Nelle scuole secondarie, ben tre studenti su quattro hanno patito i sintomi dello stress da rientro. Il portale Skuola.net, grazie all’aiuto dello psicologo e psicoterapeuta Giuseppe Lavenia, ha stilato un decalogo per studenti e genitori, per gestire al meglio la situazione
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Gli esperti lo chiamano ‘post vacation blues’ o “post travel depression”. Si tratta di quel malessere che ci assale quando ritorniamo alla routine quotidiana dopo un lungo periodo di vacanza. Se per gli adulti è ormai un fenomeno ormai noto, per i più giovani è una relativa novità. Sebbene non si siano mai visti gli studenti contenti di tornare a scuola, colpisce la rilevazione di Skuola.net da cui emerge che 3 alunni su 4, alle scuole secondarie, abbiamo notato sintomi che negli anni passati si riscontravano solo prima di un esame e non all’inizio dell’anno scolastico: alterazioni dell’umore, delle abitudini alimentari e del ritmo sonno veglia solo per citarne alcuni.
Come fare per aiutare questi ragazzi a superare un momento emotivamente così complicato? Innanzitutto indagando sui motivi che inducono a un approccio del genere, per poi passare ai consigli per rimettersi sui binari giusti. Proprio a tal scopo, la stessa Skuola.net ha interpellato Giuseppe Lavenia, psicologo e psicoterapeuta, Presidente dell'Associazione “Di.Te.” (Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, Gap e Cyberbullismo), facendosi suggerire alcuni pratici consigli per tutti studenti e famiglie.
Ansia da rientro: come riconoscerla e gestirla
La famigerata ansia da rientro non risparmia proprio nessuno, nemmeno i più studiosi. Si tratta di un chiaro segnale che il nostro corpo ci sta mandando. Lo psicologo, perciò, prima di tutto invita a riflettere meglio su questa condizione: “Sì, sentiamo tensione, ma perché? È un campanello d'allarme che ci invita a prepararci meglio per la sfida che ci attende. Respirazione profonda, mindfulness e anche un dialogo aperto con gli adulti possono trasformare questo 'segnale' in un alleato”.
Il fallimento è un maestro
Riconoscere la fonte di questo malessere è necessario per superare l'impasse iniziale e affrontare l’anno nel migliore dei modi. E tra le cause principali di questo stato, la valutazione occupa senza dubbio i primi posti della classifica. I brutti voti, così come una bocciatura, animano gli incubi di ogni studente: una situazione che spaventa e che genera ansia ma solo perché, come spiega Lavenia, ciò fa riferimento a un’immagine distorta che in molti hanno del sistema scolastico: “Il voto - sottolinea l’esperto - è solo un numero, non un verdetto sulla tua identità. La paura dei voti bassi spesso nasce dalla preoccupazione di deludere gli altri. Ma bisogna ricordare che ognuno è molto più di una valutazione su un pezzo di carta. Facciamo amicizia con il fallimento: è un grande maestro”.
Stanchi ancor prima di iniziare? Come ritrovare la giusta motivazione
Sono tanti i motivi per cui gli studenti provano sensazioni negative connesse al ritorno a scuola. Ma le principali, secondo la ricerca di Skuola.net, sono riconducibili essenzialmente a due aree dolenti: le verifiche, con relative valutazioni, insieme al ritorno alla routine quotidiana imposta dallo studio, incluse la sveglia al mattino e le attività extra scolastiche. In questo frangente è fondamentale ritrovare la giusta motivazione. Lo psicoterapeuta suggerisce un piccolo trucco: “La vita è un viaggio e, come ogni viaggio, ha le sue tappe meno entusiasmanti. Invece di lamentarci, chiediamoci: cosa voglio realmente? Stabilendo piccoli obiettivi che avvicinano a quel desiderio più grande, si guarderà la scuola con occhi nuovi”.
I compiti non sono una punizione, ma parte del ‘viaggio’
Quando i compiti per casa sono una montagna, sia in senso quantitativo che emotivo, viene in soccorso proprio l’approccio dello scalatore. Secondo l’esperto, “se sembra che le montagne di compiti siano inarrestabili, è tempo di diventare degli 'scalatori' esperti. Suddividere i compiti in porzioni più piccole, come se fossero 'tappe' della tua scalata può essere d’aiuto. Ogni 'traguardo' raggiunto sarà percepito come un successo”.
