ESAMI

Maturità 2021, edizione record: uno su due sopra l’80,  bocciature quasi azzerate e pioggia di 100 e lode

Che la formula della maturità ai tempi del Covid fosse “light” era risaputo. Ma forse pochi si aspettavano che ben il 99,8% degli esaminati sarebbe stato promosso

23 Lug 2021 - 15:10
 © ansa

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La maturità al tempo del Covid è più facile? Gli studenti sostengono di no, i fatti sembrano smentirli; a meno che quest'anno i ragazzi non si siano impegnati molto di più dei loro predecessori. Perché, leggendo i risultati ufficiali degli esami di Stato 2021, appena diffusi dal Ministero dell'Istruzione, è sotto gli occhi di tutti il percorso pressoché netto fatto dai maturandi. Praticamente tutti i candidati sono entrati a scuola per sostenere il maxi-orale (unica prova prevista) e sono usciti con il diploma in mano; peraltro nella maggior parte dei casi con voti alti se non altissimi.

I numeri della Maturità 2021

Il tasso di successo all'esame, infatti, va aggiornato con un nuovo record: la quota di quanti hanno affrontato e superato la maturità arriva al 99,8%, la più alta di sempre (nel 2020 furono il 99,5%, quando però tutti quanti vennero ammessi alla prova - sempre un colloquio orale e basta - senza passare per lo sbarramento di fine anno, buttando dentro anche gli studenti con più difficoltà). E anche paragonando gli ultimi dati con quelli dell'era pre-Covid il rendimento dei maturandi 2021 risulta comunque migliore: a fronte di un numero simile di ammessi (circa il 96% sia nel 2018-2019 che stavolta) quello dei diplomati cresce (dal 99,7% del 2019 al 99,8% attuale).

A ulteriore riprova dell'ottima figura fatta dalle ragazze e dai ragazzi di fronte alle commissioni, poi, ci sono i punteggi ottenuti. Ad esempio, i diplomati con lode sono schizzati al 3,1% (rispetto al 2,6% di un anno fa); con la percentuale più alta che si riscontra, così come lo scorso anno, in Puglia (5,9%), seguita da Umbria (4,8%), Marche (4,4%), Calabria (4,4%). Mentre la schiera delle studentesse e degli studenti con 100 (senza lode) registra un netto balzo in avanti: dal 9,6% dell’anno scorso al 13,5%.

E allargando ulteriormente lo sguardo la situazione non cambia: più di un diplomato su due ha preso un voto superiore a 80; il 52,9% delle studentesse e degli studenti si colloca infatti nella fascia di valutazione 80-100 (rispetto al 48,9% dell’anno scorso). Di conseguenza, si assottigliano le fasce di voto più basse: i 60 passano dal 5,5% del 2020 al 4,8% di quest’anno; i punteggi tra 71 e 80 scendono dal 25% al 23,7%, i 61-70 dal 20,7% al 18,5%. 

I liceali si confermano i più bravi

Per quanto riguarda gli indirizzi di studio, le medie più alte si confermano nei Licei, dove il 4,7% dei candidati ha conseguito la lode, il 17,3% ha raggiunto 100 (numero in aumento rispetto al 12,9% dell’anno scorso), il 18,1% tra 91 e 99, il 21,9% tra 81 e 90. Entrando più nello specifico, il liceo Classico si conferma al primo posto per numero di diplomati con lode (8,5%), seguito dal liceo Europeo (7,5%) e dal liceo Scientifico (7%). 

Decisamente più in basso i diplomati degli Istituti Tecnici e Professionali: nei primi, ha conseguito la lode l’1,7% dei ragazzi (comunque in aumento rispetto all’1,4% di un anno fa), il 10,4% ha ottenuto 100, il 13,1% tra 91 e 99, il 19,3% tra 81 e 90; nei secondi, lode per lo 0,8% (dato da non sottovalutare, visto che nel 2020 furono lo 0,5%), 100 per l’8,4%, voto tra 91 e 99 per il 13% e tra 81 e 90 per il 20,1%.

Ma i neo diplomati sono davvero così bravi?

Numeri che, però, se inseriti in un contesto più ampio stridono un po' o perlomeno invitano a una riflessione: “In una settimana - sottolinea Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net - siamo passati dalla constatazione, fatta emergere dagli esiti delle prove Invalsi 2021, che la metà degli studenti, arrivata in quinto superiore, non raggiunge i livelli minimi accettabili in italiano o matematica allo scoprire che gli stessi studenti sono stati protagonisti della migliore maturità della storia, se non altro tra quelle recente”.

Da dove viene questo paradosso? "Dal fatto - prosegue Grassucci - che stiamo parlando di due rilevazioni diverse: la prima viene dall'Invalsi, che è un test standardizzato eseguito secondo metodologie condivise anche con altri Paesi; la seconda, invece, è la somma delle valutazioni e dei voti assegnati dai docenti che hanno osservato gli studenti nel corso degli ultimi tre anni della loro carriera scolastica”. Gli studenti, dunque, sono preparati o impreparati? Chi ha ragione? “Forse il dato dei Neet, giovani che non studiano e non lavorano - conclude Grassucci - può risolvere la questione: sono ormai arrivati a essere uno su tre. Un dato abbastanza emblematico”.

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