Amanda Ferrario è la preside di una delle 176 scuole che hanno attivato i nuovi percorsi in 4 anni della filiera tecnica e professionale. Una novità che partirà già dall’a.s. 2024/25, con la possibilità, per gli studenti, di iscriversi già in questi giorni
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Sono 176 le scuole che hanno deciso di attivare un percorso della nuova filiera tecnico-professionale 4+2, in partenza dal prossimo anno scolastico 2024/25. Mettendo a disposizione degli studenti, in totale, circa 200 nuovi percorsi di scuola superiore. Che avranno l’obiettivo di far arrivare le ragazze e ragazze a uno di questi diplomi, dall’approccio molto pratico, in soli quattro anni. Dandogli poi l’opportunità di proseguire per un ulteriore biennio di specializzazione, soprattutto all’interno del sistema ITS Academy. La regione più rappresentata è la Lombardia, con 27 istituti che hanno aderito alla sperimentazione. Ma, subito dietro, c’è anche una folta schiera di scuole del Sud Italia: la Puglia conta 27 istituti, la Calabria 24, la Sicilia 21, la Campania 20. Segno che nel Mezzogiorno si scommette su questi percorsi.
Il punto di vista del dirigente scolastico
Le iscrizioni sono già aperte nella finestra che va dal 18 gennaio al 10 febbraio 2024, come per le altre opzioni di scuola superiore. Ma, nello specifico, come funzionano questi indirizzi? Come verranno organizzati dal punto di vista della didattica? In cosa si differenziano dagli istituti tecnici e professionali tradizionali?
Per capirlo, il portale Skuola.net ha parlato con Amanda Ferrario, dirigente scolastico dell’ITE Tosi di Busto Arsizio (Varese), una delle scuole in prima linea nell’attivazione dei nuovi corsi e da sempre istituto particolarmente attento all’innovazione. La quale, oltre a illustrare i pilastri della riforma ha anche lasciato intravedere come, questa, potrebbe rivelarsi una scommessa vincente.
Quali sono le caratteristiche peculiari dei nuovi percorsi quadriennali sperimentali al via negli istituti tecnici e professionali?
“Tra le caratteristiche principali c’è sicuramente una stretta connessione con il mondo reale, con le aziende e le professioni più ricercate. Ma c’è anche un legame forte con gli sviluppi scientifici che stanno in questo momento aprendo a borse di ricerca. Più in generale, c’è una vicinanza a tutto il mondo scientifico. Il che significa laboratori nuovi, discipline che finalmente si agganciano alla realtà e non rimangono semplicemente teoriche, diventando molto pratiche. Nella mia scuola, ad esempio, verrà fatta una progettazione seria, con due mesi l'anno reali, cioè otto settimane, passate in alternanza scuola lavoro in contesti altamente qualificati e specifici, a cui si aggiunge un mese l'anno in tirocinio in un paese dell'Unione. Il tutto a partire dal secondo anno di frequenza”.
Prendere la maturità in 4 anni invece che 5 che cosa comporta?
“Tutte le cose nella vita, lo sappiamo perfettamente, non si basano sulla quantità ma sulla qualità. Questo passaggio ristruttura un percorso, mettendolo finalmente in linea con tutti i migliori percorsi europei e del mondo, dando ai ragazzi un enorme vantaggio competitivo, se pensiamo che nel mondo si finisce mediamente la scuola superiore a 18 anni, in alcuni contesti anche a 17. Laddove da noi si tengono sui banchi fino a 19 anni studenti che hanno già la patente, votano, che sono cittadini a tutti gli effetti; una cosa che non ha più senso”.
Si studia di più o si studia in maniera diversa?
“Si studieranno meglio i fondamentali all'inizio del percorso di carriera scolastica: italiano, matematica, inglese. Per poi, nella seconda parte del curriculum di studio, concentrarsi sulle discipline di indirizzo. Ciò significa mettere in sinergia diverse conoscenze e non isolare il sapere. Bisogna fare questo passo in avanti, questa è un'occasione fantastica”.
Nel suo istituto sono già attivi percorsi quadriennali tecnici relativi a una precedente sperimentazione. C'è una differenza rispetto alla nuova?
