Dal credito scolastico deriva una buona parte del punteggio finale dell’esame, ma quali sono i criteri in base ai quali viene attribuito?
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L’esito della Maturità si decide quasi esclusivamente prima che inizi l’esame di Stato. Perché il passaggio più selettivo e decisivo per l’esito finale avviene tramite gli scrutini di fine anno. Se infatti all’esame finale è praticamente impossibile essere bocciati - solo lo 0,1% lo scorso anno - ben più probabile è l’eventualità di essere fermati prima di sostenere le prove: nel 2022 il 3,8% dei candidati non è stato ammesso all’esame.
“L’assegnazione del credito scolastico è legata alle tabelle del decreto legislativo 62/2017, riprese dall’ordinanza ministeriale. Negli scorsi anni il credito ha subito varie modifiche: era stato di massimo 60 punti nel 2020, poi di 50 nei successivi due anni, adesso torna a 40 punti. I crediti vengono calcolati in base alla media aritmetica delle valutazioni di ciascun anno (terzo, quarto e quinto anno). Ci sono, poi, delle fasce di media per cui tra il sei e il sette sono previsti tot crediti, e così via. In concreto, si tratta della somma di massimo 12 punti per il terzo anno, di 13 per il quarto anno e di 15 per il quinto anno. Chi ha il massimo dei crediti arriva con 40, che sono anche il criterio base, tra l’altro, per avere la lode, assegnabile all’unanimità dalla commissione soltanto a chi arriva alla conclusione dell’esame con tutti i crediti scolastici e il massimo punteggio nelle prove finali”.
“La decisione di muoversi all’interno della fascia è del consiglio di classe in sede di scrutinio, su proposta di qualcuno dei presenti”.
“Sì. Poniamo l’esempio di un alunno che ha una media di 8,44: dal punto di vista aritmetico, andrebbe verso il punteggio minimo di quella fascia, perché non supera l’8,50. Se quel ragazzo ha però degli ‘aspetti’ che si possono valutare per migliorare la media, il credito può passare alla fascia più alta. A ciò contribuiscono delle attività definite dai collegi docenti. Noi come liceo ‘Newton’ ci siamo orientati verso le attività aggiuntive, progettuali e di ampliamento dell’offerta formativa che propone la scuola. Quindi, valutiamo se un ragazzo ha partecipato al progetto del pranzo di Natale, oppure se svolge servizio d’ordine in manifestazioni particolari. Quindi se svolge delle attività aggiuntive all’interno della scuola, queste vengono considerate ai fini del miglioramento della fascia. Altre scuole considerano anche attività esterne, ad esempio certificazioni, partecipazioni a competizioni sportive ecc. Dipende da quello che ogni scuola delibera. Noi abbiamo fatto la scelta di orientarci alle attività interne alla scuola perché parlare di attività all’esterno potrebbe creare differenziazione di opportunità: ci sono famiglie che non possono permettersi certe attività per questioni economiche”.
“Sempre il decreto legislativo 62/2017 prevede l’ammissione all’esame con una - e soltanto una - insufficienza in una disciplina. Il problema sorge quando le insufficienze sono due o più. Consideriamo che c’è un voto di consiglio: i docenti arrivano in sede di consiglio ciascuno con il voto della propria disciplina. Poi c’è la valutazione del consiglio di classe, fatta nella sua interezza. Quindi ci sono delle considerazioni rispetto al percorso dei cinque anni, e rispetto a periodi critici vissuti dai ragazzi, come il Covid, che ancora quest’anno grava sui ragazzi che arrivano all’esame. Se c’è qualche lieve insufficienza si può quindi pensare di portarla al sei. Ma, formalmente, alla fine dello scrutinio si può andare all’esame con un solo voto sotto il sei. Quindi, se sulle altre discipline si vuole fare un ragionamento di sostegno, di supporto e di considerazione più ampia è il voto di consiglio che deve portarle a sei”.