009. Infatti, il 50,3% dei cittadini oggi iscritti all’AIRE lo è da oltre 15 anni e “solo” il 19,7% è iscritto da meno di 5 anni. Il resto si divide tra chi è all’estero da più di 5 anni ma meno di 10 (16,1%), e chi lo è da più di 10 anni ma meno di 15 (14,3%).
La presenza italiana nel mondo cresce, però, cresce anche a fronte di elementi “esterni”. Tra questi, uno dei più evidenti è l’acquisizione di cittadinanza da parte dei nati in altre nazioni: i cittadini italiani iscritti all’AIRE per acquisizione della cittadinanza dal 2006 al 2022 sono aumentati del 134,8% (in valore assoluto si tratta di poco più di 190 mila italiani; erano quasi 81 mila nel 2006). Anche se l’elemento endogeno per eccellenza rimane la nascita all’estero dei cittadini italiani, ovvero figlie e figli che si ritrovano a venire al mondo da cittadini italiani che risiedono già oltreconfine e che, sempre da italiani, crescono e si formano lontano dall’Italia ma con un occhio rivolto allo Stivale. Gli italiani nati all’estero sono aumentati dal 2006 del 167,0% (in valore assoluto sono, oggi, 2.321.402; erano 869 mila nel 2006).