La dott.ssa Monica Calcagni, medstar dei social network, ha voluto dare agli uomini (e non solo) suggerimenti per aumentare il rispetto nei confronti delle ragazze e delle donne. A raccogliere i suoi spunti il portale Skuola.net
“Se ci sta, vuol dire che è d’accordo”, “Se l’è andata a cercare, vestita così”, “Ha le cose sue”: quanti stereotipi sul genere femminile resistono al logorio del tempo e, anzi, quasi si rafforzano, persino tra le nuove generazioni. Per questo, nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il portale studentesco Skuola.net propone un debunking in 8 passi attraverso i consigli della dott.ssa Monica Calcagni, medico ginecologo con un grandissimo seguito sui social network e autrice del libro "Cose da donne che anche gli uomini dovrebbero sapere”.
1. Non esistono cose “da donna” ma “di coppia”
Avere una maggiore consapevolezza dell’anatomia femminile può rafforzare le relazioni e superare tabù e stereotipi.
Fondamentale, ad esempio, è conoscere il ciclo mestruale, comprenderne le fasi, le implicazioni fisiche che comporta. Ma è altresì cruciale approfondire i vari metodi di contraccezione, per essere tutti più responsabili. E, ancora, la gravidanza e il parto.
Gli uomini, in sostanza, devono essere informati sulle trasformazioni che il corpo femminile può attraversare. Si tratta, insomma, non di questioni “da donne” ma questioni “di coppia”.
2. Il corpo femminile, questo sconosciuto (anche a lei)
Il corpo femminile è ancora un argomento ignoto a molti maschi? La risposta, purtroppo, non può che essere affermativa. Ma il problema fondamentale è che, spesso, non lo conoscono neanche le donne. Questo avviene perché non c’è formazione a riguardo.
Bisogna perciò fare in modo che le donne stesse, in particolare le più adulte, diventino maggiormente consapevoli, potendo così divulgare anche ai loro figli maschi, ai mariti, ai compagni come approcciarsi alla femminilità
3. Se una donna ti sembra solo “strana” vuol dire che non ne sai abbastanza
La non conoscenza del corpo femminile può avere delle conseguenze devastanti dal punto di vista relazionale. L'uomo può non capire gli sbalzi ormonali, può pensare che la sua partner ce l’abbia con lui, che non l'ami abbastanza, può non comprendere i momenti delicati della vita.
Pensiamo, ad esempio, a una giovane che vede cambiare il proprio aspetto durante la gravidanza o che nel post partum continua ad avere magari delle alterazioni sulla pancia, che ha delle “perdite”, che non si sente a proprio agio in un corpo che vede trasformarsi.
Avere cognizione della complessità delle donne, specie dal punto di vista ormonale, serve proprio per comprenderle maggiormente ed evitare che ci siano delle incomprensioni.
4. Le donne non sono quello che tutti dicono: gli stereotipi più pericolosi
L’ignoranza sul mondo femminile si estende agli stereotipi, tanto radicati quanto falsi.
Ad esempio, la convinzione che le donne siano meno razionali, cosa che le penalizza soprattutto nell'ambito lavorativo. O, ancora, che non siano brave con la tecnologia e nelle discipline scientifiche: continuare a dirlo non fa che scoraggiare le ragazze a intraprendere carriere in questi ambiti.
Senza contare gli stereotipi più antichi. Come quello che vede la donna nata per fare figli e che tutte abbiano il desiderio di maternità, o come quello che parla della femmina naturalmente adatta a fare la casalinga. Oppure, ancora, quello che parla della donna “multitasking”, che rafforza solo l'idea che siano destinate a gestire sia l'ambito domestico che quello extra. Idem per la diceria che le donne parlano troppo: un’arma utilizzata spesso per screditare le opinioni femminili, soprattutto nei dibattiti.
5. Anche sguardi e apprezzamenti eccessivi possono essere una molestia
Guardare una donna con insistenza, farle apprezzamenti sopra le righe, fischiare al suo passaggio: non sono solo gesti fastidiosi, sono proprio forme di molestia, perché privano del diritto di muoversi liberamente, di vestirsi e truccarsi come meglio si crede, di poter decidere, parlare, esprimere i propri giudizi e la propria personalità senza temere giudizi o commenti, senza avere paura.
