Assunzioni e nuove assegnazioni non cancelleranno le supplenze. I dati non sono definitivi ma Ivana Barbacci, segretario generale della Cisl Scuola, racconta una situazione che non è così differente da quella degli scorsi anni
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La “supplentite” non è morta: anche quest’anno, secondo il Ministro Valditara, circa 130.000 cattedre dovranno essere coperte da docenti supplenti a tempo determinato, soprattutto per quanto riguarda il sostegno. La buona notizia è che, sempre secondo il titolare di Viale Trastevere, le nuove procedure semplificate per individuarli hanno dato un paio di settimane di vantaggio rispetto alla tabella di marcia. Saranno sufficienti per riempire tutte le cattedre prima dell’avvio delle lezioni?
Per capire meglio cosa devono aspettarsi gli studenti e le famiglie per l’avvio delle lezioni, il portale Skuola.net ha interpellato Ivana Barbacci, segretario generale della Cisl Scuola. Chiedendole anche conto del perché, in uno scenario di precariato così diffuso, ancora una volta si registri il paradosso delle cattedre vacanti per mancanza di candidati idonei o disponibili a occuparle a tempo indeterminato: si tratta del 20,1% delle 50.807 assunzioni autorizzate dal Mef, anche qui un dato in miglioramento rispetto al 52,6% dello scorso anno.
Come si presenta il nuovo anno scolastico? Quante cattedre dovranno essere assegnate, ancora una volta, a docenti supplenti?
“Anche se i dati sono ancora non definitivi, la situazione dopo le nomine in ruolo è sostanzialmente quella degli anni precedenti: le assunzioni coprono a fatica la metà dei posti vacanti. Andrebbe ancora peggio se non ci fosse stata - purtroppo ciò è avvenuto solo per i posti di sostegno - la conferma di una modalità di assunzione che consente di attingere dalle graduatorie provinciali per le supplenze (GPS), visto che le graduatorie dei concorsi non hanno più aspiranti. Un dato significativo, per dire come la strada dell’utilizzo delle GPS meriti la massima attenzione. Mentre la call veloce sui posti comuni ha fatto registrare come in passato un autentico flop (poche centinaia di assunzioni), sui posti di sostegno, per i quali si assumeva dalle GPS, le nomine sono state più di duemila”.
Ma, come sostiene il Ministero, ci sono dei miglioramenti: è davvero così?
“I miglioramenti si sono registrati soprattutto sui tempi di svolgimento delle operazioni, per lo più concluse entro il mese di agosto”.
Mentre quali sono le principali criticità ancora in piedi?
“La criticità che permane è quella di un sistema di reclutamento che, nonostante la valanga di concorsi (ordinari, straordinari, riservati), non soddisfa il fabbisogno di docenti. Un modello centrato ossessivamente e di fatto esclusivamente sui concorsi per esami, con tutte le problematiche che da anni si registrano (quesiti erroneamente formulati, fonte di infinito contenzioso; continue modifiche alla modalità di svolgimento delle prove, disparità do comportamento delle commissioni, ecc.), fa sì che resti vuoto ogni anno, come ho già detto, la metà dei posti da coprire”.
Alla fine, però, in qualche modo la “macchina” scuola riesce comunque a mettersi in modo rapidamente: di chi è il merito?
“Ciò avviene perché le cattedre sono coperte da personale supplente, grazie al quale la scuola può funzionare. Noi, come CISL Scuola, diciamo da tempo che l’esperienza di lavoro dei docenti precari andrebbe sostenuta con adeguati supporti formativi e valorizzata anche offrendo prospettive di stabilità a un lavoro che spesso si svolge per anni nelle medesime condizioni. In qualunque settore professionale l’esperienza di lavoro è una risorsa e un valore, non vedo perché non debba essere così anche per il sistema di istruzione”.
Ma, in concreto, il primo giorno di scuola potrebbero davvero esserci parecchie cattedre scoperte?
“Quando gli studenti torneranno in classe saranno soprattutto le città metropolitane a registrare ancora cattedre senza docente, soprattutto sul sostegno. Questo perché i cosiddetti posti in deroga vengono assegnati con ritardo rispetto all’inizio delle lezioni”.
Da cosa dipende il fenomeno dei professori mancanti, ormai congenito nel nostro sistema scolastico, sia all’inizio delle lezioni che durante l’anno?
“Alla base ci sono due ordini di ragioni. Da un lato non vengono fatte tutte le nomine in ruolo. Dall’altro ci sono diverse assenze in corso di anno, tra dottorati di ricerca, aspettative, posti part time. Così come i posti di sostegno in deroga devono essere coperti di anno in anno”.
A che punto siamo con i concorsi? Sia quelli banditi negli ultimi tempi sia quelli eventualmente in arrivo?
“I concorsi banditi nel 2020 tra ordinari e straordinari sono esauriti in molte classi di concorso e in diverse aree del Paese. Altri hanno graduatorie con molti idonei ma non ci sono posti disponibili: in tali casi non dovrebbero essere banditi nuovi concorsi. Attendiamo, invece, il bando per circa 35.000 posti ma non abbiamo ancora avuto dal Ministero il quadro dettagliato delle disponibilità”.
Si è letto che molti docenti, specie del Sud, stanno rinunciando a firmare contratti a tempo indeterminato, specie verso il Nord per la questione del caro-prezzi, che renderebbe insostenibile la vita lontani da casa: che notizie ha lei?
“Effettivamente è così. Ma, di fronte alla difficoltà di fare scelte di vita impegnative, dove il problema di andare a vivere altrove si somma a costi spesso insostenibili, mi stupisco che ci si stupisca. Teniamo presente che i precari della scuola per lo più non sono giovani ventenni che mettono in gioco solo sé stessi, molto più spesso sono persone con famiglia e figli a carico, che se rinunciano a un’assunzione non lo fanno certo a cuor leggero”.