La violenza fisica vera e propria interessa il 5% del campione. L'indagine di Skuola.net.
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Scenate di gelosia, comportamenti aggressivi, smania di controllo, con tanto di geolocalizzazione in assenza del fidanzato e accesso ai social del partner. Per arrivare a insulti, anche in pubblico, e violenza fisica vera e propria. Pure tra le nuove generazioni gli “amori tossici” - anche se la parola amore in questi casi sembra fuori luogo - sono più diffusi di quello che si possa immaginare, specie a causa di maschi eccessivamente possessivi. Circa una ragazza su sette, tra quante sono oggi impegnate in una relazione sentimentale, racconta infatti di essere stata oggetto almeno una volta di una di queste degenerazioni per mano dell’attuale partner. E per quasi una su 10 ciò avviene con una certa frequenza.
A delineare questo quadro davvero preoccupante è un’indagine di Skuola.net - che da sempre è attenta a questa tematica - condotta in occasione della festa di San Valentino, con la partecipazione di 2.500 giovani “fidanzate” tra gli 11 e i 25 anni. Che segnala come il caso di Giulia Cecchettin è solo la punta di un iceberg, anche bello grosso: l’8% delle ragazze impegnate in una relazione, ad esempio, afferma che il proprio partner ha minacciato di uccidersi nel caso venisse lasciato.
Offese e sfuriate per molte ragazze sono quasi all'ordine del giorno
L’aberrante catalogo delle manifestazioni devianti è, purtroppo, ricco e variegato. Andando ad abbracciare un ampio spettro di storture. Troppe, circa 1 su 4, sono le ragazze che devono assistere a frequenti sfuriate da parte del loro “lui”, per via di una gelosia incontrollabile. Ancora peggio è andata a quel 13% che ha dovuto fare i conti, una o più volte, con offese pesanti: quasi la metà di loro (46%) ha dovuto subire pure l’ulteriore onta di essere insultata davanti ad altre persone.
Al 15%, invece, è capitato che il fidanzato desse in escandescenze semplicemente per il modo di vestire, considerato troppo provocante. E ad un non trascurabile 7%, come condizione per uscire di casa, è stato persino imposto un determinato tipo di abbigliamento, più castigato.
E poi, come detto, ci sono i casi di violenza vera e propria. Più limitati, ma fino a un certo punto. Il 5% delle intervistate - quindi 1 su 20 - ha raccontato di essere stata il bersaglio di uno schiaffo, un pugno o un calcio, dati dal partner con l’intento di fare male. Mentre il 7% afferma di aver dovuto fare sesso col fidanzato anche se in quel momento non le andava, quasi costretta, per paura della sua reazione.
Tante le situazioni che restano "sommerse"
Perché la paura è una compagna assidua delle giovani vittime dell’amore malato, o forse è il caso di chiamarlo “non-amore”: il 15%, dato guarda caso in linea con quante sono coinvolte in un rapporto “tossico”, ammette di vivere sotto braccio al timore che il partner si arrabbi.
Ma questo è un tema che riguarda da vicino anche chi non riporta manifestazioni preoccupanti, visto che ben il 26%, oltre un quarto del campione totale, tende a limitarsi per non innescare antipatiche reazioni.
Ammesso che tutte abbiano detto le cose come stanno. Non solo per vergogna ma anche per una sottovalutazione delle possibili conseguenze di un approccio permissivo alle patologie del proprio rapporto. Sono tante, infatti, le ragazze che in buona fede minimizzano l’istinto di sopraffazione del fidanzato. Solo una minoranza delle vittime di violenza (esplicita o implicita) sembra dare il giusto peso a quanto gli sta succedendo.
Spesso non c'è la piena percezione del pericolo
Bastano un paio di esempi: appena il 22% ha interpretato una manifestazione ossessiva di cui è stata oggetto come un possibile campanello d’allarme, a cui si affianca un esiguo 19% che non ha perdonato un atto di violenza grave. Tutte le altre vittime sono andate avanti quasi come se non fosse successo nulla. Inoltre, quando accadono questi fatti, non tutte parlano: solo 7 su 10 si sono confidate con altri. Peraltro quasi mai con le persone che potrebbero meglio aiutarle: il 48% si è aperto soprattutto con le amiche, soltanto 1 su 10 con i genitori o con degli esperti.
Una condizione, questa, in cui prima o poi potrebbero ritrovarsi molte più ragazze, che oggi hanno solo delle avvisaglie meno estreme ma comunque “condizionanti”. Come la volontà del compagno di avere un controllo pressoché totale sulla vita della partner. I numeri sono allarmanti: 1 su 10 fa fatica a uscire da sola senza sentire storie da parte del fidanzato, al 13% per essere lasciata in pace può capitare di dover condividere la “posizione” del luogo in cui si trova, ad addirittura la metà (50%) viene richiesto di dare aggiornamenti continui sui suoi spostamenti e di dire se è in compagnia di qualcuno. Con il 9% che deve quotidianamente lottare per non essere allontanata dalle proprie amicizie (qualcuna ha però ceduto e si è isolata).
La sfera digitale non sfugge dal controllo
Un’intrusione nella sfera privata che, spesso e volentieri, invade anche la dimensione digitale. Al 16% è stato chiesto (o preteso) dal partner di controllare il proprio smartphone, al 17% di leggere chat e messaggi, alla stessa quota (17%) è stato imposto di eliminare alcuni contatti per gelosia, l’11% per quieto vivere dà direttamente accesso ai propri profili social.
“Una delle ragioni di questi comportamenti, per così dire, “ereditari” - dice Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net - è che non si fa una sufficiente opera di educazione ai sentimenti. E l’unico luogo che permetterebbe di farlo agevolmente è la scuola, se non altro perché è una tappa obbligata per bambini e adolescenti. Ma ciò non accade. L’indagine, oltre alle ragazze fidanzate, ha infatti chiesto a una platea molto più ampia - 13.500 giovani, maschi e femmine, sempre tra gli 11 e i 25 anni - se abbiano mai affrontato il tema dei rapporti di coppia e della violenza “domestica” in classe. Ebbene, solo 1 su 4 ha avuto un confronto che potesse aiutarlo a comprendere meglio questo delicato capitolo che, inevitabilmente, li riguarderà nel corso della propria vita”.