Dopo le prove scritte, per i maturandi è già tempo di pensare all’orale. Si tratta dell’ultimo sforzo che separa gli studenti dall’agognato diploma
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Sessanta minuti per dimostrare, per l’ultima volta in una scuola, il proprio livello di preparazione e di maturazione, al cospetto di una commissione composta per oltre la metà, se consideriamo anche il presidente, da docenti esterni. Questo è il colloquio orale, la terza prova che compone l’esame di Maturità e che andrà in scena, per molti, a partire dal 24 giugno.
I candidati saranno chiamati a rendere conto delle conoscenze acquisite in tutte le materie oggetto dell’ultimo anno di studi, a partire dal “famigerato” spunto: un testo, una foto, un’opera d’arte, predisposte dalla commissione e da cui prendere il via improvvisando sul momento. Nel corso dell’esposizione orale, i maturandi dovranno dimostrare di possedere un solido pacchetto di competenze specifiche: dalla capacità di analisi personale, passando per la formulazione di un discorso chiaro e preciso, che allo stesso tempo integri più discipline in maniera coerente.
A questo si aggiunge la difficile gestione delle emozioni, tipica della vigilia. Ansia, paura, sconforto: sono solo alcune delle sensazioni con cui devono fare i conti gli studenti in queste ore. Ma come prepararsi al meglio all’appuntamento con la commissione? Skuola.net lo ha chiesto a Giovanni Giangiobbe, uno dei tutor più gettonati sul portale specializzato Ripetizioni.it in quanto a preparazione e metodo di studio. Ecco i suoi dieci consigli pratici per lo studio, ma anche per la gestione e il controllo dello stress.
Il primo suggerimento del Tutor è quello di concentrarsi su “un ripasso generale di tutto il programma”. È il modo migliore per dimostrare alla commissione di aver acquisito gli elementi e le nozioni di base di ogni materia. Meglio quindi una conoscenza generale che soffermarsi - anche se bene - su poche discipline: “Di norma - sostiene Giangiobbe - i docenti preferiscono uno studente che abbia una conoscenza generale di tutto, rispetto ad uno ferrato su due-tre argomenti ma che poi non sa niente sul resto: per cui lo studio generale è preferibile rispetto a uno studio mirato”.
Fondamentale, poi, è individuare il luogo più adatto per lo studio. Come spiega Giovanni Giangiobbe, ogni studente ha il suo ‘habitat naturale’: “Ci sono quelli che si concentrano bene in biblioteca, che sono ambienti rigorosi e silenziosi, con regole da rispettare. Altri, invece, studiano meglio a casa, magari con della musica di sottofondo. Altri ancora si concentrano di più all’aperto, ad esempio in un parco pubblico, immersi nel verde”.
Dopodiché, si passa all’impostazione del ripasso. Al riguardo, i dubbi degli studenti sono molti: qual è il modo migliore per fissare al meglio concetti e nozioni? C’è chi preferisce gli schemi, chi le mappe concettuali e chi, invece, si trova meglio a ripetere davanti allo specchio. In realtà, spiega il Tutor, non c’è un modo unico di procedere con lo studio: “La mappa concettuale deve servire come base per la ripetizione orale. Infatti, molti libri risultano prolissi e grazie a uno schema lo studente può focalizzarsi sugli elementi essenziali dell’argomento”. Allo stesso tempo, anche ripetere ad alta voce è importante perché “è anche un modo per vincere la paura di dover fare un discorso in pubblico nonché per curare i dettagli dell’esposizione orale”.
Il docente ha poi provato a sintetizzare la road map dell’esame, delineando tre punti salienti: “Prima fra tutte non lasciarsi sopraffare dall’ansia e dall’agitazione. È necessario rimanere il più calmi e rilassati possibile. Secondo poi, bisogna riposarsi adeguatamente: svegliarsi e studiare gli argomenti prefissati, per poi uscire e svagarsi. Fondamentale è dormire almeno sette-otto ore per notte”. Infine, dare la priorità a se stessi e al proprio benessere psicologico: “Se lo studente non si riposa, non mangia, non trova del tempo per sé, rischia di arrivare al giorno dell’orale con un carico d’ansia eccessivo e senza la dovuta concentrazione”.
