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Bullismo, inadeguatezza diffusa degli edifici e dei comportamenti, isolamento. La scuola in Italia non è ancora un ambiente pienamente inclusivo per gli alunni con disabilità, sia dal punto di vista strutturale che, soprattutto, umano.
Ad esempio, oltre 4 studenti su 10 ritengono che il proprio istituto non sia materialmente adatto ad accogliere ragazzi con deficit motori. Percentuali che aumentano quando si considerano studenti con disabilità psichiche o sensoriali, giudicando gli ambienti ancora meno idonei.
Inoltre, quasi uno studente su due ha assistito a episodi di bullismo o emarginazione, con vittime tra i coetanei meno fortunati.
La consultazione del Garante per l’infanzia e l’adolescenza
A rivelare questa situazione, a dir poco problematica, sono stati gli stessi compagni di classe di quegli alunni: seimila studenti tra i 14 e i 19 anni, che hanno partecipato alla consultazione pubblica “Scuola e inclusione: dico la mia”, promossa dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (Agia) nella scorsa primavera, in collaborazione con il portale Skuola.net.
In occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità (3 dicembre), questi dati sono stati resi noti per sottolineare, soprattutto ai più giovani, quanto lavoro sia ancora necessario per migliorare le cose.
Tra i giovani manca la “cultura” dell’inclusione
Perché, oltre agli interventi di natura “istituzionale”, gran parte del lavoro deve concentrarsi sulle singole persone. Ancora oggi, infatti, circa 1 intervistato su 5 tende a considerare gli studenti con disabilità - motorie o intellettive - addirittura un “ostacolo” al normale svolgimento delle lezioni.
Questo atteggiamento volto all’isolamento di questi compagni, volontario o meno, spesso si estende anche oltre l’orario scolastico: quasi 6 ragazzi su 10 dichiarano di non frequentare coetanei con disabilità, mentre solo 1 su 10 li coinvolge regolarmente nelle proprie attività.
Gli adulti non aiutano a integrare
Anche gli adulti, però, non danno un grande supporto: solo 1 studente su 3 afferma di aver ricevuto indicazioni dai propri insegnanti su come rapportarsi con i compagni con disabilità. Questo porta a una conseguenza significativa: oltre un terzo degli intervistati dichiara di non sapere da dove iniziare per interagire con un compagno disabile. Eppure, più di 3 studenti su 4 si definiscono “accoglienti”. Se così fosse, ci sarebbe un terreno fertile su cui lavorare e intervenire.
Quando il compagno in difficoltà diventa un peso
Tuttavia, una rapida analisi dei dati emersi dalla consultazione racconta una realtà ben diversa. Partendo dalla quotidianità: il 22% dei partecipanti al sondaggio, come già accennato, ritiene che la presenza di un compagno disabile in classe disturbi il normale svolgimento delle lezioni, il 46,5% pensa che non abbia alcun impatto e solo il 10,4% considera la sua presenza come un supporto per l’attività didattica. Il 21% ha preferito non esprimersi, dichiarando di non aver mai avuto compagni con disabilità in classe. In generale, il 62,1% degli studenti ritiene che vi siano situazioni che tendono a escludere gli alunni con disabilità.
Bullismo ed emarginazione sono all’ordine del giorno
E poi emergono le vere e proprie discriminazioni: il 43,5% degli intervistati, come già accennato, riferisce di aver assistito ad atti di violenza o prevaricazione rivolti specificamente agli studenti con disabilità. Inoltre, il 57,8% dichiara di non avere coetanei disabili nella propria cerchia di amici, mentre solo il 12% afferma di avere almeno un compagno con disabilità tra i contatti che frequenta regolarmente.
Gli insegnanti non parlano, gli alunni non chiedono
Scavando più a fondo, sembra passare l'idea che questa situazione derivi da un vero e proprio "tabù" che coinvolge sia i giovani che gli adulti nei confronti dei ragazzi con disabilità. Ben 6 intervistati su 10 dichiarano di non aver mai chiesto ai propri docenti come interagire con loro. Inoltre, alla domanda "Gli insegnanti ti hanno mai dato indicazioni su come comportarti?", solo il 38,2% risponde affermativamente, mentre il 33,4% ammette di non aver mai ricevuto alcuna indicazione.
La disabilità da molti è vista come una condanna
Un approccio che, tra le sue conseguenze, contribuisce anche a creare uno stigma “a vita” nei confronti di queste persone. Solo il 36% ritiene che, una volta terminato il percorso scolastico, i coetanei con disabilità, se adeguatamente supportati, continueranno a formarsi, ma con meno opportunità rispetto ad altri. Il 20,4% pensa che proseguiranno la loro formazione allo stesso livello degli altri, mentre il 21,8% afferma che potrebbero correre il rischio di isolarsi a casa senza altre opportunità.
Edilizia scolastica: c’è ancora tanto da fare
Anche le strutture scolastiche non contribuiscono a dare un’immagine inclusiva del “sistema scuola”. Solo il 26,8% giudica il proprio edificio adeguato per persone con disabilità psichiche, e appena il 16,2% lo considera idoneo per chi ha difficoltà sensoriali. La situazione migliora leggermente per la disabilità motoria: il 53,8% ritiene che la scuola sia pronta a offrire il supporto necessario. Tuttavia, dal punto di vista puramente didattico, oltre la metà degli intervistati (50,5%) pensa che gli insegnanti preparati su questi temi siano ancora pochi.
La logica del “branco” nemica dell’inclusività
“Uno degli aspetti che più mi colpisce nel leggere i risultati della consultazione – commenta l’Autorità garante, Carla Garlatti – è quello della discrepanza di percezione che i ragazzi hanno del proprio comportamento come singoli e come parte del gruppo di appartenenza. Se circa il 70%, infatti, dichiara di essere individualmente ‘abbastanza o molto accogliente’ verso i compagni con disabilità, quando si prende in considerazione il carattere inclusivo del gruppo il 58% trova la propria classe poco inclusiva. Questo aspetto rende quanto mai necessario rafforzare nei ragazzi il senso di appartenenza a una comunità e il senso di responsabilità individuale all’interno del gruppo”.
Come migliorare? I ragazzi dicono la loro
La consultazione di Agia e Skuola.net ha però anche cercato di immaginare possibili interventi per migliorare la situazione. Più della metà degli studenti coinvolti (52,9%) ritiene che sia necessario investire nella formazione dei docenti, mentre l'11,9% pensa che si debba aumentare il numero degli insegnanti di sostegno.
Un ruolo importante, inoltre, potrebbe essere svolto dalle campagne di sensibilizzazione e dai momenti di confronto (25%), dagli investimenti sugli psicologi scolastici (26,5%) e, naturalmente, dall’edilizia scolastica (30,4%).
Gli esempi da cui imparare
Si potrebbe, magari, prendere spunto da esempi in cui l'inclusione è vissuta in modo decisamente più positivo. Infatti, per oltre la metà dei partecipanti alla consultazione (57,8%), esistono contesti più inclusivi della scuola. I più virtuosi? Le associazioni sportive, classificate al primo posto dal 28,7%, seguite dalle associazioni di volontariato (23%), dagli oratori (20,9%) e dalle associazioni culturali (18,4%).