Al Sud picco di emergenze. Quasi sempre sono i termosifoni a funzionare male, porte e finestre vecchie peggiorano la situazione. Così gli studenti si organizzano con stufe e coperte
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In questi giorni il sole splende in gran parte d’Italia. Ma fa anche tanto freddo. Se ne sono accorti soprattutto gli studenti, visto che tantissimi di loro – dagli asili alle scuole superiori - dopo le vacanze di Natale sono tornati a sedere in classi gelide. Tra proteste, scioperi bianchi e rimedi di fortuna, dall’elenco delle situazioni d’emergenza non manca praticamente nessuna regione: dalla Lombardia alla Sicilia, sembra proprio che i termosifoni non vogliano funzionare a dovere. Skuola.net lo ha potuto verificare grazie alla ‘voce’ di oltre 10mila ragazzi, che hanno voluto affidare al portale per studenti il loro malcontento, visto che circa 1 su 3 ha raccontato di un rientro a scuola ‘da brividi’. Con il Sud, meno abituato a confrontarsi con le basse temperature, che soffre ancora di più: qui è il 40% dei ragazzi a lamentare disagi.
Termosifoni k.o e spifferi lasciano al gelo ragazzi e professori
La causa di tanto gelo? In quasi 9 casi su 10 è proprio quella già accennata: i caloriferi non vanno come dovrebbero. In un quadro (purtroppo) così omogeneo solo le ragioni del malfunzionamento possono distinguere i vari episodi. La fattispecie più diffusa è l’efficienza a macchia di leopardo: il 31% degli studenti alle prese con le aule fredde dice che i termosifoni riscaldano solo in alcune aree del proprio istituto. Subito dietro c’è l’accensione a singhiozzo, per risparmiare sui costi di gestione: nel 28% dei casi i caloriferi vengono azionati solo poche ore al giorno. Più di 1 ragazzo su 10 – il 12% - riporta che l’impianto è addirittura rotto. Ma i termosifoni non sono gli unici imputati. Ad alimentare il gelo delle scuole intervengono anche altri elementi strutturali: è così per il 13% degli intervistati, che parlano soprattutto di porte e finestre che non chiudono bene, disperdendo il calore di impianti già affaticati di loro.
Giubbini, guanti, sciarpe e cappelli? Si tengono anche in classe
Ma le lezioni, quasi per tutti, devono andare avanti; così ci si organizza. In che modo? Con le più tradizionali delle soluzioni: il 62% degli studenti, per evitare il congelamento, rimane con giubbini, guanti e cappelli per tutta la giornata; nei casi più estremi ci si aiuta con plaid, coperte e stufette elettriche. Qualcuno però non ci sta e rimane a casa (11%). Rarissimo che la scuola venga chiusa a causa del freddo (4%), che si spostino i ragazzi negli ambienti più caldi (4%) o che si proceda all’orario ridotto (2%).
Impazzano le proteste, ma sono quasi sempre moderate
Il fatto che si tenti di far buon viso a cattivo gioco, però, non vuol dire che il popolo della scuola digerisca la situazione in modo passivo. In oltre la metà dei casi (57%) si sono levati cori di protesta, quasi sempre (34%) da parte dei soli studenti; ma non mancano gli episodi in cui si sono uniti a loro anche i professori (19%) o sono stati direttamente questi ultimi a farsi portavoce del malcontento (4%). Le forme più diffuse di protesta? La reazione, per la maggioranza, è decisamente soft: il 26% ha scritto una lettera alle istituzioni scolastiche, il 23% ha scioperato silenziosamente. In più di 1 caso su 4, però, si è passati alle vie di fatto: con assemblee straordinarie (8%), autogestioni (7%), manifestazioni (5%), occupazioni (4%) e sit-in (3%). E la primavera è ancora lontana.