Le nuove indicazioni per la gestione Covid-19 nelle scuole non considerano il criterio anagrafico sufficiente per esonerare i docenti dalla presenza in classe. Ora, per poter proseguire con la didattica a distanza, bisognerà dimostrare di essere affetti da una patologia grave
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L’inizio del nuovo anno scolastico 2020/21, come annunciato più volte dalla stessa ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, rimane fissato al 14 settembre (con la possibilità per le singoli regioni di stabilire diversamente). Comunque in presenza, perlomeno finché le condizioni epidemiologiche lo permetteranno. Questo vuol dire che, sebbene molte scuole superiori ricorreranno ugualmente anche a modalità di didattica digitale integrata (una sorta di prosecuzione della didattica a distanza sperimentata durante il lockdown), per le quali sono state emanate delle Linee Guida ad hoc, tutti i docenti - anche quelli più anziani e prossimi alla pensione - se sono in buone condizioni di salute dovranno garantire attività e lezioni “frontali”. Un compito dal quale non saranno esonerati esonerati nemmeno gli over 55; quelli che, per intenderci, hanno potuto svolgere - su richiesta - il ruolo di commissario agli ultimi esami di Stato 2020 completamente in smart working.
Questo perché, in quell'occasione, il solo criterio anagrafico era considerato sufficiente per riconoscerli come lavoratori “fragili” rispetto alla situazione epidemiologica di quei mesi. Ora però, come racconta il sito Skuola.net, si cambia registro. Al momento, infatti, la disposizione basata sull'età non è più valida.
Le nuove indicazioni per la gestione del contagio
Il passo indietro è stato determinato soprattutto dall’analisi della diffusione del Covid-19 nel nostro Paese, che negli ultimi mesi (prima della nuova impennata degli scorsi giorni) sembra essersi attenuata, anche grazie alle misure di sicurezza adottate in tutti i luoghi pubblici. A tal proposito, per agire tempestivamente e in modo corretto di fronte ad ogni possibile rischio di contagio, l'Istituto Superiore di Sanità - in collaborazione con diversi enti tra cui il ministero dell'Istruzione, quello della Salute e l’Inail - ha stilato un preciso rapporto contenente le “Indicazioni operative per la gestione di casi e focolai di SARS-CoV-2 nelle scuole e nei servizi educativi dell’infanzia”. Nelle quali, come detto, non si fa riferimento all'età per far scattare le misure di prevenzione. Smentendo in qualche modo un documento sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, redatto ad aprile dall'Inail in vista della Fase 2, nel quale si consigliava una “sorveglianza sanitaria eccezionale per i lavoratori con età superiore ai 55 anni”.
Quali sono ora i lavoratori considerati “fragili”?
Il criterio anagrafico, dunque, non basta più per essere considerati tra i lavoratori "a rischio", potenzialmente più esposti alla minaccia del contagio da Covid-19. Attualmente, come indicato dal nuovo documento, per essere annoverati all’interno di questa categoria bisognerà essere affetti da “malattie cronico degenerative (ad es. patologie cardiovascolari, respiratorie e dismetaboliche)”, da “patologie a carico del sistema immunitario” o da “quelle oncologiche che, in caso di comorbilità con l’infezione da SARS-CoV-2, possono influenzare negativamente la severità e l’esito della patologia”. Indipendentemente dall'età. L’Istituto Superiore di Sanità ha perciò stabilito che i dirigenti scolastici dovranno concedere la "sorveglianza sanitaria eccezionale” solo in questi gravi casi, comprovati dai relativi certificati medici.
Over 55, sono oltre il 40%: nelle scuole si rischia un boom di assenze
Come prevedibile, le nuove disposizioni hanno suscitato non poche polemiche e preoccupazioni all’interno del mondo della scuola, considerata la diffusa presenza dei docenti over 55 negli istituti italiani. Secondo le stime dell’Ocse, infatti, la loro consistenza si aggira attorno al 40% del corpo insegnante; stiamo parlando di circa 400.000 lavoratori. Forse per questo, per evitare un boom di assenze alla ripartenza della didattica "in presenza", l'ISS ha deciso di restringere la platea di quanti potranno beneficiare dello status di lavoratori "fragili". Anche se ciò non esclude che molte cattedre possano ugualmente restare vuote. Specie se la nuova ondata di contagi dovesse prendere quota, il personale scolastico più anziano (e quindi più vulnerabile) potrebbe fare ricorso a un uso massiccio di certificati di malattia.