La preside risponde

Liceo del Made in Italy, cosa accade se non ci sono abbastanza iscritti? Il caso di Crema non potrebbe essere il solo

In alcune scuole potrebbe mancare il numero minimo di studenti per poterlo attivare. Cosa succede se questo requisito non si raggiunge? Skuola.net ne ha parlato con la dirigente Cristina Costarelli

20 Feb 2024 - 13:23
Torino - Prima prova per gli studenti del liceo D'Azeglio © ansa

Torino - Prima prova per gli studenti del liceo D'Azeglio © ansa

Dopo la fine delle iscrizioni scolastiche il dibattito si sta concentrando sul neonato liceo del Made in Italy. Gli ultimi dati parlano di 420 studenti che lo hanno scelto su scala nazionale. Ma, normativa alla mano, per alcuni di loro potrebbe essere necessario ripiegare su un altro corso di studi. Perché non è così scontato che riusciranno a frequentarlo. Visto che le loro iscrizioni si sono distribuite su 92 istituti: una media di 4,5 studenti per scuola.

Liceo del Made in Italy: si parte oppure no?

Un dato che, peraltro, ha innescato clamorose dinamiche, come quella avviata da un dirigente scolastico della provincia di Crema che, volendo accontentare l’unico ragazzo candidato per il liceo del Made in Italy, ha annunciato che, come extrema ratio, avrebbe proceduto a un sorteggio per spostare forzatamente gli iscritti al liceo Economico-sociale, indirizzo “gemello” del nuovo percorso, in modo tale da attivare il nuovo liceo nonostante la quasi totale assenza di adesioni. Scatenando ovvie polemiche, che hanno portato a un rapido dietrofront, o perlomeno a una migliore specifica delle intenzioni: il liceo del Made in Italy non sarebbe partito se non con le necessarie, volontarie, adesioni.

Ma il problema esiste eccome. Come dovrebbero comportarsi le scuole in assenza di un numero minimo di studenti? Per fare un po’ di chiarezza, il portale Skuola.net ha raccolto il punto di vista di un rappresentante dei presidi: Cristina Costarelli, dirigente scolastico del Liceo Newton di Roma e Presidente dell’Associazione Presidi del Lazio.

C'è il rischio che l'episodio di Crema, con la pressoché totale assenza di iscritti al percorso Made In Italy, non sia un caso isolato?

“Il liceo del Made in Italy è un indirizzo molto nuovo. Dal mio punto di vista era quasi scontato che le iscrizioni non sarebbero state tante. Quindi situazioni analoghe a quella verificatisi a Crema potrebbero esserci anche in altre parti d’Italia”.

Molti, a questo punto, temono che non si riescano ad attivare i percorsi: esiste un numero minimo di studenti per partire con una prima classe delle superiori?

“Sicuramente esiste ed è fissato dal Dpr n.81 del 2009. Per tutte le prime classi della scuola superiore è di 27 studenti, a meno che non ci siano casi di disabilità, che possono farlo scendere fino a 20. Ovviamente molto dipende dalle situazioni, perché se in una scuola si dovesse formare una sola classe, anche fino a 20 è possibile partire. Un po’ di tolleranza c’è”.

Cosa succede se non si arriva al numero sufficiente di studenti necessario per attivare un indirizzo di studio?

“Il dirigente non può attivare la classe. Quello che, però, può e deve fare è cercare, in accordo con gli uffici scolastici territoriali, delle possibilità di iscrizione degli alunni all'indirizzo richiesto. Qualora questo proprio non fosse possibile, come nel caso degli indirizzi che hanno poche iscrizioni, si potrebbe arrivare alla necessità di dover chiedere ai genitori di questi studenti di fare una scelta diversa. Però il primo passaggio che si che si fa è quello di cercare un'altra possibilità di iscrizione nelle scuole vicine o comunque raggiungibili”.

Il liceo del Made in Italy dovrebbe rientrare proprio nella casistica più difficile da gestire. Cosa potrebbe accadere?

“Una delle possibili soluzioni, visto che questo percorso è stato chiesto soprattutto da scuole che hanno attivo il liceo economico-sociale, potrebbe essere quella di convincere quei pochi iscritti al liceo del Made in Italy a convergere sulla sezione parallela dell’economico sociale. Oppure, qualora quest’ultimo non fosse presente, di rivolgersi ad altre scuole con l’economico-sociale. Anche se per valutare la cosa migliore da fare bisognerebbe conoscere le singole realtà”.

La possibilità di un sorteggio, come si è parlato per la scuola di Crema, è plausibile?

“Il sorteggio è anch'esso un'ultima ratio, successiva ad altri criteri. E comunque non dovrebbe intervenire quando c'è un discorso di non raggiungimento del numero minimo. In questo caso, infatti, tutti devono essere smistati. Il sorteggio è uno degli ultimi criteri a cui si ricorre, invece, nei casi in cui c'è possibilità di accoglimento per alcuni e non per tutti. Ad esempio, nella mia scuola quest’anno abbiamo avuto una cinquantina di esuberi per il liceo scientifico opzione scienze applicate; ma avevamo fissato, a priori, una serie di criteri di selezione basati sulla residenza, sulla presenza di fratelli, sulla disabilità, ecc. In caso di pari punteggio, inoltre, c'è un ulteriore criterio che è l'ordine decrescente di data di nascita. E solo in caso di ennesima parità di punteggio si procede al sorteggio”.

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