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Maturità 2024, via al colloquio orale: i consigli dell’esperto per affrontarlo

Dopo le prove scritte, per i maturandi è già tempo di pensare all’orale. Si tratta dell’ultimo sforzo che separa gli studenti dall’agognato diploma

24 Giu 2024 - 08:02
 © Ansa

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Sessanta minuti per dimostrare, per l’ultima volta in una scuola, il proprio livello di preparazione e di maturazione, al cospetto di una commissione composta per oltre la metà, se consideriamo anche il presidente, da docenti esterni. Questo è il colloquio orale, la terza prova che compone l’esame di Maturità e che andrà in scena, per molti, a partire dal 24 giugno.

I candidati saranno chiamati a rendere conto delle conoscenze acquisite in tutte le materie oggetto dell’ultimo anno di studi, a partire dal “famigerato” spunto: un testo, una foto, un’opera d’arte, predisposte dalla commissione e da cui prendere il via improvvisando sul momento. Nel corso dell’esposizione orale, i maturandi dovranno dimostrare di possedere un solido pacchetto di competenze specifiche: dalla capacità di analisi personale, passando per la formulazione di un discorso chiaro e preciso, che allo stesso tempo integri più discipline in maniera coerente.

I consigli dell’esperto per prepararsi all’orale

  A questo si aggiunge la difficile gestione delle emozioni, tipica della vigilia. Ansia, paura, sconforto: sono solo alcune delle sensazioni con cui devono fare i conti gli studenti in queste ore. Ma come prepararsi al meglio all’appuntamento con la commissione? Skuola.net lo ha chiesto a Giovanni Giangiobbe, uno dei tutor più gettonati sul portale specializzato Ripetizioni.it in quanto a preparazione e metodo di studio. Ecco i suoi dieci consigli pratici per lo studio, ma anche per la gestione e il controllo dello stress.

Ripassare tutto (anche a grandi linee)

  Il primo suggerimento del Tutor è quello di concentrarsi su “un ripasso generale di tutto il programma”. È il modo migliore per dimostrare alla commissione di aver acquisito gli elementi e le nozioni di base di ogni materia. Meglio quindi una conoscenza generale che soffermarsi - anche se bene - su poche discipline: “Di norma - sostiene Giangiobbe - i docenti preferiscono uno studente che abbia una conoscenza generale di tutto, rispetto ad uno ferrato su due-tre argomenti ma che poi non sa niente sul resto: per cui lo studio generale è preferibile rispetto a uno studio mirato”.

L’habitat naturale per lo studio è…

  Fondamentale, poi, è individuare il luogo più adatto per lo studio. Come spiega Giovanni Giangiobbe, ogni studente ha il suo ‘habitat naturale’: “Ci sono quelli che si concentrano bene in biblioteca, che sono ambienti rigorosi e silenziosi, con regole da rispettare. Altri, invece, studiano meglio a casa, magari con della musica di sottofondo. Altri ancora si concentrano di più all’aperto, ad esempio in un parco pubblico, immersi nel verde”.

Mappe e schemi, la via per lo studio

  Dopodiché, si passa all’impostazione del ripasso. Al riguardo, i dubbi degli studenti sono molti: qual è il modo migliore per fissare al meglio concetti e nozioni? C’è chi preferisce gli schemi, chi le mappe concettuali e chi, invece, si trova meglio a ripetere davanti allo specchio. In realtà, spiega il Tutor, non c’è un modo unico di procedere con lo studio: “La mappa concettuale deve servire come base per la ripetizione orale. Infatti, molti libri risultano prolissi e grazie a uno schema lo studente può focalizzarsi sugli elementi essenziali dell’argomento”. Allo stesso tempo, anche ripetere ad alta voce è importante perché “è anche un modo per vincere la paura di dover fare un discorso in pubblico nonché per curare i dettagli dell’esposizione orale”.

