Un'indagine dell'Istituto Demopolis ha voluto capire come verrebbe accolta un'eventuale apertura delle scuole durante il periodo estivo. Solo i docenti sono contrari
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L’estate è vista da tutti gli studenti come la stagione dedicata alle vacanze e al relax. Tradizionalmente, a giugno si conclude l’anno scolastico; solo chi deve recuperare i debiti formativi ha l’obbligo di rientrare in classe prima della campanella di settembre. Ma la pandemia ha rovesciato ogni certezza, anche all’interno del mondo scuola. Il ministro dell’Istruzione - Patrizio Bianchi - sta preparando un piano che prevede aperture scolastiche anche durante i mesi più caldi. Nulla è già deciso ma, nel frattempo, c’è qualcuno che vedrebbe di buon occhio uno scenario del genere: le famiglie e, in generale, gli adulti; con qualche eccezione di non poco conto. Come sottolinea un passaggio di una ricerca condotta dall’Istituto Demopolis per l’impresa sociale 'Con i Bambini', sintetizzata da Skuola.net.
A scuola per tornare alla vita normale
I dati sono abbastanza eloquenti per capire quanto bisogno ci sia, tra alcune categorie, della presenza dell’istituzione scolastica: tra i soggetti intervistati nel corso dell’indagine, ben 7 su 10 si sono detti d’accordo con l’ipotesi di tenere aperti gli istituti oltre la fine ufficiale dell’anno scolastico. Non tanto per motivi didattici, quanto per dare a bambini e ragazzi la possibilità di riallacciare un contatto diretto con il territorio e la comunità, di tornare a socializzare, di riprendere confidenza con le attività extra-scolastiche. Tutti passaggi bruscamente interrotti con l’avvio dell’emergenza sanitaria e, tranne brevi periodi, mai tornati realmente a far parte della loro quotidianità.
Il piano del Ministero?
Non si tratterebbe, dunque, di scuola vera e propria; nessun recupero degli apprendimenti o dei voti; niente prolungamento del calendario. Piuttosto, come confermato anche dal sottosegretario all’Istruzione - Rossano Sasso - si tratterebbe di una finestra utile alle comunità scolastiche per imbastire un piano di attività educative, da svolgere da giugno a settembre, che vadano a risanare e rinsaldare ciò che è andato perduto nel corso dell’anno scolastico: accoglienza, socializzazione e aspetti ricreativi. Alcuni esempi di ciò che potrebbe essere previsto? Attività di laboratorio, musicali, teatrali, sportive, di (ri)scoperta di musei e opere d’arte. Un progetto ambizioso che è ancora in fase di costruzione da parte del Ministero e che andrà concordato con Regioni e Comuni, in base alle esigenze dei vari territori. Con la partecipazione da parte di insegnanti e studenti che, in ogni caso, avverrebbe su base volontaria.
Gli insegnanti non sono convinti
Tornando ai risultati del sondaggio, ad alzare la media dei ‘voti’ a favore della proposta ministeriale è soprattutto chi fa parte del Terzo Settore (associazioni di volontariato, imprese sociali, ecc.), dove si arriva all’81% dei consensi. I più scettici, invece, appaiono proprio i docenti: qui i favorevoli sono solo il 45% del campione. Tra i genitori, è il 60% ad accogliere positivamente l’idea di accompagnare i figli verso un’estate diversa, ma costruttiva. La possibilità di aprire le scuole in estate complessivamente raccoglie più successo nelle regioni settentrionali (ad approvare l’idea è il 75% del totale). Mentre al Sud la percentuale, pur rimanendo alta, si abbassa di qualche punto, fermandosi al 61%.
Attività estive: ma gli studenti parteciperebbero?
E se a rispondere fossero stati gli studenti, ovvero gli stessi che dovrebbero prendere parte alle attività estive? Con molto probabilità gli esiti sarebbero ben diversi. Rimane, poi, da capire come verranno pianificate nel concreto le attività e quanti insegnanti e studenti accetterebbero di parteciparvi, soprattutto nei mesi di luglio e agosto. Specie se - altra ipotesi fatta in questi convulsi mesi - l’inizio del nuovo anno scolastico venisse pianificato già nei primissimi giorni di settembre.