I CONSIGLI

Prime insufficienze a scuola: le regole d’oro per recuperare i brutti voti

Qualche inciampo iniziale capita a tutti, ma come fare in modo che le delusioni scolastiche non diventino troppe e si perpetuino? Valentina Vollaro, insegnante specializzata nelle lezioni private, ha individuato semplici regole da applicare per correre ai ripari e salvare l’anno

25 Ott 2024 - 17:06
 © Ansa

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I primi mesi di scuola sono sicuramente intensi. Ma non per tutti gli studenti allo stesso modo. C’è chi mette da subito in cascina degli ottimi risultati, utili per il prosieguo dell’anno. Tanti, però, si scontrano con difficoltà e delusioni: verifiche che vanno male, voti che non rispecchiano le aspettative e un crescente senso di smarrimento.

Con dei buoni consigli rialzare la china è più facile

Le insufficienze, specie per chi frequenta le classi iniziali dei cicli scolastici, in particolare le superiori, sono sicuramente una doccia fredda. Normale sentirsi scoraggiati di fronte a un brutto voto. Ma arrendersi in partenza sarebbe un errore. C’è tempo per recuperare alla grande. E, spesso, la chiave per uscire da questa impasse non è studiare di più, ma capire come farlo meglio.

Come reagire in maniera costruttiva agli inciampi di inizio anno? Ad aiutare gli studenti a riprendere la retta via ci ha pensato Valentina Vollaro, Tutor esperta di Ripetizioni.it - piattaforma leader in Italia per le lezioni private - che ha voluto condividere con quanti più alunni possibile i suoi preziosi consigli per il recupero scolastico.

Un brutto voto non è una sconfitta

“Un brutto voto non deve essere visto come una sconfitta, né all'inizio di un nuovo ciclo scolastico né durante un percorso di studi già avviato”, così esordisce Valentina Vollaro.

Tutto il contrario. Può suonare strano, ma le insufficienze possono essere un’importante opportunità per prendere consapevolezza dell’impegno necessario e ottenere i risultati voluti: “Verifica andata male? Magari proprio questo può aiutarti a capire quali aspetti della materia richiedono maggiore attenzione e dedizione”.

Un insuccesso, in definitiva, dovrebbe essere interpretato come una spinta a rimboccarsi le maniche e migliorare. “La presa di coscienza”, sottolinea l’insegnante, “è sicuramente il punto di partenza con cui portare avanti anche un percorso di crescita di stampo personale”.

Non è tempo di mollare

“Non arrendersi di fronte alle difficoltà, anche quando sembra che tutto remi contro”, spiega poi Vollaro. Naturalmente è facile sentirsi scoraggiati dopo un’insufficienza ma, secondo la docente, l’unico modo per superare questi momenti è rialzarsi e affrontare le sfide con nuove energie. E questo non vale soltanto per la scuola e lo studio, ma per la vita in generale.

Anche perché, aggiunge la Tutor, “la società in cui viviamo fa credere ai ragazzi che un obiettivo possa essere raggiunto con facilità e senza grandi sforzi, senza tanto impegno. Ma non è così: l'unico modo è lavorare e concentrarsi”.

Non nascondere un brutto voto ai tuoi genitori

Quando si riceve un brutto voto o si attraversa un momento difficile a scuola, il dialogo con i genitori può fare la differenza. Confrontarsi con loro, spiega la docente, non dovrebbe essere visto come un obbligo o una minaccia, ma piuttosto come una possibilità di trovare supporto. Spesso, il timore di deludere o essere giudicati blocca il dialogo, ma è importante ricordare che i genitori sono le prime persone pronte a offrire aiuto (anche perché sono quelli con cui si vive più a stretto contatto).

Secondo Vollaro, infatti, non bisogna avere paura di mostrare le proprie fragilità: “Un vero genitore dovrebbe comprendere e cercare sempre un contatto, senza criticare né contestare, ma piuttosto indirizzare e accettare anche gli insuccessi”.

La sincerità è dunque fondamentale. Affrontare apertamente i problemi non solo permette di trovare soluzioni insieme, ma evita anche spiacevoli sorprese. Non è mai una bella esperienza, ad esempio, quando i genitori vengono a conoscenza di un’insufficienza per vie indirette, magari attraverso il registro elettronico: “Non parlarne potrebbe soltanto essere dannoso per lo studente”, sottolinea Vollaro.

