Secondo uno studio effettuato da Ipsos le nuove generazioni sembrano immerse in una “giungla” da cui è difficile venire fuori senza almeno qualche graffio. La vessazione spesso non è riconosciuta come tale
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Non solo (purtroppo) violenza di genere. Tra gli adolescenti le prevaricazioni, dirette o indirette, sono essere un problema quotidiano: insulti più o meno pesanti, apprezzamenti non richiesti, messaggi anonimi, calunnie, appropriazioni indebite di beni o identità digitali, diffusione non consensuale di immagini intime, palpeggiamenti e perfino botte sembrano essere più diffusi di quanto i singoli, per quanto eclatanti, casi di cronaca facciano presagire. A mostrare questo preoccupante stato delle cose è uno studio effettuato da Ipsos per conto di ActionAid, su un campione di 800 adolescenti, di cui il portale Skuola.net ha provato a fissare i tratti salienti.
In tanti sono esposti a vessazioni continue
Tra i 14 e i 19 anni, ad esempio, circa 1 su 5 è stato spesso oggetto di insulti da parte di uno o più coetanei. Oltre un terzo delle ragazze (36%) ha ricevuto di frequente commenti non graditi mentre camminava tranquilla per la strada. A circa un terzo del campione (29%) e, ancora di più per le ragazze (35%), è capitato in più di un’occasione di finire al centro di pettegolezzi o voci incontrollate sul proprio conto. Quasi un quarto (24%), senza grandi distinzioni di genere, è stato più una volta deriso pubblicamente o escluso da un’attività di gruppo dei coetanei.
Quelli appena descritti, inoltre, sono solo i comportamenti più diffusi. Perché la violenza, per le nuove generazioni, non ha quasi confini. Arrivando, nei casi più estremi, a entrare nella sfera più personale. Oltre 1 adolescente su 10 (il 14% tra le ragazze) è frequentemente oggetto di scherzi o commenti a sfondo sessuale. Una quota simile riceve abbastanza spesso messaggi volutamente provocatori o è bersaglio di telefonate e messaggi anonimi.
Meno presente, ma comunque grave, la violazione dei propri beni: il 9% ha visto più una volta sottrarsi lo smartphone e controllati i propri contenuti (profili social, conversazioni, ecc.), al 6% sono stati sottratti soldi o altri oggetti importanti. Alla stessa percentuale (6%) è capitato di vedere circolare, soprattutto online, foto o video che li ritraevano in atteggiamenti intimi.
Per non parlare dei veri e propri approcci fisici: al 6% è successo di essere stato toccato più di qualche volta nelle parti intime, senza consenso; il 5% è stato picchiato a più riprese. Gesti fastidiosi, questi ultimi, che per fortuna sono in fondo alla scala della violenza. Quanto basta, però, per drizzare le antenne. Perché gli stessi comportamenti sono spesso la premessa di un escalation di prevaricazione che, nei casi più estremi, può portare a conseguenze tragiche.
Inoltre, ci sono alcune caratteristiche della persona che possono trasformarsi in un obiettivo privilegiato da colpire. Sono fondamentalmente tre: l’aspetto fisico, l’orientamento sessuale, l’appartenenza di genere. Più in generale, però, le ragazzi e i ragazzi sembrano avere le stesse probabilità di incorrere in questi incidenti di percorso, in qualità di vittime. Ma, guarda caso, quando si tratta di apprezzamenti ad alta voce, di palpate controvoglia alle parti intime, di diffusione di materiale intimo, di scherzi a sfondo sessuale, le femmine sono nettamente più esposte. Mentre i maschi finiscono più spesso al centro di percosse. Unanime, invece, l’indicazione dei responsabili: sono quasi sempre di sesso maschile, soprattutto se in gruppo.
Non ci si rende conto di cosa si possa fare e di cosa sia vietato
Gran parte del problema, fa notare lo studio, è legato alla percezione che hanno le nuove generazioni di cosa sia la “violenza”. Sui 13 comportamenti violenti censiti dall’indagine, le ragazze e i ragazzi ne riconoscono come tali mediamente solo 7 (nel caso dei maschi) o 8 (nel caso delle femmine). Confermando come tra le giovani la sensibilità sul tema sia più spiccata. Ma resta il fatto che assolutamente nessuno li ha bollati tutti come atteggiamenti da condannare.
Alla fine, però, cos’è che viene considerato “comportamento sbagliato”, tra quelli oggetto dell’indagine? Iniziamo col dire che, di fondo, viene ribadita una maggior riconoscibilità dei gesti di violenza più evidente rispetto a quelli più subdoli. Circa 1 su 5 non considera come forma di violenza cose come: usare le mani contro qualcuno, voler toccare le parti intime di qualcuno senza il suo consenso, fare ad altri video o foto in situazioni intime e poi diffonderli all’insaputa della vittima.
Un gradino sotto, nella scala della sottovalutazione, troviamo comportamenti come prendere in giro qualcuno e sottrarre soldi o beni personali a un'altra persona. Questi ultimi non sono considerati violenti da 3 adolescenti su 10. Preoccupante, poi constatare che appena 1 su 2 addita di atteggiamento violento chi fa scherzi o commenti a sfondo sessuale oppure chi esclude una o più persone dal proprio gruppo solo per il gusto di farlo.
Ancora peggio è osservare che tutti gli altri comportamenti oggetto dell’indagine non siano considerati violenti da oltre la metà degli intervistati. Tra loro figurano: controllare il telefono o gli account social altrui, fare apprezzamenti ad alta voce a chi cammina per strada, mandare messaggi volutamente provocatori, scrivere o telefonare in modo anonimo. All’ultimo posto, riconosciuto come un problema da appena 1 su 5, c’è il fare gossip e spettegolare su altri.