Secondo gli ultimi dati AlmaLaurea il contesto famigliare influisce sulle scelte degli universitari. I figli dei laureati puntano molto di più su percorsi più lunghi e di livello superiore
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Uno degli aspetti più interessanti evidenziati nell'ultimo Rapporto AlmaLaurea 2021 sul Profilo dei Laureati è sicuramente quello riguarda il forte legame tra il contesto in cui crescono gli universitari e le loro scelte. Perché, come testimoniano i 291mila laureati del 2020 (provenienti da 76 Atenei diversi) interpellati per costruire l'indagine, il background socio-economico condiziona non poco le scelte future dei giovani studenti. In particolar modo, è il livello d'istruzione dei genitori che spesso e volentieri influenza il percorso dei figli. Portando ad affermare che la laurea sia una faccenda sempre più 'ereditaria'? Come mostra l'analisi fatta dal portale Skuola.net.
Classe sociale determinante nella carriera universitaria
Come osservato dal report di AlmaLaurea, infatti, il contesto familiare ha un forte impatto sulle opportunità di completare il percorso di istruzione universitaria. Ad esempio, fra i laureati si rileva una sovra-rappresentazione dei giovani provenienti da ambienti familiari favoriti dal punto di vista socio-culturale: i laureati del 2020 intercettati da AlmaLaurea, provengono per il 31,6% e per il 22,5% da famiglie della classe media (rispettivamente impiegatizia e autonoma), per il 22,4% da famiglie di ancora più elevata estrazione sociale (quindi dove i genitori sono imprenditori, liberi professionisti e dirigenti) e per il 21,9% da famiglie in cui i genitori svolgono professioni esecutive (operai e impiegati esecutivi). Ma non è tutto: la percentuale dei laureati di più elevata estrazione sociale sale al 33,3% fra i laureati magistrali a ciclo unico; un percorso di studio che, com’è noto, comporta una previsione di investimento di durata maggiore rispetto alle lauree di primo livello, investimento che spesso proseguirà con ulteriori corsi di specializzazione. Infine, i laureati con almeno un genitore in possesso di un titolo universitario sono il 30,7% (nel 2010 erano il 26,5%).
I corsi di laurea scelti dai figli di laureati
Il contesto culturale e sociale della famiglia influisce interferisce però anche su un altro aspetto: la selezione dei percorsi. I laureati provenienti da famiglie con livelli di istruzione più elevati, infatti, optano più frequentemente per corsi di laurea magistrale a ciclo unico (qui il 44,2% ha almeno un genitore laureato). Mentre tra i laureati che hanno optato per un percorso “3+2” il dato scende (27,6% per i laureati di primo livello e 31,4% per i magistrali biennali).
Accesso all'università condizionato dalla situazione economica
Proprio in seguito alla pubblicazione del report AlmaLaurea è intervenuto Lorenzo Morandi - Coordinatore di LINK Coordinamento Universitario - che, tramite un comunicato stampa, ha espresso la sua opinione in merito a questo che potrebbe essere definibile come un gap classista per l’accesso all’istruzione superiore. “L’indagine evidenzia quello che come LINK sosteniamo ormai da molto tempo - dice Morandi - ovvero che l’accesso all’università e il completamento degli studi sono ancora in gran parte condizionati dalla situazione economica degli studenti. Si rileva infatti che la quota di studenti che provengono da contesti socio-economici sfavoriti è relativamente bassa, ovvero il 21,9%, addirittura solo il 15,1% se si prendono in considerazione le lauree a ciclo unico come medicina e giurisprudenza.”
Più risorse per la no tax area
Ma l’analisi di LINK sul Rapporto AlmaLaurea prosegue sottolineando anche come la laurea possa definirsi in una certa misura ereditaria: “Sempre guardando alla provenienza degli studenti - sottolinea Morandi - più del 30% ha almeno un genitore già laureato, e di questi studenti il 20% circa compie gli studi nello stesso ambito disciplinare dei genitori, quota che tocca anche 39,3% nell’area sanitaria e 38,7 nell’area giuridica”. Concludendo il suo intervento con le richieste avanzate da LINK al Ministero dell’Università e della Ricerca: “Questi dati ci mostrano che esistono ancora barriere economiche e sociali per l’accesso all’università, e la pandemia ha inciso ulteriormente su questo aspetto. Occorrono strumenti per consentire anche a chi proviene da contesti meno agiati di poter progettare il proprio futuro iscrivendosi all’università. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza in questo non è sufficiente, per questo abbiamo chiesto al Ministero che vengano stanziate risorse per ampliare la no tax area, che vengano potenziati in modo efficace i servizi del diritto allo studio in particolare rispetto a posti alloggio e contributi per l’affitto”.