Studiare di più non sempre è la soluzione

Dedicare più ore allo studio può essere utile solo in determinati casi: “Ha senso solo quando si affrontano compiti di diverse materie o attività che richiedono una maggiore attività mentale, come la realizzazione di schemi o una lettura approfondita”. Tuttavia, mette in guardia, se il tempo dedicato non porta ai risultati sperati, è probabile che ci sia un problema nel metodo di studio.

In questo caso, quindi, piuttosto che aumentare il numero di ore, sarebbe più utile trovare una “formula” più efficiente: “Se l’impiego di tempo non dà i risultati sperati - dice Vollaro - occorre cambiare il proprio metodo di studio e condurlo verso una direzione più valida”.

Senza contare che, a volte, non è il tempo a essere il vero problema: la difficoltà potrebbe anche stare nella mancanza di concentrazione o di costanza: “Saper sfruttare al meglio le ore di studio, mantenendo alta la concentrazione e applicando un metodo efficace - fa notare la Tutor - è la chiave per ottenere risultati migliori senza necessariamente allungare il tempo passato sui libri”.

Verifica il tuo metodo di studio (e se necessario cambialo)

Capire se il proprio metodo di studio è efficace non è sempre immediato, ma ci sono alcuni segnali chiari a cui prestare attenzione. Il primo, forse il più evidente, è la sensazione di insicurezza nelle proprie competenze nonostante il tempo dedicato allo studio. “Nel momento in cui uno studente sente di non potersi affidare alle sue conoscenze in quanto le avverta come superficiali, deve individuare un metodo di studio alternativo”, spiega la docente.

Per trovarlo, un ulteriore passo è quello di confrontarsi con gli altri, siano essi amici, genitori o compagni di classe: “Generalmente”, aggiunge, “l’individuazione di un metodo di studio che fa al caso nostro avviene spesso attraverso il dialogo con un collega che abbia vissuto la stessa esperienza oppure con una figura specializzata”.

Ma non dimentichiamo il supporto dei Tutor, degli psicologi scolastici o degli sportelli di orientamento: anche questi sono strumenti validissimi per costruire una maggiore sicurezza nello studio.

Non pensare ai voti degli altri

La scuola è un ambiente naturalmente competitivo, questo però non vuol dire che gli studenti debbano per forza andare incontro a stati d’ansia inutili. Il segreto, secondo Vollaro, è semplice: “Il modo migliore per evitare di sentirci in competizione è pensare soltanto a noi stessi, al nostro percorso di studi e di vita”.

Senza contare che confrontarsi continuamente con i voti degli altri può alimentare tensioni e minare la possibilità di costruire relazioni sincere con i compagni di classe.

Infine, ricorda, “anche nella vita, non sempre avremo valutazioni oggettive”, quindi è importante allenarsi fin da subito a valutare sé stessi senza farsi condizionare dagli standard imposti dagli altri.

Qualche voto basso non vuol dire aver sbagliato strada

“Qualsiasi percorso prevede difficoltà, scivoloni e cadute durante il tragitto”, assicura la docente. Un brutto voto nelle prime verifiche non deve essere interpretato come un segnale per abbandonare ma come un’occasione per riflettere sulle proprie scelte e cercare un confronto.

Il consiglio va sempre in direzione del dialogo: “Un’insufficienza non deve far vacillare le proprie scelte e le proprie prospettive, ma diventare uno spunto di discussione”, spiega Vollaro. Anzi, superare le difficoltà con determinazione può solo rafforzare la fiducia in sé stessi e nel proprio percorso.

Ribadendo che “bisogna sempre avere la forza di rialzarsi” di fronte agli ostacoli e capire che le difficoltà non segnano la fine di un percorso, ma possono renderlo ancora più significativo.

Se ne hai bisogno, chiedi aiuto a un esperto

Quando, nonostante i consigli ricevuti da amici, genitori o insegnanti, le difficoltà continuano a persistere, allora potrebbe essere arrivato il momento di cercare l’aiuto di un Tutor privato: "Il momento opportuno è quando ci rendiamo conto che le soluzioni già tentate non sono state efficaci”.

A quel punto, affidarsi a una figura esterna e specializzata nel tutoraggio può fare la differenza. Tenendo ben presente che “rivolgersi a un Tutor non significa fallire, ma prendere atto che si ha bisogno di un supporto specifico per superare le incertezze e fortificare le proprie competenze”.

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