Si potrà entrare tramite un’App che certifica la maggiore età o attraverso fornitori che già possiedono i dati personali (SPID, gestori telefonici, banche). Ma la privacy sarà garantita
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Dopo i fatti di Caivano lo Stato vuole rendere sempre più difficile per i minorenni accedere a contenuti online non appropriati alla loro età. Così, dopo aver introdotto, poco meno di dodici mesi fa, un parental control sulle SIM intestate ai minori, oggi è la volta della ricerca di un sistema affidabile per verificare che i minori di 18 anni non possano entrare in tutti quei siti potenzialmente pericolosi, specialmente se utilizzati nel bel mezzo del processo di crescita. È di questi giorni, infatti, la notizia dell’emanazione da parte dell’AGCOM - l’Autorità garante per le comunicazioni - di un regolamento che mira a consentire l’ingresso a determinate categorie di siti, preventivamente individuati, solo dopo essersi autenticati ed essere stati “certificati” come maggiorenni.
Le linee guida (in attesa del via libera dell'UE)
Il regolamento, che si inserisce nel processo di attuazione della legge n.159 del 2003 - nata proprio dal cosiddetto “Decreto Caivano” e che punta a contrastare il disagio giovanile - è ora al vaglio della Commissione Europea. Ma in attesa che da Bruxelles arrivi il semaforo verde, l’AGCOM ha già delineato le linee guida per strutturare il processo di autenticazione o di verifica dell’età. Per quanto riguarda i possibili destinatari, lato web, del provvedimento il pensiero va inevitabilmente ai siti pornografici.
Ma l’elenco può essere davvero lungo. Includendo, ad esempio, quelli di scommesse, di vendita di armi, che incitano all’odio e alla discriminazione, passando per quelli che promuovono pratiche che possono danneggiare la salute fisica e mentale (siti che supportano bulimia, anoressia, uso di sostanze stupefacenti, alcol, tabacco, sette, ecc.), sistemi per anonimizzare la navigazione in Rete. E, più in generale, tutti quelli giudicati “non idonei” agli utenti più piccoli. Potendo potenzialmente abbracciare, quindi, molte altre categorie.
In definitiva, fa notare il portale Skuola.net riportando la notizia, si tratta delle stesse categorie di siti attualmente “schermate” dal già citato parental control, imposto al termine dello scorso anno dalla stessa AGCOM a tutti gli operatori di telefonia: attualmente, perciò, chi accede a Internet da una SIM intestata a un minorenne non può navigare nei siti “consigliati a un pubblico adulto”. Già questo sistema ha indubbiamente rappresentato un passo avanti sul tema della “age verification” per l’accesso a determinati tipi di contenuti. Ma i più “smanettoni” non hanno avuto grosse difficoltà ad aggirare il blocco, usando dei sistemi di VPN o rivolgendosi all’immancabile e controversa piattaforma Telegram, che non poteva essere preclusa del tutto ai minorenni.
Come funzionerà la verifica dell'età digitale
Ora, invece, saranno i siti che ospitano contenuti sensibili a dover verificare l’età degli utenti, attraverso un certificato digitale che la certifichi oppure mediante un sistema di età digitali, entrambi forniti da erogatori di servizi come la SPID o da altri soggetti, pubblici o privati, che per legge siano tenuti all’identificazione dei soggetti con cui hanno rapporti come banche o compagnie telefoniche. Dal punto di vista pratico, il sistema proposto dall’Autorità prevede due passaggi, logicamente separati: prima l’identificazione e poi l’autenticazione della persona identificata. E ciò dovrà avvenire all’inizio di ogni sessione di utilizzo del servizio vietato agli under 18. Informando l’utente (e solo lui) sull’esito dei vari momenti del processo di accesso al sito.
Perché la privacy verrà comunque protetta. Gli amministratori delle piattaforme, infatti, dovranno richiedere la verifica dell'età ma in nessun caso potranno trattare, gestire o utilizzare per scopi di profilazione o commerciali i dati personali che servono per entrare (estremi del documento d'identità, fotografia o video dell’utente). Insomma, il gestore del sito pornografico di turno dovrà limitarsi a ricevere un certificato di maggiore età digitale, senza sapere chi è la persona che lo sta presentando né potendosi impossessare delle informazioni personali di chi frequenta le sue pagine.