Giannini interviene sulla polemica genitori-insegnanti: sarà il nuovo approccio della riforma rispetto alla didattica a porre fine all'incubo degli eccessivi esercizi da fare il pomeriggio
La "Buona Scuola" sarà anche sinonimo di meno compiti a casa. È la promessa fatta direttamente dal ministro dell’Istruzione Stefania Giannini. "Quando il carico supera certi limiti – ha sottolineato in un'intervista al settimanale Gente – la preoccupazione dei genitori diventa comprensibile". Nessuna abolizione, però, ma l’invito agli insegnati ad usare il buon senso al momento dell'assegnazione dei compiti. "Penso che i compiti non si possano cancellare per legge – dice la Giannini - e che la libertà d'insegnamento sia sacra". Lo riporta Skuola.net.
La riforma porterà al cambiamento? La riforma porterà al cambiamento? - Il ministro, ad ogni modo, rassicura che qualcosa verrà fatta anche a livello legislativo, per indurre i docenti a mettersi una mano sulla coscienza: "Proprio grazie alla Buona Scuola – sottolinea - sta partendo un cambiamento culturale nella scuola con modalità innovative e interattive di lavoro in classe e fuori dalla classe. Il carico di compiti va ovviamente dosato a seconda dell’età degli alunni ma proprio con le nuove modalità previste dalla 107 sia i ragazzi che i docenti saranno maggiormente responsabilizzati". Tra gli obiettivi della riforma, infatti, sembra esserci la volontà di concentrare l’apprendimento durante l’orario scolastico, nella convinzione che le nuove tecnologie possano facilitare questa rivoluzione culturale.
Una polemica che sta montando giorno dopo giorno - Una prima risposta delle istituzioni alla polemica che, nelle ultime settimane, ha visto esprimersi un po’ tutti; un polverone che si è alimentato con l’avvicinarsi del primo giorno di scuola. Dapprima la lettera-sfogo sui social network di un padre che spiegava perché avesse scelto di non far svolgere i compiti per le vacanze estive: "La scuola ha un anno per insegnare le cose a mia figlia, io ho solo qualche settimana per insegnarle a vivere", questo il succo del suo discorso. È stata poi la volta della mamma milanese che, sempre sui social, invitava gli insegnati a smetterla di assegnare montagne di compiti pomeridiani ai bambini, definendoli una tortura e rivendicando il suo diritto di "fare il genitore" e quello dei ragazzi di coltivare le proprie passioni. Infine la sponda dei mezzi d’informazione, con l’articolo di Mattia Feltri sulle colonne de La Stampa in cui "accusava" gli insegnanti della figlia di dare compiti complicati da svolgere anche per un adulto. E se persino il ministro si lascia andare, definendo "insicuri" quei maestri e quei professori che danno un carico eccessivo di lavoro a casa, significa che l’argomento è ormai entrato di diritto nell'agenda delle priorità.