Cosa dobbiamo attenderci dal nuovo percorso scolastico annunciato dal Governo? Andrà a sostituire l’istituto tecnico agrario o si affiancherà solamente a esso? Cosa significa, oggi, diplomarsi all’agrario? A rispondere è Patrizia Marini, la preside che era con Giorgia Meloni sul palco del Vinitaly
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Attenzione a non fare confusione: il Liceo del Made in Italy, recentemente annunciato dal Governo, e l’istituto tecnico agrario sono due cose diverse. Nonostante l’accostamento sia stato accennato direttamente dalla premier Meloni, durante l’ultima edizione di Vinitaly, lasciando intendere una sorta di assimilazione tra i due mondi.
Questo, però, è probabilmente avvenuto visto il contesto in cui se ne è parlato e per le parole stesse del Presidente del Consiglio, che ha definito il percorso tecnico come "niente di più profondamente legato alla nostra cultura". Ma come stanno davvero le cose?
Il punto di vista degli "addetti ai lavori"
A fare chiarezza è Patrizia Marini, la dirigente scolastica dell'ITA Emilio Sereni, istituto agrario di Roma nonché presidente della Rete Nazionale degli Istituti Agrari. Ovvero la persona che era al fianco del Presidente del Consiglio mentre pronunciava quelle parole, proprio durante la premiazione dei suoi alunni, che la stessa Giorgia Meloni non ha esitato a definire “lungimiranti”. Questo perché, a suo parere, in istituti come l’agrario “c’è una capacità di sbocco professionale molto più alta di altri percorsi”. Ed è qui che la premier ha preso la palla al balzo per manifestare la volontà di dare forma concreta a uno dei punti del suo programma: il tanto chiacchierato Liceo del Made in Italy.
Ma cosa sarà, in concreto, questa nuova scuola? Un liceo che andrà a sostituire alcuni istituti tecnici, diventando un vero e proprio liceo tecnologico, oppure un percorso che si affiancherà ad essi esplorando nuovi ambiti legati alle nostre tradizioni, anche per quanto riguarda i settori produttivi? Forse è ancora troppo presto per dirlo. Nel frattempo, la preside Marini, rispondendo alle domande di Skuola.net, ha contribuito a togliere qualche dubbio sulle attuali scuole agrarie e su ciò che potrebbe accadere in futuro.
Cosa è l'istituto tecnico agrario oggi: cosa si insegna agli studenti e quali tipo di carriere schiude?
"L'istituto tecnico agrario insegna le nuove tecnologie e prepara gli studenti a vivere una realtà di management digitale completamente innovativo, basato soprattutto sulla cosiddetta “agricoltura 4.0”. Per questo la figura che esce da questa scuola - il perito agrario - può svolgere sin da subito l’attività di perito, può continuare gli studi nelle facoltà prossime al percorso di studi, come Scienze Agrarie, nonché aprirsi a nuove possibilità. Ci sono tanti ragazzi che, ad esempio, si laureano in Legge, in Medicina, in Veterinaria. La preparazione che viene data è solida, importante, con molte materie tecniche specifiche".
Nello specifico, quali settori “copre” l’insegnamento impartito negli istituti superiori agrari?
"Nel nostro caso, si articola in tre percorsi: Viticoltura ed Enologia, l’unica scuola al mondo che dura sei anni, con la specializzazione dopo il quinto; Ambiente e Territorio, che riguarda soprattutto i temi legati all’Agenda 2030 sulla sostenibilità; Produzione e Trasformazione, che ha dà un ampio raggio di preparazione a tutti i livelli su questo tema. Le possibilità che schiude, dunque, sono molteplici. Ma la cosa più importante è che ci sono tantissime possibilità d'inserimento nel mondo del lavoro. Le richieste che giungono alle scuole sono ben maggiori rispetto al numero dei ragazzi che si diplomano ogni anno".
Sul palco del Vinitaly è stato annunciata l’imminente creazione di un Liceo del Made in Italy, associandolo all'istituto tecnico agrario: come ha percepito questa uscita?
"Da parte del Governo è stata ribadita l’importanza di alcune scelte strategiche nel settore afferente alle produzioni e trasformazioni di quello che la stessa premier Meloni ha definito “Made in Italy”, parlando della possibilità di inserire nel prossimo anno scolastico un nuovo percorso, chiamato appunto Liceo del Made in Italy. Una scuola che andrebbe sicuramente a coprire uno spazio del nostro ordinamento sinora lasciato vuoto".
E’ facile prevedere che si andrà verso una “licealizzazione” del percorso tecnico già esistente oppure il nuovo liceo sarà altro? Come si immagina o come auspica che sia il futuro dell'agrario?
"Bisognerà vedere nello specifico, con le variazioni che pensiamo ci saranno, se potrà sostituire integralmente un istituto tecnico agrario, diventando un liceo tecnologico, oppure no. Questo lo capiremo solo a seguito degli incontri con tutta la rete dei soggetti coinvolti. In ogni caso, è encomiabile da parte della Presidente del Consiglio questo grosso impegno in direzione del rispetto del Made in Italy della lotta alla contraffazione (il cosiddetto “italian sounding”)".
Molte famiglie (e quindi studenti) continuano però ad avere un pregiudizio nei confronti dei mestieri tecnico-pratici. Come se lo spiega?
"Purtroppo nelle scuole secondarie di primo grado non sempre viene fatto un orientamento accorto, persistono degli stereotipi, con molti docenti, dirigenti scolastici ma soprattutto genitori che tendono a privilegiare solo e soltanto i percorsi liceali, accantonando quelli tecnici e professionali o quantomeno riservandoli a una tipologia di alunni che però non sempre possono essere all’altezza".
In che senso?
"I percorsi tecnici possono essere anche molto complessi, con tante ore di chimica, matematica, fisica, di lingue straniere, fondamentali per il percorso tecnologico che l’alunno dovrà fare. Per frequentare, in particolare, l’Agrario bisogna poi avere una forte passione per la natura, per l’ambiente, e avere una capacità nuova di vedere il futuro. Non sempre però queste tipologie di scuole vengono comprese bene".
Restando nel suo campo, ancora oggi si sente dire "braccia rubate all'agricoltura" per indicare una persona di scarse capacità intellettive. Cosa risponde?
"I genitori dovrebbero frequentare questi istituti, per toccare con mano le reali possibilità offerte da percorsi del genere. Ricordando che in agricoltura nessuno più zappa la terra ma ci sono delle metodologie e delle tecniche, si usano dei trattori di ultima generazione, collegati con satelliti e Gps. Noi italiani, poi, a differenza di tutti gli altri esperti del settore del resto del mondo abbiamo una grande capacità di essere creativi e di innovare il prodotto continuamente. Partendo dalla tradizione, si arriva a superarla con l’innovazione".