C’è poi un piccolo dettaglio che non si può non tenere in considerazione: come gestire la mole di studio che contempla tutte le materie del percorso scolastico? Il Tutor non ha dubbi, per lui la parola chiave in questo senso è “costanza”: “Bisogna studiare costantemente ogni giorno e predisporre un programma che sia efficace. Si deve partire in anticipo, studiare ogni giorno e arrivare il giorno prima dell’esame a dover semplicemente ripassare degli argomenti già studiati e assimilati. Costanza e metodo di studio: sono le uniche regole, non ce ne sono altre”, afferma l’insegnante.
Quando poi ci si sente sopraffatti dalle cose da preparare, è molto importante avere buon senso e spirito pratico. Secondo Giangiobbe, “lo studio deve essere cadenzato, uniforme e diluito nel corso del tempo: si deve studiare un po’ per volta, giorno per giorno, per non arrivare con l’acqua alla gola”. Studiare soltanto nelle ore precedenti l’esame è infatti controproducente e si rischia di arrivare all’evento stanchi e non al massimo della forma, dunque “è preferibile uno studio costante nel corso del tempo, chiaramente partendo in anticipo”.
“Ripetere, ripetere e ripetere”: questo il diktat per lo studio in vista del colloquio orale. Specie per quanto riguarda il ripassone finale, secondo il Tutor, non esistono scorciatoie. “Da soli o in gruppo, a casa propria o in biblioteca, dove si preferisce. Solo con esercizio e ripetizione continua si può arrivare del tutto sicuri di fronte alla commissione d’esame”, spiega Giangiobbe.
Passando alle faccende emotive, in vista dell’esame è basilare cercare di porre un freno alla crescente ansia. In questo caso, la ricetta del Tutor prevede sempre il solito ingrediente: “Il primo modo per evitare i picchi d’ansia è la costanza. Proprio per non arrivare con troppi argomenti da studiare a ridosso dall’esame”. Il docente spiega poi come la messa a punto di un programma di studio giornaliero possa aiutare a combattere i picchi di ansia: “Cercare di rispettare una tabella di marcia giornaliera: è l’unico sistema per non farsi divorare dall’ansia”, afferma Giangiobbe.
Con l’avvicinarsi dell’interrogazione orale, le sessioni di studio si fanno sempre più intense. Secondo il Tutor, però, proprio questo modo di fare contribuisce a generare confusione: “Uno degli errori da evitare è quello di farsi prendere dalla cosiddetta ansia da prestazione, col rischio di bloccarsi e non concludere nulla”. Per questo, il Tutor invita gli studenti alla calma e sottolinea un concetto chiave: “Cercate di fare il possibile, dovete impegnarvi al massimo, perché la maturità è un traguardo fondamentale. Ma senza esagerare. L’esame è solo la prima delle tante sfide che vi attendono nel mondo universitario e professionale. Quindi l’ansia e l’agitazione sono comprensibili, basta non dargli troppo peso”.
In finale, però, c’è un elemento che conta più di ogni altro: la commissione d’esame spaventa, non c’è dubbio, ma dietro i docenti - per quanto severi ed esigenti - ci sono pur sempre delle persone. A tal proposito, secondo Giangiobbe, “può essere utile farsi interrogare da un’altra persona, ad esempio un genitore o un parente o un amico. Farsi porre delle domande per capire se si è in grado di rispondere”. In poche parole, mettersi alla prova, magari inscenando un finto colloquio orale: il confronto è utile per capire quanto si è preparati e, perché no, anche per “stare un po’ più tranquilli in vista dell’esame orale”.