Per la Giornata nazionale della sicurezza nelle scuole torna al centro della discussione lo stato di salute dei nostri istituti. I crolli si moltiplicano: 24 registrati da settembre a oggi, che si sommano ai 61 contati nello scorso anno scolastico. Tra edifici vecchi, certificati di agibilità o di prevenzioni incendi assenti, inadeguatezza rispetto a rischi sismici
© ansa
Alla scuola italiana si chiede un contributo sempre maggiore per la risoluzione di alcuni problemi atavici, come la violenza di genere o la sicurezza stradale. Nel contempo, però, chi pensa ai problemi delle scuole italiane? Le strutture che ospitano i nostri studenti sembrano, infatti, abbandonate a loro stesse. E in alcuni casi cadono, letteralmente, a pezzi.
Le scuole "cedono" sempre più frequentemente
Secondo gli ultimi dati di Cittadinanzattiva, che monitora costantemente lo stato di salute dei nostri edifici scolastici, solo da settembre ad oggi ci sono stati ben 24 episodi di crolli e criticità strutturali di vario genere. Che vanno ad aggiungersi ai 61 registrati durante lo scorso anno scolastico, una media di circa sette al mese: un record assoluto. Numeri che risuonano come una beffa alla vigilia della Giornata nazionale della sicurezza nelle scuole, la cui ricorrenza è stata istituita per legge sulla scia della tragedia occorsa a Vito Scafidi, lo studente che il 22 novembre di quindici anni or sono perse la vita in un liceo di Rivoli, a causa del crollo di un controsoffitto mentre si svolgevano le lezioni in classe.
Un fenomeno, quello della debolezza delle nostre strutture scolastiche, che investe tutti. Come evidenzia l’analisi effettuata dal portale Skuola.net dell’“Osservatorio civico sulla sicurezza delle scuole” 2023 - elaborato proprio da Cittadinanzattiva - il rischio è abbastanza omogeneo sull’intero territorio nazionale. Basta ripercorrere la distribuzione degli episodi più gravi avvenuti tra settembre 2022 e agosto 2023 nel 2022/2023. Dei 61 casi di crollo o cedimenti registrati, 24 si sono verificati nelle regioni del Sud e nelle Isole (il 39% del totale), 23 nel Nord (38%), 14 nelle regioni del Centro (23%).
A livello regionale, invece, i numeri più alti li troviamo in Lombardia (9 episodi). Un gradino sotto ci sono il Lazio e la Campania (8). A seguire Sicilia (7), Piemonte, Toscana e Sardegna (5), Liguria ed Emilia-Romagna (3), Veneto (2). A chiudere, Friuli Venezia Giulia, Puglia, Calabria, Abruzzo, Basilicata, Umbria, tutte con un episodio.
Nello specifico, nella maggior parte dei casi (17) si è trattato di distacchi di intonaco o calcinacci. In 11 episodi a cedere sono stati tetti e solai, in altri 11 il controsoffitto. In 9 situazioni si sono aperte crepe nei muri o nei cornicioni. La caduta di alberi è stata al centro di 7 casi, problematiche varie a porte, finestre, cancelli protagoniste di 5 episodi. Per fortuna, solo in 1 caso c’è stato un vero e proprio crollo. Tra loro, tre episodi riguardano gli Atenei, anche loro tutt’altro che immuni al fenomeno.
Avvenimenti di per loro preoccupanti che, cosa ancora più grave, hanno provocato il ferimento di sei studenti, di un’insegnante, di una collaboratrice scolastica, oltre che danni agli ambienti e agli arredi, l’interruzione della didattica, nonché ingenti disagi e paura per le comunità di riferimento. La tragedia è stata evitata solo per una questione di statistica, visto che si è trattato di episodi avvenuti più che altro di notte, nel week end o in periodi di chiusura delle scuole per le festività.
I nostri edifici scolastici sono vecchi e mal tenuti
Ma perché le nostre scuole sono così vulnerabili? La causa principale è legata alla “vecchiaia" degli edifici: delle 40.133 strutture censite in Italia, quasi la metà (18.889, pari al 47% del totale) sono state costruite prima del 1976. E, più in generale, la loro età media è di 53 anni. Per non parlare, poi, degli istituti “fantasma”: di circa 7 mila scuole non si conosce di preciso il periodo di costruzione.
Molti edifici, dunque, difficilmente sarebbero preparati per tamponare dei fattori supplementari e improvvisi di rischio, come ad esempio delle scosse di terremoto. La diffusione dei criteri di costruzione antisismici spesso confligge con l’anagrafe. E, infatti, le scuole progettate in tal senso sono solo l’11,4% del totale. Non proprio il massimo per un Paese che vede 4 milioni e 300.000 bambini e ragazzi che risiedono in Comuni classificati in territori a rischio sismico elevato (zona 1 e 2).
Anche l’assenza o, perlomeno, la carenza o intempestività nella manutenzione, dovuta alla riduzione degli investimenti per indagini e interventi su controsoffitti, solai, tetti, hanno però il loro ruolo. Rimane, infatti, molto elevato il numero degli edifici scolastici non in possesso dell’agibilità (23.330, 57,90%) né della prevenzione incendi (22.130, 54,92%). Il numero degli edifici privi di collaudo statico è meno alto ma riguarda comunque un numero considerevole di scuole (16.681, 41,4%).
A questo punto, le speranze sono riposte nelle risorse del PNRR dedicate all’edilizia scolastica, che ammontano ad oltre 12 miliardi di euro. Gran parte di loro serviranno, per costruire oltre duecento nuove scuole. Ma, soprattutto, per la ristrutturazione, la ricostruzione, la messa in sicurezza, l’adeguamento o il miglioramento sismico e la riqualificazione energetica degli edifici di molti altri istituti.
“L’edilizia scolastica è la rappresentazione plastica di come la decentralizzazione dei poteri dello Stato iniziata negli anni ‘90 non abbia funzionato a dovere: da fine millennio le scuole non sono più proprietà dello Stato ma degli enti locali. Nel frattempo ci si è “dimenticati” di trasferire adeguate risorse finanziarie ma soprattutto competenze per permettere agli stessi enti locali di sfruttare i fondi straordinari che via via venivano messi a disposizione per costruire nuove scuole o per mantenere in efficienza quelle già costruite. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un patrimonio scolastico che invecchia - e questo sarebbe anche normale, gli edifici non sono usa e getta - senza essere adeguatamente mantenuto o rinnovato. Anche perché nel frattempo le Province, che hanno la competenza sulle strutture delle scuole secondarie, sono state abolite e poi recuperate”, così Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net.