In famiglia non si dialoga più e spesso i genitori non si accorgono di comportamenti strani da parte dei figli. E c’è anche chi si rifugia nell’isolamento sociale
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Dal cibo ai social, passando per i videogiochi: sono quasi 2 milioni gli adolescenti italiani, appartenenti alla Generazione Z, esposti al rischio di sviluppare dipendenze comportamentali. Ecco la nuova istantanea dei ragazzi di oggi scattata dall’Istituto Superiore di Sanità, che ci regala un quadro preoccupante sulla condizione dei più giovani. Ad esempio, sarebbero oltre un milione e 150mila gli adolescenti che corrono il rischio di sviluppare una dipendenza alimentare, quasi 500mila quelli esposti a una dipendenza da videogiochi. E, come era lecito aspettarsi, anche il web gioca un ruolo chiave in questo contesto, con quasi 100mila giovani che hanno mostrato chiari segnali di una dipendenza dai social media. Senza dimenticare quella da sostanze pericolose, sempre troppo frequente. Abbastanza diffuso, infine, anche il fenomeno dell’isolamento sociale, in alcuni casi anche nella sua forma più estrema, i cosiddetti Hikikomori: una problematica riscontrata nell’1,8% degli studenti delle medie e nell’1,6% di allievi delle superiori.
L’indagine dell’Istituto Superiore di Sanità
L’indagine ‘Dipendenze comportamentali nella Generazione Z’ mette a fuoco i rischi cui vanno incontro i giovani nell’era post-Covid ed è frutto di un accordo tra il Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità. Lo studio si è svolto nel 2022 e si è focalizzato sulle testimonianze di più di 8.700 studenti tra gli 11 e i 17 anni, di cui circa 3.600 frequentanti le scuole secondarie di primo grado e circa 5.100 iscritti alle secondarie di secondo grado. Non solo, la ricerca ha chiamato in causa anche i genitori delle scuole medie, con lo scopo di approfondire il rapporto genitore-figlio e carpire le competenze genitoriali dei rispondenti al sondaggio. A riprenderne i tratti salienti è il portale Skuola.net.
Internet, social media e videogiochi: quasi 600mila giovani a rischio dipendenza
Smartphone e social media viaggiano ormai sullo stesso binario. Nel caso della Gen Z, la frequentazione compulsiva dei diversi canali social - quali Facebook, Instagram, Tik Tok, Twitch ecc. - compromette la sfera di vita quotidiana dei giovani: il 2,5 degli intervistati ha presentato caratteristiche compatibili con la presenza di una dipendenza da social media, si tratta di circa 99.600 studenti. Differenziando le risposte per genere, si evince che nella popolazione femminile il dato tocca il 3,1% - nelle studentesse di 11-13 anni - e il 5,1% nella fascia di età tra i 14 e i 17 anni. Gli effetti, nemmeno a dirlo, sono nefasti. Gli studenti della fascia di età compresa tra gli 11 e i 13 anni hanno 10,1 volte in più di probabilità di avere una ansia sociale grave o molto grave e 5,5 volte in più di presentare un carattere di alta impulsività.
Anche l’abuso di videogiochi presenta il conto agli studenti. Il 12% dei rispondenti - circa 480mila studenti - corre il rischio di sviluppare disturbi legati al gaming. E, pure qui, sono state riscontrate differenze di genere: il genere maschile è più colpito, con la percentuale che arriva al 18% negli studenti maschi delle secondarie di primo grado e al 13,8% negli studenti delle superiori, contro il 10,8% nelle scuole medie e il 5,5% nelle scuole superiori delle coetanee femmine. I più esposti al rischio sono i più piccoli, con il 14,3% di casi a rischio segnalati nelle scuole medie, contro il 10,2% delle superiori. Nel concreto, l’abuso di videogiochi può portare all’insorgere di diverse patologie, in forma più o meno grave. Un fattore di rischio è la depressione, con un rischio di 5,54 volte maggiore nei ragazzi di 11-13 anni e 3,49 nei ragazzi 14-17 anni. E a questa si associa l’ansia sociale grave o molto grave: con un rischio di 3,65 volte maggiore rispetto alla media nei ragazzi di 11-13 anni e 5,80 nei ragazzi 14-17 anni.