Perché la molestia non è solo l'atto in sé ma proprio la percezione di chi la subisce. Quando una donna non ha dato il consenso e riceve attenzioni eccessive, quel comportamento diventa automaticamente invasivo e inappropriato. Sarebbe, invece, opportuno rispettare i suoi spazi.
Questo tipo di approcci, inoltre, riduce la donna a un oggetto sessuale, ignorandone la personalità, l'individualità. Ma, soprattutto, possono far sentire una donna in pericolo, esposta, vulnerabile. Chi può dirci che la persona che li fa si fermi lì oppure arrivi a qualcosa di più “invasivo”?
6. Non esiste parte del corpo che non sia “inviolabile”
È vero che esistono delle zone del corpo considerate “off limits”, più di altre, in quanto particolarmente intime, cosicché la loro invasione configura una vera e propria violenza, proprio per il mancato rispetto dei limiti personali. Seno, glutei, inguine, genitali sono intoccabili per definizione senza consenso.
Ma anche il viso, la bocca, il collo, la nuca sono da includere tra le aree vulnerabili. Ad esempio, toccare il volto per spostare una ciocca di capelli o tentare di dare un bacio fugace possono essere percepiti come gesti molto personali e inadeguati in determinate circostanze.
Quanto appena detto, però, vale praticamente per tutte le zone del corpo, anche per una mano o un braccio. Toccare una persona senza consenso è sempre inappropriato, perché può essere appunto “letto” come una violenza. È, quindi, fondamentale che consenso o dissenso all’approccio siano sempre rispettati: un “no” vuol dire “no”.
7. "Se ci sta, vuol dire che è d'accordo": vero o falso?
Avere un atteggiamento di apertura verso l’altro non significa automaticamente che ci sia il via libera per “andare oltre”. La frase “Se ci sta vuol dire che è d'accordo” è profondamente falsa, perché semplifica e travisa il concetto di consenso, che invece è una componente basilare dell'approccio fisico-intimo. Nessuno di noi è in grado di leggere nel pensiero degli altri, serve una comunicazione chiara.
Il consenso deve essere esplicito. Il silenzio e la passività non rappresentano apertura totale. Non considerarlo è sbagliato nonché rischioso. Magari una persona si può trovare in una situazione in cui si sente obbligata, confusa. Oppure, essendo in una posizione di “inferiorità”, teme che dire “no” potrebbe creare dei problemi. Inoltre, anche se una persona inizialmente sembra essere d'accordo, il consenso può essere revocato in qualsiasi momento. Si può sempre cambiare idea.
8. Le vittime di molestia non hanno mai colpa
La molestia è sempre responsabilità di chi la compie, mai della vittima. Il mantra deve essere: “Non è colpa tua”. Quindi un abbigliamento, un atteggiamento, la presenza in un determinato luogo in una determinata ora non giustificano mai comportamenti invadenti o molesti. E, se qualcuno ti molesta, non bisogna minimizzare: non si deve ignorare l'accaduto ma denunciare, esplicitare il dissenso. Il supporto di persone care, in questo, è essenziale.
Al tempo stesso, però, bisogna imparare a riconoscere i segnali d'allarme, come l'insistenza di qualcuno nel guardare o nell’avvicinarsi, i commenti invadenti, i complimenti sopra le righe, la tendenza a eludere i rifiuti, l’uso di battute sessiste o i tentativi di manipolazione.
Ancora meglio, sarebbe ascoltare il proprio istinto: si deve allontanare ciò che fa sentire a disagio, impostando dei confini chiari o rispondendo in modo diretto, mantenendo una postura sicura. In caso di necessità, se ci si trova in un luogo pubblico, non bisogna esitare a coinvolgere altre persone, senza avere paura di chiedere aiuto.
E poi ci sono tutta una serie di strategie che rendono le situazioni potenzialmente meno pericolose. Ad esempio, adottare parole in codice, per far capire a chi ci circonda quando la situazione sta diventando complicata e c’è bisogno di una mano. O far sapere sempre dove si va a delle persone fidate, che possono essere un genitore, un parente, un amico o un’amica del cuore.