Circa un diplomando su dieci, dopo le prove scritte, punta al voto massimo (con o senza lode). Un’impresa complessa solo in apparenza
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Sessanta non fa paura, cento non fa cultura. Questa è una delle frasi motivazionali tipiche dei maturandi del nuovo millennio, che sono abituati a misurare il voto in centesimi invece che in sessantesimi, come hanno fatto i loro genitori. E un fondo di verità c’è, perché è molto più probabile diplomarsi con il massimo punteggio, magari con la lode, che con il minimo. L’anno scorso - numeri ministeriali alla mano - fu proprio il 10% tondo tondo ad arrivare al risultato d’eccellenza (100 o 100 e lode). Mentre solo il 5% si è fermato al 60/100.
Maturità, nel 2023 il 18,1% si attestò tra l'81 e il 90
In mezzo, tutti gli altri. Che di solito vanno a piazzarsi soprattutto nelle fasce medio-basse. Nel 2023, il grosso dei diplomandi - oltre il 55% - prese un punteggio tra 61/100 e 79/100: il 26% raccolse tra 61 e 70, il 29,2% tra il 71 e l’80. Salendo ulteriormente, il 18,3% si attestò tra l’81 e il 90. Mentre l’11,5% non andò oltre un voto tra 91 e 99; a un passo da quel 10% di eccellenti di cui si è già detto. Nello specifico: il 7,3% conseguì 100/100, il 2,7% riuscì ad aggiungerci anche la “lode”.
L'indirizzo scolastico "pesa" sul voto finale: licei al top
Se, poi, gli alunni in questione frequentano un indirizzo liceale allora le loro chance di successo potrebbero crescere ulteriormente e comprendere anche chi al momento è meno speranzoso. Un anno fa, infatti, addirittura il 13,6% delle ragazze e dei ragazzi in uscita dal liceo mise la propria bandierina sulla vetta più alta: il 9,4 con il “semplice” 100/100, il 4,2% anche con la “lode”. Con dei clamorosi picchi a Classico (21,3% di “centenari”) e allo Scientifico (16,7%). Un po’ più ardua potrebbe, invece, essere l’impresa per gli iscritti a un istituto tecnico o professionale: qui nel 2023 i “cento su cento” furono, rispettivamente, il 6,8% e il 5% del totale, in linea con gli studenti che invece si sono fermati al minimo.
Maturità, lo scorso anno le performance migliori al Sud
C’è però anche un’altra variabile da considerare per inquadrare meglio le proprie prospettive di voto: l’area geografica di provenienza. Visto che, alcune regioni del nostro Paese, fanno registrare risultati molto alti mentre altre restano un po’ sotto media. Difficile dire ora quali saranno le “regine” del 2024. Ma, seguendo lo storico degli esami, già si può immaginare che chi abita nel Sud Italia parte avvantaggiato. Dodici mesi or sono, per dire, la performance migliore si ebbe in Calabria, dove il 17,5% dei maturandi arrivò al “cento” e solo il 4,2% si diplomò con “sessanta”.
Niente male neppure quanto accaduto in Puglia (15,5%), in Sicilia (14%) e in Umbria (13,8%), anche qui con grande margine rispetto ai promossi col minimo, che veleggiarono intorno al 4%. Un divario che si assottiglia fino a ridursi progressivamente in regioni come la Valle d’Aosta (3,8% di “centenari”), Lombardia (5,5%), Trentino Alto Adige (6,4%), Piemonte (6,8%) e Veneto (6,9%). E, più in generale, man mano che si ridiscende la Penisola il punteggio di Maturità tende a salire.
A questo punto, l’auspicio del 9% dei maturandi 2024 - raggiunti da un sondaggio di Skuola.net, che ne ha intervistati 4.000 - di potersi maturare con il massimo dei voti sembra non essere così peregrino, soprattutto in certe zone d’Italia o in alcuni indirizzi di studio.