La dipendenza dal cibo coinvolge più di un milione di studenti
Oggetto dell’indagine anche il rapporto, non sempre idilliaco, che gli adolescenti hanno con il cibo. In alcuni casi, è stata segnalata una tendenza spasmodica ad assumere in modo incontrollato cibi ricchi di grassi e zuccheri. Proprio la cosiddetta food addiction coinvolge ben 1.152.000 studenti, nella fascia di età compresa tra gli 11 e i 17 anni. Tra questi, più di 750mila sono ragazze: 271.773 delle scuole medie e 485.413 delle superiori. Dallo studio emerge come il 13,1% del campione - quindi circa 523.000 studenti - presenti un rischio lieve di sviluppare una dipendenza da cibo; mentre sono circa 256 mila (6,4%) gli studenti che corrono un rischio moderato. A destare allarme è quel 9,3% (più di 373 mila studenti) esposto a un grave rischio di food addiction, con un picco preoccupante tra gli 11 e i 13 anni: ragazze e ragazzi che hanno un rischio di 11,62 volte superiore di avere una depressione moderatamente grave o grave.
Hikikomori, studenti delle medie e ragazze a forte rischio
Ma non finisce qui. Negli ultimi tempi si è molto parlato degli Hikikomori, cioè di tutti quei giovani che hanno deciso di ritirarsi a vita privata, con il solo schermo - di smartphone o Pc - a fare da collegamento con il mondo esterno. Un fenomeno che non è altro che la manifestazione - in forma clinica - di un prolungato isolamento sociale. Gli studenti delle scuole medie (tra gli 11 e i 13 anni) che hanno rivelato di essersi isolati tutti i giorni negli ultimi 6 mesi sono stati l’1,8% del campione, circa 30.175 tra ragazze e ragazzi. Poco al di sotto si attesta la stima del fenomeno nella fascia di età che va dai 14 ai 17 anni: l’1,6%, circa 35.792 studenti delle scuole superiori. Rispetto al genere, invece, il fenomeno è più presente nella popolazione femminile: nelle scuole medie si registra l’1,9% di studentesse che hanno scelto di chiudersi nella propria camera; dato in ulteriore crescita alle superiori, dove il fenomeno interessa il 2,4% delle intervistate.
Dipendenze pericolose, 1 studente su 5 ha consumato cannabis
In ultima istanza un focus sull’uso e consumo della cannabis. Alla domanda “Hai mai fumato cannabis?” gli studenti delle superiori hanno risposto positivamente per il 22,3%. Qui ad emergere non sono tanto le differenze tra maschi e femmine, quanto piuttosto le diverse sfere comportamentali a cui si associa il consumo di cannabis. Dalle analisi di questo ambito, infatti, si riscontrano percentuali più alte di consumo tra i ragazzi che presentano rischio nella food addiction, nella social media addiction e nell’isolamento sociale, rispetto ai compagni che non hanno mai fumato cannabis. Chi ha fumato cannabis, inoltre, presenta maggiormente comportamenti di doxing (ossia cercare e diffondere pubblicamente online informazioni personali e private) sia praticato che subito, di sexting sia inviato che ricevuto, di attività di morphing (ovvero modificare compulsivamente le proprie immagini con filtri e programmi ad hoc) e di social challenge.
A casa non si parla più
A lasciare delle possibili tracce sui motivi che portano così tanti adolescenti verso una qualche forma di dipendenza, intervengono gli esiti dell’indagine nella parte in cui si è focalizzata sui genitori (degli studenti delle scuole medie). Tra i giovani esposti a rischio di dipendenza da social media, il 75% dichiara di avere una difficoltà comunicativa con i genitori (percentuale che scende al 40,5% tra gli studenti che non presentano rischi evidenti). La paura di essere non essere compresi riguarda anche il 72% dei ragazzi delle scuole medie che presentano una tendenza rischiosa al ritiro sociale (contro il 40,8% di chi non presenta questa tendenza). Dato che scende - seppur in modo lieve - tra coloro esposti alla food addiction: qui è il 68,5% a non dialogare con i genitori o a farlo in modo superficiale, contro il 34,4% di chi non presenta disturbi da dipendenza da cibo. Chi invece corre il rischio di sviluppare una dipendenza da gaming dichiara di non discutere con la propria famiglia nel 58,6% dei casi, a differenza di un 38,3% che dialoga apertamente con i genitori e non presenta i tratti distintivi di questo disturbo.
L’altro lato della medaglia - cioè le risposte dei genitori partecipanti al questionario - ci consegna il quadro completo. Tra i genitori che dichiarano di “non osservare problematiche nei figli legate all’uso rischioso dei videogiochi” vi è l’8,6% che presenta un figlio con rischio di gaming addiction, di cui la famiglia non si accorge. Così come le famiglie che dichiarano di “non osservare comportamenti di assunzione incontrollata di cibi poco salutari nei loro figli”, si ritrovano in casa - nel 20% dei casi - ragazzi affetti da questo disturbo, senza però saperlo.