La linea questa volta è quella del pugno di ferro. In una circolare indirizzata alle scuole superiori, il Ministero dell’Istruzione e del Merito invita i dirigenti scolastici a perseguire i responsabili delle occupazioni
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Il Ministero dell'Istruzione e del Merito ha scelto di adottare la linea dura contro le occupazioni scolastiche. O meglio, di ricordare a tutte le scuole quali sono i comportamenti da attuare sulla base di obblighi normativi e prassi già molte diffuse. In un documento inviato ai dirigenti scolastici di tutta Italia, da un lato il Ministero ha applaudito le misure prese da alcuni presidi che hanno evitato l’occupazione con forme alternative di protagonismo studentesco come l'autogestione o l’assemblea di istituto. Dall’altro, laddove l’occupazione è stata inevitabile, ha sottolineato che si possono chiedere conto agli studenti “rivoltosi” dei disagi procurati.
Occupazioni, i dirigenti scolastici chiamati a intervenire: chi rompe paga
Secondo la nota ministeriale, “è necessario stimare la portata dei danni degli eventuali atti vandalici, considerando che troppo spesso se ne fa carico l’intera collettività e non gli autori. Pertanto, dovranno essere poste a carico degli studenti responsabili le spese per le pulizie straordinarie che si siano rese necessarie e per il ripristino o la sostituzione di arredi, sussidi didattici, computer e ogni altra attrezzatura di proprietà della scuola. Si confida nella consueta e fattiva collaborazione".
Non solo, segnalando anche come le occupazioni “nei casi più gravi hanno persino impedito l’accesso al dirigente scolastico e al personale di segreteria, causando non solo l’interruzione dell’attività didattica, ma impedendo anche il regolare svolgimento delle funzioni amministrative”, la circolare invita espressamente i presidi a prendere seriamente in considerazione eventuali sanzioni di carattere disciplinare. Sottolineando come l'occupazione esponga gli studenti “a possibili reati, anche legati al danneggiamento di beni pubblici, che le SS.LL sono tenute a denunciare”.
Un atto che secondo il MIM si è reso necessario, dopo che ”anche in quest’anno scolastico alcune scuole sono state teatro di occupazione da parte di gruppi di studenti che hanno impedito il regolare svolgimento delle lezioni, per periodi considerevoli, ledendo il diritto costituzionale allo studio della maggior parte degli studenti non aderenti alle occupazioni e causando, in molti casi, danni consistenti agli arredi sia fissi che mobili, alle dotazioni laboratoriali e alle strutture”.
Così, pur avendo apprezzato la "disponibilità all'ascolto" di molti docenti, il Ministero ha riscontrato che “non sempre si è raggiunto il risultato sperato, a volte anche a causa della presenza durante le occupazioni di soggetti esterni alle scuole”.
"Non si può punire un diritto": il Codacons contro la circolare del MIM
In attesa della sicura replica degli studenti, a prendere le loro parti, un po' a sorpresa, ci ha pensato il Codacons: “Forse il Ministro Valditara farebbe bene a tornare sui banchi di scuola e ripassare il diritto costituzionale", tuona il suo presidente Carlo Rienzi. "Nel nostro paese - prosegue - esiste infatti un diritto storicamente conformato e riconosciuto dalla società che autorizza gli studenti ad utilizzare gli istituti scolastici anche per assemblee, discussioni e contestazioni, fino ad arrivare alle occupazioni come simbolo di lotta studentesca. Minacciare denunce e azioni di risarcimento verso chi occupa le scuole non solo rappresenta una ingiustificata limitazione dei diritti degli studenti, che sono i principali fruitori delle scuole, ma viola in modo palese l’art. 51 del codice penale secondo cui 'l'esercizio di un diritto esclude la punibilità'" ha concluso il presidente del Codacons.
La legge già parlava chiaro, ma è difficile applicarla alla lettera
Dal punto di vista normativo “la circolare non inventa nulla. Infatti i dirigenti scolastici, in quanto pubblici ufficiali, sono tenuti a denunciare i reati di cui vengono a conoscenza e, al momento, occupare un edificio scolastico impedendo lo svolgimento delle lezioni è un reato. Più difficile far pagare i danni agli “occupanti”: in primo luogo perché vanno identificati e poi perché, qualora i diretti interessati si rifiutassero, bisognerebbe percorrere necessariamente le vie legali, con tutti i tempi e costi derivanti. E in un paese come l’Italia, non è detto che tutti i magistrati siano disponibili a condannare gli studenti”, così Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net.