Il distanziamento sociale dovuto alla pandemia ha trasformato radicalmente la vita quotidiana e scolastica dei ragazzi, cambiando gli equilibri e portando a grandi rinunce. Ma il nuovo rapporto Istat mostra divari consistenti tra studenti italiani e ragazzi di origine straniera che frequentano la scuola secondaria nel nostro Paese
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I due anni di pandemia che abbiamo sulle spalle hanno cambiato radicalmente la vita quotidiana dei ragazzi. A scuola ma anche al di fuori di essa. Trasformando il modo di vivere le amicizie e modificando la percezione delle dinamiche familiari. Scavando, inoltre, grandi differenze tra gli studenti italiani e quelli con cittadinanza straniera.
E’ quanto emerge dal rapporto “Indagine sugli alunni delle scuole secondarie” appena pubblicato dall’Istat. Il portale Skuola.net ne riassume i passaggi principali.
Oltre ad analizzare il vissuto scolastico, in particolare per quanto riguarda la Dad, i dati dell’istituto di ricerca dipingono quello relazionale dei giovanissimi. Emerge così che è diminuita generalmente la frequenza con la quale si sono frequentati gli amici al di fuori dall’orario scolastico rispetto a prima della pandemia e, di contro, sono aumentati i contatti virtuali attraverso l’utilizzo di chat e social network. Ma l’espandersi del virus e le politiche di distanziamento che ne sono derivate hanno colpito anche “la casa”, con un peggioramento percepito della situazione economica della famiglia per molti ragazzi, in particolare tra coloro che già si sentivano in difficoltà prima dello scoppio dei contagi dal 2020.
Studenti e pandemia: con gli amici si passa dal “face to face” al FaceTime
La crisi delle relazioni tra gli studenti in Italia si vede, come detto, soprattutto nei rapporti con gli amici fuori dall’orario scolastico: rispetto a prima della pandemia è diminuita per il 50,5% degli alunni delle scuole secondarie, ben 1 su 2. Anche se il 49% di loro ha sentito molto la mancanza dei compagni di scuola durante il distanziamento. Così chat e social network sono stati in questi anni, “un’ancora di salvataggio”, visto che il ricorso alla tecnologia per comunicare è cresciuto per il 69,5% dei ragazzi.
Di fondo, complessivamente, esiste un divario, registrato da Istat, che riguarda il sentiment dei ragazzi stranieri che frequentano la scuola in Italia rispetto agli studenti italiani. Infatti, a frequentare meno gli amici “di presenza” è stato il 50,9% degli alunni con cittadinanza italiana, mentre per gli alunni stranieri il dato si ferma al 46,2%. Questa differenza è dovuta, spiega l’istituto di ricerca, dal fatto che, come si è già rilevato in passato, i ragazzi stranieri hanno meno frequentemente relazioni con i pari (Istat, 2020). Particolarità confermata dai dati del 2021: già prima della pandemia il 17,3% degli alunni stranieri delle scuole superiori non vedeva mai amici fuori dall’orario scolastico contro il 5,8% degli alunni italiani.
Anche per quanto riguarda il ricorso a chat e social network, si assiste a un approccio leggermente divergente tra i due “universi”. Pur essendo aumentato sia per gli alunni italiani che per gli stranieri, questi ultimi hanno compensato un po’ meno il distanziamento fisico dagli amici con la tecnologia: il loro utilizzo è aumentato per il 69,9% degli italiani e per il 64,1% dei ragazzi con origini estere.
L’attività che è mancata di più? Viaggiare
Un periodo di tempo lunghissimo caratterizzato da restrizioni ha inevitabilmente fatto rimpiangere le attività di svago considerate “normali” nel tempo pre-pandemico. A pochissimi non è mancato nulla (2,5% degli italiani e 6,6% degli stranieri). Tra le varie cose, poter esplorare Paesi e località viaggiando è ciò che è mancato di più agli alunni delle scuole secondarie (così per il 51%); subito, dopo, viene la libertà di uscire (49%). Solo dopo, a distanza ravvicinatissima, viene la frequentazione di “feste, cene e aperitivi” (48%).
Anche in questo caso ci sono notevoli differenze tra gli alunni con cittadinanza italiana e non: queste occasioni di incontro sociale sono mancate al 48,9% degli italiani e al 37,3% degli stranieri. Differenze riscontrate anche per la mancanza di pratica sportiva, sofferta dal 42,9% degli italiani e dal 35,7% degli stranieri. Tuttavia, va detto che i ragazzi con cittadinanza non italiana praticano meno frequentemente sport e frequentano meno feste con amici (Istat, 2020). Se, quindi, apparentemente la pandemia avrebbe avuto un minor impatto sulla loro vita quotidiana (non scolastica), questo potrebbe ricollegarsi, secondo Istat, alla loro “minore partecipazione sociale”.
Famiglie più povere durante la pandemia
Le relazioni sociali sono inevitabilmente diminuite negli ultimi due anni e questo ha portato a passare molto più tempo a casa, in famiglia, anche tra i giovani. La pandemia ha infatti condotto a un peggioramento percepito delle condizioni economiche della propria famiglia: a pensarla così è il 29,4% del campione analizzato. Il dato, ovviamente, si differenzia in base alla condizione di partenza: si sente “più povero” il 28,7% degli italiani e ben il 39,1% degli stranieri.
Pur osservando che si tratta di una percezione soggettiva dei ragazzi, influenzata da numerosi fattori, che non corrisponde necessariamente alla situazione economica oggettiva del nucleo familiare, i più colpiti sono coloro che già erano in difficoltà: tra quanti si percepivano già poveri in precedenza (4,0% degli alunni italiani e l’11,3% degli alunni stranieri delle scuole secondarie) la situazione è peggiorata nel 68,5% dei casi.
La scuola in Dad non è piaciuta agli studenti (e neanche ai dirigenti scolastici)
Inevitabile il capitolo scuola: Istat rileva che ben il 70,2% degli alunni delle scuole secondarie ha trovato più difficile seguire le lezioni a distanza, quasi il 51% segnala problemi di connessione a casa. Anche qui la provenienza conta: i ragazzi stranieri hanno dovuto gestire situazioni logistiche più complesse durante la Dad. In generale, comunque, frequentare la scuola online non ha convinto la larga maggioranza degli alunni delle scuole secondarie: il 67,7% preferisce la didattica in presenza; le ragazze quelle che la sostengono in maniera più convinta (69,5%) rispetto ai ragazzi (66,1%). Tra gli alunni stranieri, invece, il dato si abbassa notevolmente (60,3%).
La Dad non ha riscontrato grande successo neanche tra i dirigenti scolastici coinvolti dall’indagine, per i quali il cambiamento radicale nella vita scolastica e quotidiana dei ragazzi dovuto alla pandemia ha penalizzato il loro apprendimento: solo il 6,7% pensa che l’emergenza non abbia avuto nessun effetto negativo, mentre una quota non indifferente (il 29,8%) crede che il problema abbia investito addirittura tutti gli studenti. La maggior parte, tuttavia, pensa che i cambiamenti abbiano danneggiato solo una fetta dei ragazzi (63,4%).