Dal direttore di Skuola.net 

Prove INVALSI al via per i maturandi: tutto quello che c'è da sapere

Il direttore di Skuola.net Daniele Grassucci sulla rilevazione nazionale partita il 3 marzo con le quinte superiori

03 Mar 2025 - 11:56
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Si alza il sipario sulle Prove INVALSI 2025. Una lunga "staffetta" scolastica al via con gli studenti della quinta superiore nel mese di marzo, prosegue il mese successivo con quelli di terza media, per poi chiudersi a maggio con seconda e quinta elementare, nonché seconda superiore. La partecipazione ai test - svolti al computer tranne che alle elementari - è obbligatoria, soprattutto per gli studenti di terza media e di quinta superiore, per i quali costituisce requisito d’accesso, pur senza condizionare in nessuno modo il voto d’esame.

A cosa serve far cimentare milioni di studenti con dei test standardizzati - crocette e anche qualcosa in più - per valutare le competenze base in italiano, matematica e inglese ascolto e lettura? Lo spiega Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net, riferendosi in particolar modo agli studenti del quinto superiore.

1. La valutazione è “di sistema” e non individuale

Le prove INVALSI non hanno come scopo principale quello di valutare i singoli studenti. Grassucci spiega che “i risultati potrebbero essere influenzati da molteplici fattori, come una giornata storta, una preparazione eccessivamente mirata al test o, al contrario, una totale mancanza di impegno. Tuttavia, quando si analizzano i dati su larga scala, emergono trend attendibili che permettono di confrontare scuole, città e intere regioni”.

2. Niente ansia da prestazione: le prove sono anonime

Un altro elemento spesso sottovalutato è che le Prove INVALSI sono anonime: a ogni studente è associato un codice che solo lui conosce e può eventualmente usare in un secondo momento. Dunque, i risultati dei test non vengono diffusi, garantendo la massima discrezione: “Le scuole non ricevono il risultato del singolo studente, ma solo dati aggregati utili a identificare punti di forza e debolezza dell’insegnamento”, aggiunge Grassucci.

3. Farle bene garantisce un risparmio di tempo e denaro per le lingue

Inoltre, le Prove INVALSI offrono un'opportunità concreta per gli stessi studenti, soprattutto di quinto superiore. In quanto, dopo la Maturità, potranno usare le loro credenziali di accesso e scaricare gli open badge. Si tratta degli attestati digitali delle competenze, basati su blockchain - quindi certificati in modo incontrovertibile -, con cui è possibile ottenere gratuitamente certificazioni linguistiche in italiano e in inglese, che altrimenti sarebbero conseguibili solo dietro pagamento di somme di denaro per sostenere gli esami di attestazione: “Chi raggiunge un livello B1 o B2 potrà utilizzare questa attestazione per il curriculum o per l’idoneità linguistica richiesta da molte università, dove per la laurea triennale è necessario dimostrare almeno un livello B1 in listening e reading”.

4. Requisito d’esame sì, ma senza influire sul voto

Da un punto di vista prettamente normativo, poi, le Prove INVALSI ormai da due anni costituiscono requisito di ammissione all’esame di Stato, sia di quello al termine della terza sia della Maturità. Ma, sottolinea Grassucci, “senza influire sul voto di ammissione o sull’esito finale”.

Si tratta, quindi, di un passaggio che i maturandi possono affrontare con la massima serenità e che, anche in caso di assenza, potrà essere recuperato: “La scuola - specifica Grassucci - organizza sessioni suppletive, che quest’anno si svolgeranno tra il 26 maggio e il 6 giugno.”

5. Non serve studiare, basta portare se stessi

Non è neppure necessario studiare in modo specifico per le Prove INVALSI - o perlomeno avrebbe poco senso farlo -, visto che il test “ha lo scopo di misurare le conoscenze acquisite durante il percorso scolastico". 

Gli studenti, comunque, durante la compilazione del questionario possono utilizzare strumenti come calcolatrice e formulari, ma non il vocabolario, che “non è consentito poiché la comprensione e l’uso delle parole rientrano tra le competenze linguistiche valutate”.

6. Possono aiutare a superare le disuguaglianze sociali… 

Si tratta di un grande vantaggio, perché gli studenti potranno mettersi alla prova senza preoccupazioni, potendo dare il meglio di sé. Trattandosi di una rilevazione su scala nazionale, poi, ciò che più conta è garantire la più ampia partecipazione possibile: perché lo scopo delle prove è fare luce sulle condizioni della scuola italiana, talvolta, anche rivelando verità “scomode”.

Una di queste è che l’istruzione non è sempre in grado di compensare le disuguaglianze di partenza: “Esiste una forte correlazione tra il background familiare e i risultati scolastici, segno che il sistema educativo fatica a garantire pari opportunità per tutti”, rivela Grassucci.

7. … e geografiche

Non solo: un’altra delle principali evidenze emerse finora è la differenza di rendimento tra le diverse aree geografiche, con le Prove INVALSI che in questo contesto giocano un ruolo cruciale, fornendo degli spunti di intervento ai piani alti del mondo dell’istruzione.

E, non a caso, proprio da qui che è partito il Ministero dell’Istruzione e del Merito per mettere a punto “politiche educative mirate su scuole o territori con maggiori difficoltà, come l’Agenda Nord e l’Agenda Sud”, finalizzate a superare i divari territoriali nei livelli di apprendimento, garantendo così pari opportunità a tutti gli studenti.
 

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