Empatia e diplomazia: le parole d’ordine per convivere con i prof
Stranamente il confronto con i prof non è la motivazione primaria del “mal di scuola” nel 2023, sebbene un rapporto difficile con un docente possa condizionare pesantemente lo studente che ne è interessato. La vera sfida è riuscire a trasformare questo attrito in un rapporto quantomeno civile. Non c’è una “ricetta” universale in quanto, come fa notare Lavenia, “gli insegnanti sono esseri umani, con virtù e difetti”. Non è quindi una passeggiata, ma ciò non significa che non si possano adottare delle accortezze: “Anche se trovi difficile connetterti con uno di loro - spiega l’esperto - questa è un'opportunità per esercitare la diplomazia e l'empatia. Si può sempre cercare un terreno comune su cui costruire un rapporto più costruttivo”.
Per affrontare i bulli occorre “resilienza”
Paradossalmente, al giorno d’oggi gli studenti che temono il ritorno a scuola per il confronto con i compagni di classe sono in numero maggiore che sono preoccupati per quello con i docenti. Chiaramente su questa percezione aleggia il dilagare del bullismo: “In ogni classe ci sono dinamiche complesse. Se ti senti preso di mira o isolato - avverte Lavenia - questo è il momento per allenare assertività e resilienza. Parlarne con un adulto fidato può offrire nuove strategie e punti di vista”.
Il cambiamento genera ansia? Basta pensarlo come una nuova opportunità
Poi c’è l’emozione vera e propria, quella sana, che però inevitabilmente genera un leggero turbamento negli studenti, specie in quelli che quest’anno dovranno cambiare scuola o ciclo scolastico. Passaggi in cui si mischiano le carte e saltano gli equilibri. Normale nutrire un po’ di timore. Ma, come tutti i cambiamenti della vita, ciò non deve essere fonte di spavento ma, anzi, uno stimolo: “I cambiamenti - secondo il parere dello psicologo - sono come le stagioni; possono spaventarci ma portano nuove opportunità. Ma è necessario prepararsi al loro arrivo, magari informandosi e cercando il sostegno di chi ha già vissuto una transizione simile”.
Giocare d’anticipo per ritrovare il ritmo
Preoccupa, non poco, anche la sveglia mattutina che torna a suonare presto e con una certa regolarità. Su questo fronte vale la pena ricordare come un corretto ciclo sonno-veglia favorisca la concentrazione degli studenti in classe. In media, gli adolescenti necessitano di 8-9 ore di sonno per dare il massimo tra i banchi. Per ritrovare il giusto ritmo, l’esperto consiglia di ‘allenarsi’ per tempo: “La sveglia suona presto e il nostro corpo protesta, è normale. Ma se iniziamo a regolare il nostro orologio biologico qualche settimana prima, il mattino potrà diventare un momento di rinascita quotidiana, non un supplizio”.
L’esempio dei genitori
Quando la scuola comincia, a rimodularsi è la vita quotidiana dell'intera famiglia. Ciò provoca, spessissimo, un certo stress anche e soprattutto ai genitori. Anche loro, infatti, dovranno fare i conti con nuovi orari, spese e altre attività, dovendo cercare di far quadrare lavoro, gestione della casa e vita sociale. Messa così sembra una vera impresa, ecco perché Giuseppe Lavenia ha voluto offrire un consiglio anche alle mamme e ai papà: “Genitori, questo è il vostro momento per dare l'esempio. Lo stress è contagioso, ma anche la calma e l'organizzazione lo sono. Riscoprite il piacere di vivere insieme il quotidiano, senza farvi sopraffare dalla frenesia”.
Dietro ogni sfida c’è una crescita personale
Alla fine, comunque, le emozioni - specie se vissute in maniera positiva - aiutano a prendere coscienza di noi stessi. È normale provare agitazione nelle fasi più concitate della propria vita, come è normale avere dei dubbi e timori davanti all’ignoto. Tuttavia, sta ai singoli individui decidere come guardare la strada che si presenta davanti. Con il giusto approccio, ogni salita si trasformerà in discesa: “Per ogni sfida che la vita scolastica presenta, esiste una crescita personale che ci aspetta. E se le difficoltà persistono, va ribadito che rivolgersi a un professionista è un atto di cura, non di debolezza”.