È il momento di riposare

 Il docente ha poi provato a sintetizzare la road map dell’esame, delineando tre punti salienti: “Prima fra tutte non lasciarsi sopraffare dall’ansia e dall’agitazione. È necessario rimanere il più calmi e rilassati possibile. Secondo poi, bisogna riposarsi adeguatamente: svegliarsi e studiare gli argomenti prefissati, per poi uscire e svagarsi. Fondamentale è dormire almeno sette-otto ore per notte”. Infine, dare la priorità a se stessi e al proprio benessere psicologico: “Se lo studente non si riposa, non mangia, non trova del tempo per sé, rischia di arrivare al giorno dell’orale con un carico d’ansia eccessivo e senza la dovuta concentrazione”.

La parola chiave è “costanza”

 C’è poi un piccolo dettaglio che non si può non tenere in considerazione: come gestire la mole di studio che contempla tutte le materie del percorso scolastico? Il Tutor non ha dubbi, per lui la parola chiave in questo senso è “costanza”: “Bisogna studiare costantemente ogni giorno e predisporre un programma che sia efficace. Si deve partire in anticipo, studiare ogni giorno e arrivare il giorno prima dell’esame a dover semplicemente ripassare degli argomenti già studiati e assimilati. Costanza e metodo di studio: sono le uniche regole, non ce ne sono altre”, afferma l’insegnante.

Pianificare le giornate di studio

  Quando poi ci si sente sopraffatti dalle cose da preparare, è molto importante avere buon senso e spirito pratico. Secondo Giangiobbe, “lo studio deve essere cadenzato, uniforme e diluito nel corso del tempo: si deve studiare un po’ per volta, giorno per giorno, per non arrivare con l’acqua alla gola”. Studiare soltanto nelle ore precedenti l’esame è infatti controproducente e si rischia di arrivare all’evento stanchi e non al massimo della forma, dunque “è preferibile uno studio costante nel corso del tempo, chiaramente partendo in anticipo”.

Il trucco per il ripassone finale

 “Ripetere, ripetere e ripetere”: questo il diktat per lo studio in vista del colloquio orale. Specie per quanto riguarda il ripassone finale, secondo il Tutor, non esistono scorciatoie. “Da soli o in gruppo, a casa propria o in biblioteca, dove si preferisce. Solo con esercizio e ripetizione continua si può arrivare del tutto sicuri di fronte alla commissione d’esame”, spiega Giangiobbe.

Come combattere l’ansia

 Passando alle faccende emotive, in vista dell’esame è basilare cercare di porre un freno alla crescente ansia. In questo caso, la ricetta del Tutor prevede sempre il solito ingrediente: “Il primo modo per evitare i picchi d’ansia è la costanza. Proprio per non arrivare con troppi argomenti da studiare a ridosso dall’esame”. Il docente spiega poi come la messa a punto di un programma di studio giornaliero possa aiutare a combattere i picchi di ansia: “Cercare di rispettare una tabella di marcia giornaliera: è l’unico sistema per non farsi divorare dall’ansia”, afferma Giangiobbe.

La Maturità è solo il primo banco di prova: niente paura

 Con l’avvicinarsi dell’interrogazione orale, le sessioni di studio si fanno sempre più intense. Secondo il Tutor, però, proprio questo modo di fare contribuisce a generare confusione: “Uno degli errori da evitare è quello di farsi prendere dalla cosiddetta ansia da prestazione, col rischio di bloccarsi e non concludere nulla”. Per questo, il Tutor invita gli studenti alla calma e sottolinea un concetto chiave: “Cercate di fare il possibile, dovete impegnarvi al massimo, perché la maturità è un traguardo fondamentale. Ma senza esagerare. L’esame è solo la prima delle tante sfide che vi attendono nel mondo universitario e professionale. Quindi l’ansia e l’agitazione sono comprensibili, basta non dargli troppo peso”.

Importante mettersi alla prova con i compagni di avventura

 In finale, però, c’è un elemento che conta più di ogni altro: la commissione d’esame spaventa, non c’è dubbio, ma dietro i docenti - per quanto severi ed esigenti - ci sono pur sempre delle persone. A tal proposito, secondo Giangiobbe, “può essere utile farsi interrogare da un’altra persona, ad esempio un genitore o un parente o un amico. Farsi porre delle domande per capire se si è in grado di rispondere”. In poche parole, mettersi alla prova, magari inscenando un finto colloquio orale: il confronto è utile per capire quanto si è preparati e, perché no, anche per “stare un po’ più tranquilli in vista dell’esame orale”.

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