Nativi digitali e spesso “dipendenti” dall’online. Eppure, quando si tratta di sentimenti, i giovani di oggi preferiscono la dimensione fisica. L’amore nasce soprattutto a scuola o all’università, nelle cerchie di amici e più in generale nei luoghi pubblici. Al contrario, sembra essere iniziata la ‘grande fuga’ dalle App di incontri online, appannaggio ormai quasi esclusivo dei Millennials
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Mentre gli adulti sono convinti che le nuove generazioni trovino l’amore (o affini) sulle App di incontri, la generazione Zeta le ha già mollate da un pezzo. Non è un caso che Tinder, forse la più nota, in borsa stia annaspando dopo le quotazioni record del periodo post pandemico. Ma questo trend mondiale è arrivato anche in Italia, come certifica l’Osservatorio di San Valentino del portale Skuola.net, che ha coinvolto quest’anno un campione di 2.500 ragazze e ragazzi tra i 14 e i 25 anni.
Perché i giovani di oggi hanno sempre più voglia di tornare a una dimensione autentica e sempre meno di rapporti virtuali, anche in amore. Un dato su tutti: circa quattro su dieci hanno conosciuto l’attuale compagno o compagna - o comunque la maggior parte degli amori passati - tra i banchi di una scuola o di un’università. Ma, più in generale, la GenZ non cerca più un potenziale partner attraverso uno schermo. Cosicché le App di dating perdono quota tra i giovanissimi, rimanendo di fatto appannaggio quasi esclusivo dei Millennials.
Quasi nove giovani su dieci non le hanno mai utilizzate. E solo il 3% delle persone attualmente impegnate in una relazione hanno conosciuto il proprio partner in questo modo. Alla base di questa fuga dall’online - almeno in ambito sentimentale - c’è principalmente la percezione negativa che i giovani hanno di questi sistemi: ben uno su due li ritiene poco utili al fine di trovare l’amore e quasi uno su tre addirittura pericolosi.
L’amore della GenZ nasce nel mondo reale
Scuole e università, come detto, sono i luoghi principali in cui scatta il colpo di fulmine. Ma non sono gli unici: il 17% degli intervistati fidanzati ha incontrato l’amore grazie agli amici, che hanno vestito i panni di ‘Cupido’, mettendo in contatto i due innamorati.
Anche i luoghi in cui si passa il tempo libero, però, fanno la loro parte: il 10%, ad esempio, ha conosciuto il partner in discoteca, a una festa o in una sala giochi; il 9% per la strada, in piazza o ai giardinetti. Completano la geografia dei luoghi dell’amore le parrocchie (7%) e quelli in cui si pratica sport (4%).
Insomma, ovunque fuorché nel mondo digitale: appena il 14% ha trovato qui l’attuale partner sommando complessivamente coloro (11%) che hanno conosciuto l’attuale partner online - tra forum, social e gaming - e quelli (3%) con App di dating o incontri.
L’inizio della fine per le app di dating?
Tornando alla fuga dalle App, l’unico segmento che sembra dimostrare una timida propensione verso il dating online è quello maschile: quasi due ragazzi su dieci - dato doppio rispetto alla media - hanno provato almeno una volta le piattaforme di incontri. E chi si definisce “non binario”, non riconoscendosi nella classica dicotomia maschio-femmina: anche qui la percentuale di utenti è attorno al 20%.
Tuttavia, anche tra i maschi la fiducia nelle App risulta marginale e discontinua: solo il 32% ne fa un uso quotidiano, mentre oltre la metà (57%) pensa che il dating online non sia adatto alla ricerca dell’amore ma solo per incontri fugaci.
Le ragazze, invece, sono apparse decisamente più diffidenti, su tutta la linea: tra chi ha evitato il dating online, il 33% ci si è tenuta a distanza per paura (tra i ragazzi il dato si ferma al 25%).
È, ovviamente, troppo presto per celebrare il funerale di Tinder e compagne. Anche se la prova dei numeri fa desumere che in futuro le principali App, tranne rare eccezioni, potrebbero avere poche margine di manovra: giusto per citare un esempio, stando al loro valore sul “mercato”, il titolo in borsa di Tinder è in perdita rispetto ai picchi raggiunti in epoca pandemica (-65% negli ultimi cinque anni).
Diversamente, sono in piena “bolla” le applicazioni dedicate al pubblico LGBTQ+ e non binario, a riprova di quanto si diceva prima: piattaforme come Grindr continuano ad attrarre un numero elevato di utenti.
La GenZ cerca l’autenticità (e le App non sempre la offrono)
In generale, però, la diffidenza la fa da padrona. Per il 48% dei giovani raggiunti dall’indagine, il voto assegnato alle App di incontri è insufficiente, in quanto “luoghi” dove raramente ci si imbatte in persone meritevoli di attenzione. Mentre appena il 27% ha espresso un giudizio “sufficiente”, sostenendo che è possibile fare belle conoscenze, pur ammettendo che si debba faticare parecchio.
Non a caso, quelle poche volte in cui si ha avuto a che fare con qualcuno, l’esperienza di utilizzo non è stata delle più indimenticabili. E ben il 38% degli intervistati ha rivelato persino di avere avuto una “brutta sorpresa”. Il 30% si è detto deluso perché, dopo qualche incontro, il “match” si è rivelato diverso da come si raccontava, mentre il 42% dice di aver vissuto situazioni al limite del “catfishing” (le false identità), con la persona conosciuta che dal vivo appariva molto diversa da quella delle foto caricate sull’App.
Senza dimenticare chi, suo malgrado, è stato vittima di atteggiamenti molesti o di stalking - percentuale che cresce tra le ragazze dove è al 15%, mentre si attesta al 12% tra i maschi - e chi (l’11%) ha addirittura temuto per la sua incolumità durante un appuntamento dal vivo. Dati che non solo spiegano perché quasi la metà della GenZ giudichi negativamente le App, ma anche perché chi le prova poi le abbandona dopo poco tempo.