L’episodio avvenuto a Bari, dove un docente è stato colpito a scuola con una pistola ad aria compressa, è solo la punta dell’iceberg. Nel 70% dei casi si tratta di violenza verbale, ma nel 18% di lancio di oggetti o contatto fisico
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Si moltiplicano le aggressioni - fisiche e verbali - perpetrate dagli studenti verso i professori. Ma le vittime molto spesso sono sole: nella maggior parte dei casi il gruppo classe non si adopera a sufficienza per frenare i compagni violenti, qualcosa di simile fanno anche i genitori dei diretti interessati. Così il docente-vittima solo in casi estremi porta il caso all’attenzione del dirigente scolastico. Questa la fotografia scattata dal portale Skuola.net, che all’indomani della nuova “sparatoria” a scuola con una pistola a pallini, mette in evidenza nuovi aspetti dell’indagine svolta nel corso dell’ultimo anno scolastico intervistando 1.800 alunni delle superiori.
Anche solo prendendo a riferimento appunto l’anno scolastico appena trascorso, uno studente su cinque ha raccontato di aver assistito a scontri aperti tra studenti e professori. E che, fatto ancora più grave, in un caso su tre, si fosse trattato addirittura di azioni sistematiche.
Lo scontro fisico è tutt'altro che una rarità
È vero che la maggior parte delle volte - così nel 70% degli episodi di violenza - ci si è fermati sul piano verbale, con insulti e invettive, comunque censurabili. Ma non è assolutamente da sottovalutare la percentuale di scontri che sono sfociati nel contatto fisico, con lancio di oggetti o duri “faccia a faccia”, e che talvolta si sono trasformati in accenni di rissa: è quanto accaduto in quasi un quinto dei casi (18%). Mentre nel restante 12% i due piani, verbale e fisico, si sono uniti assieme.
I genitori si schierano soprattutto dalla parte dei figli
Nonostante un’escalation del genere, però, la risposta di docenti e dirigenti scolastici è sinora stata abbastanza morbida, forse per timore di ulteriori repliche ma anche per la consapevolezza di non avere nelle famiglie degli alleati su cui poter contare ciecamente. Basti pensare che, in base al racconto degli studenti interpellati dal sondaggio di Skuola.net, quando sono accaduti episodi che hanno avuto strascichi disciplinari, la maggior parte dei genitori non si è schierata apertamente dalla parte dell’insegnante: in circa la metà dei casi (49%) le famiglie solitamente hanno voluto approfondire la questione, mentre in quasi un terzo (29%) hanno optato per la strenua difesa dei figli; solamente il 22% ha invece raccontato che la “denuncia” formale della scuola ha trovato sempre terreno fertile e appoggio da parte dei famigliari dell’aggressore.
Una dinamica analoga si rileva anche all’interno dei componenti della classe: tra gli studenti testimoni di aggressioni ai docenti, solo uno su cinque afferma che tipicamente si sono prese le parti del docente. Molto più frequente è osservare senza prendere posizione (due su cinque) oppure prendere le difese dei propri colleghi (uno su tre).
Molti casi restano all'interno della classe
Ecco perché molto raramente gli episodi di violenza escono dalla classe ma, al contrario, vengono gestiti dal singolo docente, senza il coinvolgimento della direzione scolastica. Stando ai racconti dei ragazzi, la soluzione più adottata è stata il provvedimento “interno”, una nota sul registro o qualcosa di assimilabile: così il 60% delle volte. Ma in un caso su quattro i prof hanno preferito addirittura subire in silenzio per non dare troppo risalto alla cosa e, al massimo, hanno alzato la voce e fatto finire lì la cosa. Solo nel 15% dei casi il docente ha coinvolto la presidenza. Ed è qui che, eventualmente, si è proceduto con le punizioni: in due casi su tre si è arrivati alle soluzioni più severe, come la sospensione, i lavori socialmente utili o il coinvolgimento della famiglia. Ma, a conti fatti, si tratta di esiti estremi e marginali.
Il bilancio dell’ultimo incidente in ordine di tempo, quello appunto di Bari, rientra proprio in quest’ultima casistica. Per ora si registrano due ragazzi sospesi - l’esecutore e il suo complice - e un grosso spavento per il professore. Ma la sensazione è che, stavolta, gli effetti della vicenda potrebbero essere ben più ampi rispetto ai precedenti casi. Perché, proprio in queste settimane, il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha formalizzato la sua stretta sulla violenza a scuola, con una revisione del voto di condotta che punta sia a una “condanna” più puntuale di situazioni simili sia a una sorta di “rieducazione” dei violenti.
Nuove norme in arrivo su voto di condotta e sospensioni
In base alla proposta normativa appena approvata dal Consiglio dei Ministri, che nei piani del Governo dovrebbe seguire una procedura d’urgenza, con una sospensione di uno-due giorni si prevede, sia alle medie che alle superiori, non più l’allontanamento dello studente dalla struttura, come si è sempre fatto, bensì il suo coinvolgimento in “attività di approfondimento sulle conseguenze dei comportamenti che hanno determinato il provvedimento disciplinare”, meglio se svolte all’interno della scuola stessa. Se la sanzione è però pari o superiore a tre giornate, il colpevole dovrà partecipare ad “attività di cittadinanza solidale, presso strutture convenzionate con le istituzioni scolastiche”; una specie di “servizio sociale”.
Condotta che, inoltre, sarebbe ancora più determinante alla fine dell’anno scolastico, in fase di scrutinio. Con l’insufficienza, anche qui sia alle medie che alle superiori, si verrebbe automaticamente bocciati, come avviene anche oggi alle superiori, ma con tutta una serie di tutele che di fatto confinano questa casistica solo allo 0,1% degli studenti scrutinati, secondo gli ultimi dati disponibili.
Con un 6 pieno ci si ritroverebbe, invece, con il debito scolastico (solo alle superiori) e, per accedere alla classe successiva, si deve passare per l’esame di recupero, presentando un elaborato sui temi di “Cittadinanza attiva e solidale”. Infine, in ottica diploma, solo chi avrà avuto almeno nove in condotta per tutto l’ultimo triennio delle superiori potrà presentarsi al cospetto della commissione d’esame con il massimo dei crediti scolastici.
“Il moltiplicarsi di fenomeni di violenza e insubordinazione verso i prof è un problema generazionale? Sì, ma delle generazioni degli adulti. Infatti, pur senza giustificare gli studenti, è innegabile che se oggi stanno venendo meno i pilastri per arginare questo fenomeno la colpa non è solo dei più giovani: mancano norme e protocolli di intervento efficaci per scoraggiare gli studenti a compiere determinati atti, manca il supporto delle famiglie che è fondamentale per evitare di trasformare le scuole in tribunali, manca un adeguato supporto relazionale e formativo ai docenti affinché abbiamo tutti gli strumenti per gestire un gruppo classe, soprattutto in contesti difficili”, così Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net.