“Non moltissima se non appunto la definizione specifica del numero di settimane passate in alternanza. Per il resto la nostra progettazione era già all'avanguardia. Lo dimostra il fatto che, a iscrizioni appena iniziate, nella prima ora di apertura della procedura abbiamo ricevuto 112 domande, con una grande preferenza dei percorsi quadriennali vecchi e nuovi. Attualmente siamo arrivati a 365. Tant'è che noi abbiamo mantenuto anche due vecchi indirizzi che avevamo: Relazioni internazionali per il marketing e Amministrazione e finanza. E ne abbiamo creati due nuovi, Turismo e sistemi informativi e replicato Relazioni internazionali, con la peculiarità della lingua araba”.
Come mai questa scelta di dare molta attenzione alle lingue straniere?
“Perché l'altra grande caratteristica di questi percorsi è quella di puntare sull'internazionalizzazione, quindi in tutti i nostri percorsi quadriennali, anche Sistemi informativi aziendali, che nel quinquennale hanno solo una lingua, diventano multilingue. Almeno due, se non tre. Lingue non più solo europee, ma anche arabo, russo, giapponese. Questo significa andare nel mondo, rendere i nostri studenti cittadini del mondo”.
Per chi frequenta i licei, dopo la Maturità è abbastanza fisiologico completare la formazione all’università. Chi frequenta questi percorsi quadriennali, cosa deve aspettarsi all’uscita?
“Abbiamo costruito dei percorsi di filiera, ciò vuol dire che avendo io un istituto tecnico di natura economica, ho costruito questo tipo di filiera: nelle Relazioni internazionali per il marketing, avendo vicino per esempio gli aeroporti di Malpensa ho preso contatti con loro oppure con l'ordine dei commercialisti, con Confindustria, con le migliori aziende del settore per tutta la parte dei Sistemi informativi aziendali. Dopo un percorso di questo tipo lo studente ha più opzioni. Voglio entrare nel mondo del lavoro? Avrò un grande vantaggio competitivo dato, per esempio, dal tirocinio. Voglio andare frequentare un ITS? Saprò esattamente quali competenze mi serviranno perché l'ITS è in filiera e quindi è uno sbocco assolutamente naturale. Mentre un'università affine con il mio percorso può essere un ricco completamento del percorso stesso”.
Come valuta, in generale, la riforma della filiera tecnico-professionale nel suo complesso?
“Io guardo con favore a questa riforma; anche se, onestamente, è una valutazione che andrebbe fatta su tutto il ciclo degli studi. Io sono stata per tanti anni dirigente scolastico in un liceo classico a Milano. Ma, per quanto io provenga da una cultura del tutto umanistica, sono convinta che, se non ancoriamo strettamente la parte culturale a una parte concreta, reale, la scuola non sarà mai competitiva e non sarà mai in grado di dare ai nostri ragazzi degli strumenti spendibili. Siamo nel mondo dell'intelligenza artificiale, siamo nel mondo velocissimo delle comunicazioni, siamo in un mondo che deve insegnare a stare dentro il processo, a conoscerlo per poterlo anche in qualche modo orientare. Ciò significa che il percorso va rivisto, che bisogna dare ai nostri ragazzi la possibilità di muoversi e fare conoscenze diverse in altri contesti. Negli anni della scuola superiore e poi nel segmento universitario. La scuola tutta in Italia ha bisogno di una profonda rivisitazione”.
Come dovrebbe essere, a suo modo di vedere, questa ristrutturazione?
“Dovrebbe essere seria, reale e concreta, attuale, che guardi al presente, che guardi a tutto quello che sta succedendo e che dia ai nostri ragazzi gli strumenti per poi affrontare le difficoltà del mondo. Quindi tante lingue fatte bene, che portino il ragazzo a conoscere e visitare i luoghi delle lingue che studia, qualunque esse siano. Con tanto dibattito, per far sì che i nostri ragazzi abbiano spirito critico, siano capaci di sostenere una tesi o confutarla, di leggere un testo e rendersi conto che la natura della fonte è o meno autorevole. E ancora, dovrebbe permettere di poter lavorare in gruppo e per obiettivi. E poi dovrebbe passare soprattutto dalla formazione dei docenti”.