Il sottosegretario con delega all’Informazione ed Editoria è intervenuto su Skuola.net per parlare di corretta informazione già in età scolare
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“Non è mai troppo tardi”, stavolta non - come negli anni ‘60 - per spiegare la grammatica o la matematica di base ma per alfabetizzare gli italiani, sia giovani che adulti, al digitale; per difendere i cittadini da disinformazione e misinformazione, in particolare sul web. A proporlo è il Sottosegretario con la delega all’Informazione e all’Editoria e all’Attuazione del programma di Governo, Andrea Martella. L’occasione per lanciare questa idea è la puntata dedicata ai temi dell’Informazione del talk #piudiprima - la campagna di comunicazione che l’Agenzia Nazionale per i Giovani sta realizzando per il Ministro delle Politiche Giovanili e lo Sport con il supporto di Google e YouTube - durante la quale il Sottosegretario si è confrontato con le domande poste dalla community di Skuola.net e da quella del popolare duo di youtuber theShow.
La scuola, un buon punto di partenza
Il primo passo per attuare questo piano è sicuramente l’introduzione della cosiddetta media education all’interno dell’educazione civica (che da settembre tornerà nei programmi scolastici): “Sarà un passaggio importante, che può determinare una maggior consapevolezza di quel che accade nella nostra società. Ma - aggiunge Martella - bisogna anche pensare ad iniziative che aiutino ad approcciarsi costruttivamente alle tecnologie, al digitale, ai social”. Inoltre, come detto, l’attenzione deve rivolgersi anche altrove: ”Questo discorso vale pure per chi non è più in età scolare”.
L'educazione al digitale riguarda anche gli adulti
“Molta gente - prosegue il Sottosegretario - in questi mesi si è avvicinata al web per informarsi, spesso imbattendosi in qualcosa che non conosceva. Bisogna perciò ragionare su delle politiche da mettere in campo affinché milioni di persone possano essere alfabetizzate al digitale; il che permetterebbe di combattere meglio un’informazione non fondata su dati reali”. L’idea è quella di ispirarsi a un modello divulgativo di successo magari sfruttando come 60 anni fa il servizio pubblico perché, come sottolinea Martella, “Questo è un tema che ha a che fare con la cittadinanza, con i diritti e quindi con la democrazia. È il vivere quotidiano di ognuno di noi: chi è più informato, chi sa accedere a determinati strumenti, è sicuramente un cittadino più responsabile”.
Avvicinare i ragazzi alla lettura
Restando nel campo dell’educazione di base, secondo il Sottosegretario, parallelamente bisogna pensare a delle politiche pubbliche che possano intervenire prima, incentivando un’attitudine alla lettura: “Con l’ultima legge di bilancio - dice Martella - sono stati stanziati 20 milioni di euro, che già dal prossimo anno scolastico saranno a disposizione degli istituti, per consentire l’acquisto di giornali e periodici e avvicinare i giovani a una lettura critica”.
Fondamentale riconoscere le notizie sbagliate
Ma la domanda che quotidianamente molti ragazzi si fanno è molto più immediata: nel nostro piccolo come possiamo fare per migliorare la qualità dell’informazione? Se pensiamo di essere di fronte a una fake news, come ci dobbiamo comportare per evitare che si diffonda? Per rispondere, il Sottosegretario parte da un esempio concreto: “Anche durante il momento più difficile (del lockdown) - racconta - sono apparse delle notizie che sembravano vere ma che invece erano assurde, rischiando di fare dei danni ai cittadini e alla loro salute. Se uno s’imbatte in informazioni del genere si dovrebbe chiedere come evitare che girino ulteriormente. Perciò, proprio in quelle settimane, abbiamo costituito un’unità di lavoro con degli esperti per vedere se sul web, in relazione al coronavirus, ci fossero notizie che potessero mettere in discussione la salute di cittadini. Perché l’accesso all’informazione è sacro, le opinioni sono sacre; sono il sale della democrazia. Nessuno può dare un bollino della verità a questo o a quello. Ma se abbiamo degli strumenti per riconoscere delle notizie infondate è meglio”.
Un hub istituzionale contro le fake news
Un progetto ambizioso che, a breve, potrebbe svilupparsi ulteriormente; per rendere ancora più facile capire quali notizie potrebbero avere qualcosa di strano al loro interno: “Il Governo non deve mettere in discussione le opinioni ma dare strumenti di maggior discernimento” assicura il Sottosegretario. “Per esempio, lo stesso gruppo di lavoro sulle fake news in materia sanitaria ha proposto di creare un hub istituzionale in cui raccogliere le informazioni corrette. Si potrebbero inoltre fare delle campagne di informazione o dei corsi di formazione per i comunicatori attorno a queste materie, per permettere ai cittadini di accedere con maggiore facilità a fonti affidabili”.